Sua Eminenza

Sua Eminenza Sua Eminenza sono poi riiir.jti in fretta dopo essersi accorti di aver infilato un budello cieco. Vuol dire che il capitalismo, specie nella forma sovrannazionale moderna, è il migliore dei mondi possibili? Che esso non genera ingiustizie, sfruttamento, miseria, conflitti, riduzione degli sp;izi individuali (un tempo si sarebbe detto: alienazione)? Sarebbe da ciechi affermarlo. Vuol dire che dobbiamo arrenderci e tenerci queste ingiustizie? Sarebbe come dare le dimissioni dal nostro mestiere di uomini. Ma se le ingiustizie ci sono e se non dobbiamo tollerarle, come possiamo migliorare la nostra situazione? Qui nasce un'altra amara riflessione. Addolora che un principe della Chiesa veda nell'utilitarismo e nel pragmatismo il «male peggion'». E stupisce che il cardinale Biffi usi oggi lo stesso linguaggio di Berlinguer, il quale coniugava sempre il sostantivo «pragmatismo» con l'aggettivo «piatto». Il pragmatismo non è né vuol essere un'ideologia. Come il capitalismo è in primo luogo una forma di organizzazione economica, così il pragmatismo è un metodo per l'azione politica. Questo metodo deriva da al¬ cune convinzioni di base, anch'esse largamente suffragate dall'esperienza. In particolare, che non si risolvono mai tutti i problemi una volta per tutte, che un problema risolto ne genera altri. Partendo da qui, il pragmatismo come metodo si oppone alla rivoluzione, agli interventi utopistici, alle riforme di struttura che scardinino l'ordinamento esistente (la celebre «fuoriuscita dal sistema»). Negativamente, il pragmatismo come metodo è rifiuto degli interventi definitivi che si propongano di agevolare le doglie del parto della storia. Positivamente, è riformismo, ingegneria costituzionale, bricolage politico. E' sì «spicciolo», ma non è «privo di traguardi» o «senza princìpi»: è privo di traguardi ultimi ed è senza princìpi intoccabili. Per il resto ha tutti i traguardi, i princìpi e i valori che, di volta in volta, caso per caso, si intendono attribuire, nel rispetto delle convinzioni di base, all'azione politica. Dove sta qui il male, anzi il «male peggiore»! Il cardinale pensa che andava meglio quando andava peggio? Ha nostalgia delle litigale (e delle bevute) con Pepponc? Forse un'insidia c'è davvero. Che chi oggi a parole si professa pragmatico scambi il metodo con un fine e pensi che. morta un'ideologia, se ne deve fare subito un'altra. Ma se è così, il male peggiore sta altrove: nell'incapacità radicale dei neo-pragmatici a rinunciare a ritenersi «diversi» e a bandire le lusinghe del paradiso terrestre. Marcello Pera

Persone citate: Berlinguer, Biffi, Marcello Pera