«La mia Samp dieci anni di corsa»

Coca e calciatori Così per sport diG. p. Ormezzano Coca e calciatori Quanto ci vuole perché anche nel cq}cio italiano si parli di droga?. Possibile che quello del calcio sia rimasto l'unico mondo in cui il flagello non è entrato? Stiamo dicendo di droga in senso lato, comprendendo anche il doping, ma stiamo pure dicendo di cocaina, tanto per scendere ad un particolare. José Altafini avrebbe rivelato qualcosa in Brasile: lui ha smentito. Ci sono tanti, troppi chilometri di mezzo perché la voce arrivi qui chiara. Si è fatta un'inchiesta sulla droga a Montecitorio, fra i deputati. Se n'è fatta una tra i vigili torinesi. Ai tempi del caso Tortora si era parlato di droga nella Rai. Si parìa di droga, specie cocaina, a tutti i livelli di affari e di politica e di arte. Non nel calcio. Perché il calcio è sport. Però all'ospedale Marmottan di Parigi, forse il massimo centro europeo antidroga, il responsabile Olievenstein parla di sportivi celebri ricoverati li: e sono tanti: Nel calcio, niente. Dicono: perché la droga non serve, è anzi dannosa nel nostro sport. Ma chi mai pensa a queste cose, quando prende la droga? Se ci pensasse, non sarebbe un drogato. Cominciano però a circolare le prime storie, con nomi anche. Ma sono tutte mormorate. O addirittura già metabolizzate: il tale fa le sue fughe migliori non sul campo, ma davanti ai fornitori ai quali deve tanti soldi. Se ne ride, il fattaccio, se esiste, è esorcizzato. Interessa più il come quel tizio riesce a sfuggire, che il fatto che prenda la cocaina. Adesso qualcuno si offenderà. E' permesso supporre che ci siano magistrati disonesti (come anche imbianchini, salumai, giornalisti, fisici nucleari, medici, veterinari), non che ci siano calciatori che prendono la cocaina o altro. Una delle spiegazioni al divieto è: ci sono controlli antidoping periodici, il drogato verrebbe scoperto. E qui siamo alla comica: perché non solo si vuole credere alla serietà dei controlli antidoping nel calcio, ma addirittura alla efficacia generale dei controlli stessi. E' uno scatto nell'irrealtà, sono i 9 secondi netti per lasciare indietro Ben Johnson e quella cosetta Piccolino in Canada. ALTI E GRANDI — Abbiamo anche noi italiani il ciclista alto. Cipollini, un metro e novantun centimetri, tre vittorie allo sprint in tre giorni di corse, speranza di qualche traguardo al Giro d'Italia. Non sono gli uno e novantatré del belga Van Hooydonck, che ha vinto un Giro delle Fiandre, non una corsa nazionale, ma insomma il corridore allo c'è. Adesso basta che arrivi il corridore grande, e siamo a posto. ABORTO E BEVANDE — Seguite attentamente gli sviluppi della vicenda Fanini, quella delle scritte «JVo all'aborto» sulle maglie dei ciclisti. E' possibile che sia un duello fra Comunione e Liberazione e il fronte laico, è probabile che si evolva in un duello fra Pepsi Cola, che sponsorizza una delle due squadre di Fanini, e Coca Cola, che sponsorizza il Giro d'Italia e non vuole certo premiare con il Trofeo Sprite uno della Pepsi. Aborto e bevande gassate sono comunque fra i massimi terreni di scontro al mondo, il povero ciclismo non poteva desiderare di meglio. O di peggio, che a livello di pubblicità è la stessa cosa.

Persone citate: Ben Johnson, Cipollini, Fanini, José Altafini, Olievenstein, Ormezzano Coca

Luoghi citati: Brasile, Canada, Italia, Parigi