Nuove proposte Usa per risolvere la crisi atlantica

«Erano solo alleati, ora sono tedeschi» Il politologo americano Irving Kristol sulla crisi dei missili corti che spacca la Nato: «Bonn ha ormai avviato la secessione> «Erano solo alleati, ora sono tedeschi» «La Germania sta riscoprendo l'interesse nazionale» - «Il Paese non tollera più di essere la vittima predestinata della strategia atlantica» - «I nuovi Lance spaventano più dei carri armati sovietici» - «La modernizzazione sarebbe pagata dal partito al governo» Irvìng Kristol, storico e politologo, insegna all'American Enterprise Institute ed è codirettore della rivista «Public Interest». E' opinione comune, anzi è un eliche giornalistico, che la Germania Occidentale sia il «fulcro» della Nato c debba rimanerlo. E' sorprendente, tuttavia, notare come tale cliché sembri esaurire il dibattito pubblico su ciò che sta accadendo alla Nato. Questo è il risultato della vecchia abitudine Nato di considerare la Germania da un punto di vista Nato, senza mai quardarc alla Nato dal punto di vista della Germania. E' un errore. Esiste davvero una nazione chiamata Repubblica Federale di Germania, popolata da 60 milioni di tedeschi che parlano la loro lingua e pensano con la loro testa. E' una delle più sviluppate e potenti economie del mondo: certamente la più potente d'Europa, La sua vitalità culturale c intellettuale ha dato un'impronta determinante alla civiltà occidentale e al mondo. Il suo valore militare ha, ahimé, mutato radicalmente il corso della storia. Come mai, allora, anche quelli più attenti alla Nato trovano così difficile guardare l'Alleanza Atlantica da un punto di vista tedesco? Perché siamo così propensi a considerare i tedeschi come cittadini della Nato piuttosto che della Germania? Per certi aspetti, è ovvio, questa è semplicemente un'abitudine mentale, una conseguenza naturale della Seconda Guerra Mondiale. Con la Germania devastata e indifesa, e con la Gran Bretagna e la Francia tanto preoccupate di una rinascita del nazionalismo tedesco quanto di un'aggressione sovietica, sembrò sensato: a) lasciare la Germania divisa e b) assegnare alla Germania Occidentale un ruolo spccificamen te subordinato nell'Alleanza Atlantica. In effetti, la Repubblica Federale doveva costituire un sorta di «cuscinetto», un Stato «prima linea», per essere più gentili, contro i sovietici, e con ciò accrescere la sicurezza dell'Europa Occidentale. Mentre il governo tedesco e l'esercito dovevano essere rappresentati nel Consiglio della Nato, era dato per scontato che non fossero lì in rappresentanza di un «interesse nazionale» tedesco (la cui esistenza era negata) ma per contribuire a una più efficiente difesa comune. I tedeschi erano contenti di collaborare a questa impresa. Macchiati dagli orrori del regime nazista, scossi dalle devastazioni di una guerra gravosissima, umiliati dalla divisione territoriale e dall'occupazione straniera, non si ritennero meritevoli di un «interesse nazionale» e si dedicarono alla ricostruzione di un economia tedesco-occidentale. Per tutto questo tempo, il governo tedesco è stato nella Nato un partner relativamente docile, e i tedeschi hanno considerato prudente e giusto assecondare questo ruolo. Quanto la Germania fosse diventata un alleato docile si rivelò negli Anni 60, quando la Nato affrontò la sua prima grave crisi intema. I sovietici, nel frattempo, erano diventati una superpotenza nucleare, e c'era la comprensibile preoccupazione che l'«ombrcllo nucleare» americano sull'Europa Occidentale avesse perso in parte il suo potere di deterrenza: specialmente nel caso che un at¬ tacco sovietico convenzionale (senza impiego di armi nucleari) avesse avuto successo. Gli Stati Uniti si sarebbero davvero spinti a una «mutua distruzione assicurata» con l'Unione Sovietica per rispondere a un simile attacco? Non avrebbbero potuto decidere invece di contenere le proprie perdite? E anche se l'America avesse voluto intervenire, Francia e Gran Bretagna sarebbero state d accordo? Non era facile (e non lo è tutt'ora) rispondere affermativamente a queste domande. Così la Nato tralasciò le risposte. Lo fece adottando la dottrina della «deterrenza nucleare flessibile». Armi nucleari da battaglia e armi atomiche a corto raggio dovevano essere schierate in Germania Occidentale. Avrebbero dovuto costituire un deterrente per un attacco convenzionale sovietico, e in caso d'impiego, lasciare ai russi il tempo di riflettere prima di scatenare un olocausto nucleare. Il guaio di questa strategia fu che i sovietici dimostrarono di potersi dotare altrettanto in fretta di armi nucleari tattiche. Il risultato fu una Germania Occidentale pronta a diventare un campo di battaglia nucleare in difesa della Nato. L'alternativa (una Nato in grado di respingere l'aggressione sovietica e battere il nemico su un piano convenzionale) fu considerata politicamente irrealistica, perché comportava sacrifici economici che tutti gli alleati europei ritenevano improponibili. Ciò che sorprende veramente è che la Germania abbia sop¬ portato così a lungo questa situazione. Presto o tardi, doveva capitare che i tedeschi si rendessero conto della loro posizione anomala. Dopo tutto erano l'unica nazione Nato la cui autodifesa prevedesse l'autodistruzione, l'unica nazione Nato con migliaia di «piccole» armi nucleari destinate a cadere sul proprio territorio. E soltanto un comando Nato poteva dare l'ordine di impiegare quelle armi, non un comando germani¬ co. Il