Sicilia Capria minaccia un contro-congresso psi

Sicilia, Caprìa minaccia un contro-congresso psi Braccio di ferro con Martelli - Metà dei socialisti isolani rischia di non avere delegati a Milano Sicilia, Caprìa minaccia un contro-congresso psi ROMA — «Ma Bettino si farà sentire?». La domanda — ormai un pissi-pissi inarrestabile tra i socialisti siciliani impegnati nei congressi — trova un corposo fondamento nel duello rusticano che, con immancabile corredo di colpi alti e colpi bassi, si sta scatenando tra i sostenitori di Nicola Capila e quelli di Claudio Martelli in vista delle assise regionali previste per questo fine settimana a Palermo. Tra oggi e domenica può verificarsi un fatto clamoroso: che una parte del partito, quella di Caprìa (che si ritiene maggioranza) diserti per protesta il congresso regionale organizzando un contro-congresso. Di conseguenza (maggioranza o minoranza che sta) una buona metà del socialisti di una regione importante come la Sicilia non sarebbe rappresentata al congresso nazionale di Milano (1318 maggio). E poiché sia Caprìa sia il vicesegretario nazionale del psi affermano di combattere sotto le bandiere di Bettino Craxi, come potrà il capo tollerare, senza alzare un dito, che si arrivi a questo epilogo? Le cose sono precipitate ieri, quando si è sparsa la voce che la commissione nazionale di garanzia si accingeva a invalidare per irregolarità il congresso provinciale di Caltanissetta. A coordinare la commissione è un martelliano di ferro, Angelo Tiraboschi, e Martelli stesso, ieri pomeriggio, ha confermato: •Certo che verrà invalidata Caltanissetta. Vorrei ben vedere con tutto quello che hanno combinato». Caprìa, in stretto contatto con un altro membro della commissione, Felice Borgoglio, si professava negli stessi minuti «incredulo» rispetto a una simile decisione. Ma i suoi cominciavano a dire che non avrebbero partecipato a un congresso regionale «truccato». «E' il solito gioco di Martelli. Quando perde dà un calcio al tavolo. Lo ha già fatto in Veneto durante il passato congresso». . Su quello che è successo a Caltanissetta, come su tutta la storia, esistono ovviamente due versioni. Sta di fatto che, a un certo punto, è arrivato un telegramma dalla direzione nazionale del partito: «Ripetere il congresso». I socialisti nisseni hanno replicato e i dati non sono cambiati: 65 per cento al gruppo Ca¬ prìa, 25 per cento al gruppo Martelli e il restante 10 per cento alla sinistra. Circa, naturalmente. Nella regione, i due gruppi principali pressoché si equivalgono con percentuali superiori di qualche punto al 40%. Arbitro della situazione è la sinistra di Turi Lombardo e Anselmo Guarraci, che in parecchie province si è schierata con Capila. Sulla sinistra, ovviamente, hanno lavorato anche i martelli ani, che a Catania hanno portato dalla loro parte il gruppo di Giulio Tignino. Anche a Catania, però, dove i martelliani di Salvo Andò hanno ottenuto il 60 per cento, gli uomini di Caprìa (arrivati a un insperato 18 per cento) denunciano un tentativo di invalidare il congresso da parte di Martelli, che sperava in qualcosa di più. Ma Andò nega e attribuisce il tentativo agli avversari. . .... ". A questo punto, entrambi i gruppi affermano di aver conquistato la maggioranza regionale con una percentuale di poco superiore al 50 per cento. Ma i conti si avvicinano abbastanza se si considera che il vicesegretario socialista e i suoi fanno riferimen¬ to a un totale regionale depurato, appunto, di Caltanissetta. Martelli dice che Caprìa, assieme a Salvatore Lauricella, è portatore di un'accentuazione troppo morbida della linea, pericolosamente incline a patti con la de, ministerialista e neo-dorotea. Caprìa dice di Martelli e Andò che sono movimentisti e isolano il partito. Martelli dice che Capria è il vecchio psi siciliano restio al rinnovamento. Capria dice che Martelli, inizialmente bene accolto, si comporta da colonizzatore poco accorto pur di costruirsi una sua dote di tessere. Questo in pubblico. I loro sostenitori, in sedi più protette (ma nemmeno tanto), vanno oltre. I martelliani dicono che il vecchio psi non a caso è amico della de e con questo alludono a atavici e inaccettabili giochi di potere. I capriani chiamano i martelli ani Filippo' Fiorino e Pietro Pizzo «esponenti del partito dei carcerati» e fanno giochi di parole sul cognome del secondo, che, in dialetto siciliano, significa «mazzetta». Il tutto in nome di Craxi, che finora ha taciuto. Paolo Passarmi