Tangenti per cantare a Sanremo di Marinella Venegoni

Tangenti per cantare a Sanremo Festival sotto inchiesta a Roma, dopo due mesi d'indagini dei carabinieri Tangenti per cantare a Sanremo A pagare fra i 50 e i 100 milioni sarebbero stati sia cantanti (o loro produttori o impresari) che case discografiche - Ipotizzati i reati di truffa ed estorsione - In arrivo comunicazioni giudiziarie ROMA — Milioni versati per poter cantare a Sanremo? Nell'ambiente del Festival la voce circolava da tempo: per i cantanti che partecipano alla gara, qualche volta l'esame di ammissione non sarebbe soltanto musicale ma anche economico. Una bustarella, nelle mani giuste, aiuterebbe ad arrivare alla gara, privilegio di pochi e ambizione di troppi aspiranti divi; la presenza a Sanremo è un biglietto da visita essenziale per un cantante agli inizi, l'audience televisiva sfiora i 20 miìioni e consente un primo impatto pubblicitario straordinario, che nessun altro mezzo potrebbe offrire. Della faccenda si sono occupati in questi ultimi due mesi i carabinieri del reparto operativo della Legione Roma, e dopo lunghe indagini hanno inviato un dossier di 400 pagine all'attenzione del Procuratore Capo della Repubblica di Roma, Ugo Giudiceandrea. I reati ipotizzati sono truffa ed estorsione: il principale responsabile, in questa vicenda ancora oscura, sarebbe stato individuato in un impresario che da sempre circola nel pittoresco giro del Festival. Ma pare improbabile che ci sia soltanto un colpevole. Comunicazioni giudiziarie dovrebbero nei prossimi giorni arrivare a protagonisti della kermesse: a pagare, dai 50 ai 100 milioni per una partecipazione, sarebbero stati sia cantanti (o loro produttori o impresari) che case discografiche. n Festival è una macchina complessa, tenuta salda dal Comune di Sanremo, proprietario del marchio, dall'organizzatore (legato ora da un contratto di due soli anni), dalla Rai che trasmettendolo ne amplifica la risonanza. Ma anche le case discografiche giocano un ruolo assai importante: i cantanti sono un po' come i calciatori, appartengono ognuno a una scuderia e gareggiano portando¬ ne i colori. Una vittoria al Festival, in qualunque sezione della gara, è assai prestigiosa e corrisponde a uno scudetto vinto da una squadra di calcio. Sotto inchiesta è il Festival dello scorso febbraio, assegnato dopo lunga suspense all'organizzatore Aragozzini (sostenuto da esponenti dell'area demitiana) dopo che l'ex patron Ravera (che da sempre gravita nell'area Forlani) a sorpresa si era ritirato dalla competizione. Le categorie in gara coinvolte nell'inchiesta sulle bustarelle sarebbero due delle tre previste dal regolamento '89: quella delle «Nuove Proposte», cioè dei giovani alla loro prima uscita, e quella degli «Emergenti»: una sezione inventata soltanto quest'anno, soprattutto per andare Incontro alle esigenze della discografia minore. Aspramente criticata per la scadente qualità media dei cantanti che ha offerto, la gara degli Emergenti si era svolta la settimana precedente al Festival: otto nomi si erano salvati dei 36 alla partenza. Fra gli esclusi, c'erano state proteste e ricorsi alla magistratura. I «Future», vincitori dei debuttanti '88, cui Ravera aveva assicurato la partecipazione fra i big dell'89, poi negata da Aragozzini, si erano rivolti alla giustizia; e il napoletano Pino Mauro, silurato fra gli Emergenti, aveva presentato un ricorso al pretore di Sanremo. Nell'occasione il suo discografico Elio Palumbo aveva raccontato agguerrito: 'Mauro aveva ricevuto precise garanzie da Aragozzini, che poi invece si è rimangiato tutto, ed ha fatto come Ponzio Pilato, chiamando in causa l'Afl (la Confindustria del discografici, ndr) in modo artificioso*. Non è escluso che qualche altro «bocciato» abbia deciso di vendicarsi a manifestazione finita, tornando a Roma: così potrebbe essersi iniziata l'inchiesta dei carabinieri, della quale a Sanremo per ora non si sa nulla. Non sarebbe stata invece presa in considerazione dal dossier romano la sezione «Campioni», cioè quella degli artisti affermati. Dopo le polemiche sui vincitori e sulle giurie di molti anni fa, era stato infatti inventato il meccanismo popolare della votazione con la schedina Totip, e in un secondo tempo era stata introdotta una correzione garantista per evitare che i cantanti (come spesso avviene) si votassero da soli giocando migliaia di schedine: fra le province italiane che votano, se ne estraggono a sorte sedici al Centro, al Nord e al Sud e si moltiplica poi il risultato per cinque. H che non significa, ovviamente, che i clan dei cantanti abbiano cessato di votare, affidandosi alla fortuna del sorteggio o al calcolo delle probabilità. Marinella Venegoni

Persone citate: Aragozzini, Elio Palumbo, Forlani, Pino Mauro, Ponzio Pilato, Ravera, Ugo Giudiceandrea