tedesco medio, considerando questa situazione, doveva necessariamente concludere di non vivere nel migliore dei mondi possibile. Inoltre, che cosa sarebbe successo se i tedeschi avessero compiuto l'autosacrificio imposto dal loro ruolo? E se le truppe sovietiche, dopo aver subito pesanti perdite nell'attraversamento di una Germania totalmente devastata, raggiungessero il Reno e si fermassero? E se Mosca, una volta svanita la «minaccia tedesca», annunciasse la fine delle operazioni militari? Che cosa farebbero allora Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti? Ci sono buone ragioni per pensare che la continuazione della guerra contro i sovietici sarebbe la scelta meno attraente. Molti tedeschi ritengono che i loro alleati non prenderebbero questa decisione. Ma se anche questi alleati non demordessero, che bene ne avrebbe una Germania ormai ridotta in macerie? Comunque vadano le cose, la Germania perderebbe. I tedeschi stanno ora cominciando a pensare alla Germania, e non soltanto alla Nato. E' senza dubbio vero che molti tedeschi, forse la maggior parte, hanno risposto con esagerato entusiasmo alla retorica di Michail Gorbaciov e ad alcuni suoi gesti simbolici. Ma, se la Germania è ora riluttante a modernizzare i missili a corto raggio che la Nato ha installato sul suo territorio, non si può semplicemente parlare di «pio desiderio» o di «cedimento di nervi». Per prima cosa, la turbolenza in Europa Orientale, provocata dalla glasnost, ha reso il Patto di Varsavia meno minaccioso. Tutte le ben note statistiche sulla superiorità sovietica sulla Nato comportano paragoni tra le nazioni del Patto di Varsavia e quelle della Nato. Ma è diffìcile, nelle attuali condizioni, pensare che la Polonia, l'Ungheria, la Cecoslovacchia si uniscano a un attacco sovietico contro l'Europa Occidentale. Se si tolgono queste nazioni dal Patto di Varsavia (cosa che pare stiano facendo loro stesse) si può capire perché molti tedeschi arrivino a concludere che la forza sovietica contrapposta a quella Nato, sebbene ancora superiore, sia in tal caso meno preoccupante. Inoltre, la turbolenza (nazionalistica, economica, ideologica) all'interno dell'Unione Sovietica induce molti tedeschi (e anche molti europei) a pensare che nessun governo sovietico, in un prevedibile futuro, si getterà verosimilmente in un'avventura militare contro L'Europa Occidentale. Il ritiro dall'Afghanistan ha reso il ragionamento più plausibile. Anche se all'interno del governo sovietico ci fosse una reazione alla glasnost, la demoralizzazione che permea la società sovietica a tutti i livelli e in tutte le arce, sembrerebbe impedire la possibilità di un'invasione militare. Soprattutto, gli alleati della Germania Occidentale non ! stanno offrendo alcuna alternativa a uno status quo che i tedeschi considerano sempre più intollerabile. Impegnata a congratularsi con se stessa per aver «mantenuto la pace» per quarant'anni, la Nato è contraria a prendere in esame qualsiasi cambiamento rilevante nella sua strategia o nella sua struttura. 'Se non è rotto non si aggiusta» è l'atteggiamento prevalente nei governi occidentali, tra i media occidentali, e anche nell'opinione pubblica occidentale. Nell'edizione americana del 25 aprile, il Wall Street Journal ha scritto: 'I ministri tedeschi della Difesa e degli Esteri, in un incontro a Washington, hanno chiesto ali 'amministrazione Bush di negoziare una riduzione delle armi nucleari latticlie con l'Unione Sovietica, ma un funzionario americano, sottolineando invece la necessità di rafforzare l'unità della Nato. Ita dono che tali colloqui sarebbero "un errore"». Questi discorsi sull'unità della Nato nascondono, di fatto. ciò che sta accadendo nella Nato. E ciò che sta accadendo è facile a dirsi: la Germania Occidentale sta oggi preparandosi alla secessione dalla Nato: lentamente, a denti stretti e con riluttanza, ma la secessione è avviata. Il processo può essere contrastato soltanto se l'Alleanza Atlantica affrontasse, seriamente, la questione che ha provocato questa crisi incombente: la designazione, da parte della Nato, della Germania Ovest quale principale campo di battaglia nucleare. Dal punto di vista di un emergente interesse nazionale tedesco questo c il problema cruciale. Ed e. tuttavia, un problema che la Nato rifiuta ostinatamente di considerare. Invece di affrontare le inquietudini nucleari della Germania, la Nato insiste sulla modernizzazione dei missili Lance in territorio tedesco. Ciò non accadrà senza ripercussioni sul partito che guida il Paese. Nelle attuali condizioni la Germania teme più le armi nucleari a corto raggio della Nato che i carri armati sovietici. E mostrano anche di voler cercare un dialogo con i sovietici sulla «denuclearizzazione» della Germania in cambio del ritiro sovietico dall'Europa Orientale (Germania Est inclusa). Sfortunatamente, gli alleati europei della Germania Occidentale, non hanno alcun interesse per l'Europa Orientale, e preferiscono una Germania divisa a una Germania unita. Esiste così un serio e reale conflitto d'interessi. E' possibile, naturalmente, che tutti questi colloqui con i sovietici si dimostrino infruttuosi. Può anche essere probabile. Ma finché i tedeschi non lo abbiano imparato da soli, il loro rapporto con la Nato continuerà a deteriorarsi. Irving Kristol Per concessione del «Wall Street Journal» Copyright «Dow Jones Co. Inc.» Tutti i diritti riservati

Persone citate: Bush, Irving Kristol, Kristol, Michail Gorbaciov, Public