North colpevole si riapre l'lrangate

North colpevole, si riapre l'lrangate Il colonnello rischia 10 anni, la sentenza avvia la caccia ai responsabili politici North colpevole, si riapre l'lrangate La giuria lo ha riconosciuto responsabile soltanto di tre reati «minori» - Ma ha accolto la sua tesi di aver agito su ordini superiori - Bush dopo il verdetto: sono sempre stato fuori da questo scandalo, punto e basta - Il Congresso, dominato dai democratici, vuole aprire una nuova inchiesta sul ruolo della Casa Bianca ; DAL NOSTRO CORRISPONDENTE . WASHINGTON —Con un Verdetto di colpevolezza contro Oliver North per 3 Boli capi d'accusa su un totale di 12, e 3 dei meno gravi, la giuria popolare ha riaperto anziché chiudere lo scandalo Irangate. La giuria, dopo 12 giorni di camera di consiglio, ha giudicato il colonnello dei marines, dimessosi dopo essere stato sacrificato dal potere politico come capro espiatorio, un semplice comprimario e non il protagonista dello Scandalo, e quindi non il vero responsabile. Oliver North rischia 10 anni di carcere e 750 mila dollari di multa: il giudice Oesell, che pronuncerà la sentenza il 23 giugno prossimo, non è mai apparso ben diposto nei suoi confronti. Ma la vicenda potrebbe concludersi più favorevolmente dopo il processo del suo ex superiore l'ammiraglio Poindexter, con un eventuale ricorso in appello. : La giuria ha infatti indicato con chiarezza di aver accolto in gran parte la tesi del colonnello, di aver agito su ordini superiori. Quanto in alto non è ancora dato sapere: Poindexter certo, e forse altri alla Casa Bianca. Interpellato dai giornalisti pochi minuti prima del verdetto, il presidente Bush ha smentito qualsiasi coinvolgimento nello scandalo: «Ne sono sempre rimasto estraneo. Punto e basta» ha detto. 13 reati attribuiti a Oliver North, che è uscito dall'aula del tribunale alzando il braccio e quello della moglie in segno di vittoria, in pratica aprono la caccia ai responsabili politici dell'Irangate. Il più grave, che comporta un massimo di 5 anni di carcere, è di avere accettato «una donazione illecita» di 14 mila dollari circa, 20 milioni di lire, per installare un sistema di allarme in casa contro eventuali attentati. Il donatore fu il generale Secord, il braccio destro di North nell'operazione di storno dei pagamenti iraniani ai contras in Nicaragua. Il secondo crimine del colonnello del marines è di aver distrutto e occultato documenti segreti della Casa Bianca al momento della scoperta dello scandalo nel novembre '86. Il terzo è di aver collaborato — ma non ideato, né ordinato — nell'intralciare l'inchiesta del Congresso. E' una distinzione fondamentale: significa che altri hanno ingannato il Congresso, prima o più di North. La domanda è di nuovo: l'ammiraglio Poindexter? Il suo predecessore McFarlane? O 1 loro superiori? E quali? North e il suo difensore, l'avvocato Sullivan avevano puntato su un verdetto di assoluzione, così come il pubblico ministero, John Keker, contava su un verdetto di totale colpevolezza, che comporta 60 anni di carcere e 3 milioni di dollari di multa, 4 miliardi e 300 milioni di lire. La giuria ha scelto una strada di mezzo: ha stabilito che il colonnello dei marines ha violato la legge, ma solo nei casi dove ha riscontrato una sua autonomia decisionale. Negli altri casi, dalla falsa testimonianza al Congresso alla evasione fiscale, lo ha ritenuto il braccio e non la mente dello scandalo: ha pesato certo la grande popolarità del colonnello, ma anche la certezza che ha obbedito ai vertici della Casa Bianca, da buon soldato. Da questo punto di vista, è stata cruciale la deposizione dello stesso North: sei giorni di duello estenuante con il procuratore Kerr, ex marine anche lui, anche lui reduce dal Vietnam. «Ho sempre avuto ragione di credere — ha ripetuto North implacabile — di aver fatto la volontà del presidente Reagan», La giuria deve essersi ricordata che nei giorni dello scandalo Reagan telefonò a North: «Sei un eroe» gli disse. Che cosa accadrà ora? Indipendentemente dal processo contro l'ammiraglio Poindexter, il cui inizio non è ancora stato fissato, e dalla sentenza del giudice Gesell, per severa che possa es¬ sere, il Congresso tenterà di aprire una nuova inchiesta su qualche aspetto particolare dello scandalo. Uno dei deputati democratici più influenti, Hamilton, ha già chiesto di esaminare alcuni documenti segreti che la Casa Bianca sostiene di non aver mai nascosto, ma che non giunsero mai agli inquirenti. Sebbene non dichiarati, i bersagli di Hamilton sono Reagan e Bush: forse per questo, Bush ha ieri affermato: «Dò la mia parola di Presidente: sono estraneo all'Irangate». C'è inoltre la possibilità che, dopo l'indiretta presa di posizione della giuria contro i mandanti dello scandalo, il tribunale chiami Reagan a deporre, se non Bush. E' una prospettiva che pochi in America vedono di buon occhio: l'amministrazione Bush rimarrebbe paralizzata da un simile sviluppo. Dopo due anni e mezzo, il mistero dell'Irangate non è quindi risolto. Lo scandalo fu scoperto nel novembre '86: l'America apprese che qualcuno alla Casa Bianca aveva venduto di nascosto armi all'Iran; e che aveva stornato i fondi ricavati a favore dei contras nicaraguensi, violando una legge approvata dal Congresso che vietava ogni tipo di finanziamento da parte del governo Usa ai ribelli antisandinisti. Quel qualcuno era North. Ennio Caretto Washington. Oliver North arriva al tribunale federale (Ap)

Luoghi citati: America, Iran, Nicaragua, Vietnam, Washington