«L'Urss è una discarica nucleare» di Emanuele Novazio

«L'Urss è una discarica nucleare» Su un quotidiano sovietico denuncia di un giurista ed ecologo radicale «L'Urss è una discarica nucleare» «Accogliamo le scorie radioattive che gli altri Paesi non vogliono conservare» - «Dopo Cernobil le autorità cambiarono gli indici di tollerabilità per nascondere il pericolo» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Poco dopo la catastrofe di Cernobil, quando il tasso di radioattività nelle acque della riserva artificiale di Kiev aumento di cento volte, il ministero della Sanità, il ministero delle Aeque e il comitato idrometeorologico dell'Urss cambiarono in gran fretta gli indici di tollerabilità. Li aumentarono di cento volte appunto, e poterono dichiarare senza mentire che tutto corrispondeva alle norme. Mentirono, naturalmente, quando appoggiandosi a quelle tabelle alterate dichiararono che non c'erano motivi di allarme per la popolazione. E' una denuncia seria, confortata dalle informazioni ricevute da alcuni rappresentanti dell'Accademia delle Scienze ucraina: ma non la sola ad emergere da una lunga intervista alla Komsomolskaia Pravda del professor Boris Kurkin, giurista all'Accademia di polizia ed ecologo radicale e -indipendente», in grado dunque, come vuol precisare, di •esprimere il proprio parere con una relativa libertà». C'è una seconda denuncia: l'Unione Sovietica si sta trasfornando in una "discarica nucleare-, accoglie sul proprio territorio le scorie radioattive che altri Paesi non vogliono conservare. Quella di Kurkin è un'altra espressione della grande inquietudine Verde, in rapida estensione nell'Urss di oggi. Ma è anche l'allarme di chi teme rischiose riserve per la glasnost. Perché, come mostra l'esempio dell'acqua a Kiev, -chi controlla l'informazione scientifica può dichiarare perfino che la radioattività attorno alle centrali è inferiore alla radioattività media nel Paese». Perché, insiste Kurkin. per la gente qualunque il problema è duplice: •Non abbiamo informazioni e ci mancano gli strumenti per misurarci da soli la radioattività". Nessuno è in grado di smentire, nessuno può contraddire, nessuno sembra in grado di sfidare l'apparente invulnerabilità dell'Istituzione, secondo Kurkin. Vale anche per i rifiuti industriali inquinati di radioattività: -Attorno a quasi tutti i grandi centri esistono discariche, non dichiarate né identificate, in cui si riversano i rifiuti radioattivi delle fabbriche, dalle fiale ai vetri di laboratorio ai grembiuli usati dai tecnici per gli esperimenti. La gente non ne sa nulla, e va a farci i picnic a due passi, o taglia quella "erba sporca" per il bestiame". Non se ne sa nulla, neanche se dell'istituzione si è parte: quando Kurkin chiese a un vlcesindaco di Mosca dove sono sepolte le scorie radioattive dei reattori usati per ricerche scientifiche e dove si trovano i reattori, -la risposta fu molto concisa: "non lo so", mi disse». E', nella sostanza, un problema che solleva quello più ampio dell'opinione pubblica e del suo ruolo nelle decisioni: se l'Urss accoglie le scorie radioattive di altri Paesi, è anche perché in quei Paesi l'informazione circola meglio e la gente si ribella, sembra riassumere Kurkin. In Unione Sovietica questo ruolo dinamico, attivo, l'opinione pubblica pare esprimerlo soltanto a sprazzi ancora, anche se con esiti significativi come mostrano i casi di centrali atomiche chiuse dopo vaste proteste popolari. Cernobil ha spezzato l'incanto un po' sinistro del silenzio sui rischio nucleare, ma il processo avviato allora non si è sviluppato in fretta come problemi tanto gravi imporrebbero, denunciano le voci Verdi più radicali. Per questo, accade che il prototipo di un nuovo tipo di reattore, studiato in collaborazione con la Germania Occidentale, sia costruito soltanto in Urss, dopo la ribellione dell'opinione pubblica di quel Paese. •Come mai il territorio sovietico viene trasformato anche in un poligono per i test nucleari delle compagnie occidentali?; si chiede Kurkin. Emanuele Novazio

Persone citate: Boris Kurkin, Verdi