Sull'eurotassa c'è l'ombra di Bonn di Fabio Galvano
Sull'eurotassa c'è l'ombra di Bonn Bruxelles vuol rilanciare l'intesa fra i Dodici per le imposte, ma deve fare i conti con Kohl Sull'eurotassa c'è l'ombra di Bonn DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Per colpa dell'eurotassa, non ci sono «ponti» per Christiane Scrivener e per i suoi più stretti collaboratori. Condizionati dalla scadenza di metà maggio, quando i ministri finanziari dei Dodici affronteranno l'ampio ventaglio della fiscalità europea, sono attiva- mente impegnati nella messa a punto di una proposta formale per risolvere U più immediato dei problemi del settore. Quello dell'aliquota d'imposta minima da applicare ai redditi da risparmio: ]'-eurocedolare», che .vuol essere corollario alla liberalizzazione dei movimenti di capitali del luglio 1990, Pur smentendo le affermazioni attribuite dalla stampa francese al ministro dell'Economia Pierre Bérégovoy, secondo cui la Commissione Cee avrebbe ormai formalizzato una riduzione dal 15 al 10% dell'aliquota per l'eurotassa, fonti di Bruxelles ammettono che tali Indicazioni «si riferiscono a certe riflessioni in atto», in altre parole che quella è la strada da seguire nella ricerca di un'armonia fra i Dodici. In sostanza la signora Scrivener, sostenitrice del principio della massima flessibilità, intenderebbe varare nel prossimi giorni una proposta formale che rimetta in marcia la discussione dopo lo scossone venuto da Bonn con la decisione tedesca di sospendere la propria cedolare sul reddito da risparmio in attesa di una decisione europea. Non è impresa facile, quella dei-commissario responsabile per la fiscalità europea La via è infatti minata da un ricco scampolo di intransigenze nazionali dettate da contrastanti interessi, prime fra tutte quelle di Gran Bretagna e Lussemburgo. In nome del liberismo thatcheriano Londra ha apertamente dichiarato, per voce del Cancelliere dello Scacchiere Nigel Lawson, che l'eurotassa è «una medicina inutile per una malattia inesistente; che le forze libere del mercato sono sufficienti a regolare il problema facendo trovare un giusto equilibrio, che non serve un'imposizione comunitaria; in breve, che proprio l'esperienza britannica ha rivelato l'assenza di gravi contraccolpi, anche quando il mercato dei capitali è liberalizzato dall'oggi al domani. Di diversa n atura sono Invece le altre obiezioni. Senza ammetterlo esplicitamente, e affermando invece in termini più vaghi che si tratta di ima minaccia al suo sistema bancario e quindi a una delle sue «industrie» più significative, il Lussemburgo teme che una direttiva di quel genere cancelli la sua immagine di paradiso fiscale. La Germania, che contrariamente all'esperienza britannica ha subito pesanti contraccolpi dall'introduzione della cedolare, con una massiccia fuga di capitali proprio verso il Lussemburgo, non è più disposta a rimetterci per conto proprio; ma come ha precisato il cancelliere Kohl per dissipare le apprensioni di Bruxelles, la sospensione della trattenuta alla fonte è stata fatta unicamente nell'attesa di una decisione europea Anche altri Paesi sono perplessi di fronte al progetto di madame Scrivener; ma per altri motivi. L'Olanda per esempio, non lo considera essenziale al completamento del mercato intemo come lo sarebbe invece quell'altro irrisolvibile problema di fiscalità comunitaria che è l'armonizzazione dell'Iva e delle accise. Non solo: l'Aia ritiene che l'eurotassa non sia la risposta da dare alla paura delle fughe di capitale. In questo la posizione olandese è diametralmente opposta a quella di Paesi come l'Italia o la Francia: Parigi e Roma sembrano convinte che in as¬ senza di un'armonizzazione della fiscalità sui redditi da risparmio, e quindi di fronte al pericolo di ingenti fughe verso i Paesi senza la trattenuta, molti governi potrebbero essere indotti a disporre misure di salvaguardia tali da vanificare gli effetti della liberalizzazione del movimenti di capitali. Proprio per ovviare a questa minaccia, che cancellerrebbe armi di difficile lavoro verso l'integrazione europea, la Scrivener deve giocale di flessibilità. E l'arma più immediata a sua disposizione, sebbene la decisione sia stata finora smentita, è. di ridurre l'imposizione al 10 per cento. 'Tenuto conto della situazione contingente della politica tedesca — aveva dettone! giorni scorsi 11 presidente della Commissione Cee, Jacques Delors — sono rassicurato che la di mensione europea resta una priorità nello spirito del governo tedesco'. Fabio Galvano
Persone citate: Christiane Scrivener, Jacques Delors, Kohl, Nigel Lawson, Scrivener
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