Una Bibbia per la perestrojka

Una Bibbia per la perestrojka In Georgia prima traduzione delle Scritture dal 1917, la finanzia l'Occidente Una Bibbia per la perestrojka STOCCARDA — Dopo 72 anni d'ostracismo, l'Urss ha autorizzato una nuova traduzione della Bibbia. Non solo: il testo sarà ecumenico, e la stampa finanziata dall'Occidente attraverso una società tedesca. Alfiere di questa «perestrojka biblica» è la Georgia, una fra le Repubbliche più turbolente dell'Impero sovietico. A Tbilisi, sinora, l'unica Bibbia disponibile era quella in khutzuri, o georgiano antico, lingua gloriosa ma ormai incomprensibile per la popolazione, tanto che la Chiesa ortodossa locale l'ha abolita dalle omelie per sostituirla con quella parlata abitualmente, il mkhedruli. Restava l'ostacolo dei testi sacri. Katholikos Ilia II, patriarca ortodosso di rito georgiano, è riuscito a superarlo ottenendo il nulla-osta per una versione moderna che ha già illustrato in tv. Alla stesura collaborano esegeti ortodossi, ebrei (limitatamente al Vecchio Testamen¬ to) e anche protestanti. La Georgia vanta infatti una consistente minoranza battista, vittima di aspre repressioni durante l'era brezneviana per il suo fondamentalismo evangelico. Katholikos Ilia II l'ha presentata come una «versione interconfessionale», utilizzabile quindi da pope, rabbini e pastori. In questo caso, si tratterebbe d'un fatto rivoluzionario, e non solo a livello sovietico, le già scarse traduzioni «ecumeniche» della Bibbia coinvolgono infatti generalmente solo cattolici e riformati né vengono recepite a livello liturgico. Riesce tuttavia difficile credere che gli israeliti georgiani possano adottare una Bibbia in lingua «gentile»; quanto a un testo unico ortodosso-evangelico, non bisogna dimenticare che lo Scisma d'Oriente maturò proprio su una questione teologico-scritturale (il cosìàdetto filioque) sinora irrisolta. Mancano, inoltre, esegeti cattolici, indispensabili per dare un vero respiro ecumenico all'iniziativa. La «Bibbia della perestrojka» in georgiano moderno vale comunque soprattutto come vetrina, un segno esplicito che — dopo la riabilitazione verbale, compiuta da Gorbaciov — il cristianesimo in terra sovietica ha veramente davanti a sé Tempi Nuovi. Lo Stato georgiano, difatti, è parte attiva nell'operazione: le 53 mila neoBibbie (una ogni cento abitanti) dovrebbero venire stampate entro fine anno dal Poligrafico della Repubblica. L'Occidente entra in gioco come fornitore della materia prima, la carta, e nel coordinamento della traduzione. La Società Biblica di Stoccarda sta curando entrambi gli aspetti. Interconfessionale, attivo in tutto il mondo grazie a contributi di Chiese evangeliche, privati e associazioni, quest'organismo finora esportava Bibbie nei Paesi comunisti, una pratica tollerata anche da Breznev purché le quantità rimanessero esigue. Per superare la dogana, inoltre, dovevano essere fatti «regali»: tra Est ed Ovest non era permessa alcuna collaborazione in materia di fede. Ora, invece, siamo già ad ambiziosi «progetti comuni» nel quadro d'una sempre maggiore apertura sovietica verso la tradizione cristiana. Katholikos Ilia II ha infatti già annunciato l'inaugurazione di un'Accademia teologica per i seminaristi georgiani, finore costretti a studiare fuori sede. Tbilisi può divenire insomma il laboratorio della perestrojka religiosa, come i Paesi baltici lo sono per le riforme istituzionali. Con quindici secoli di vita — dunque ben più del Millennio Russo —, una preziosa autonomia da Mosca ilo status autocefalo) e dure persecuzioni sotto Stalin, la storia della Chiesa georgiana autorizza queste speranze. e. bri.

Persone citate: Breznev, Gorbaciov, Ilia Ii, Stalin

Luoghi citati: Georgia, Mosca, Repubbliche, Stoccarda, Tbilisi, Urss