Il condominio non è «verde» di Piero Bianucci

«Fusione senza illusioni» Esperti sempre più pessimisti sul nucleare a freddo «Fusione senza illusioni» Il direttore del Consorzio universitario per la fìsica: «Ancora pochi i dati sulle presunte ~ • «E' improbabile che da questo processo si possa ricavare energia» - Dagli Usa i richieste di informazioni sull'esperimento portato a termine dall'Enea a Frascati fusioni» giungono Oggi a Milano Serrate il Oise, centro di ricerca dell'Enel, annuncia la sua fusione fredda. Nei giorni scorsi i ricercatori del Cise sono stati preceduti da quelli dell'Enea, del Cnr di Frascati, dell'Università di Perugia, dell'Università di Roma e altri ancora. Insomma, fusioni fredde come se piovesse. Contemporaneamente da laboratori inglesi e americani non arrivavano conferme ma dubbi e in qualche caso secche smentite, specialmente all'esperimento di Fleischmann e Pons, il primo ad essere reso pubblico e il più clamoroso per la quantità di energia sviluppata. A chi credere? Ne parliamo con il professor Carlo Rizzuto, dell'Università di Genova, direttore del Consorzio interuniversitario per la fisica della materia che riunisce circa 1500 ricercatori di 33 università e dispone di un laboratorio a Trieste. Anche il gruppo di Rizzuto ha replicato l'esperimento. E' ancora presto per trarre conclusioni, la verità però sembra stare nel mezzo: qualche fusione forse avviene, ma in quantità limitatissima. Quanto all'esperimento di Fleischmann e Pons, appare sempre più probabile che sia viziato da qualche pesante errore nella stima del calore liberato nell'elettrodo di palladio. Più attendibile risulta l'esperimento di Jones. Infine, riguardo a quello di Scaramuzzi all'Enea, come è noto applica una tecnica del tutto diversa, basata sul raffreddamento di trucioli di titanio alla temperatura dell'azoto liquido in un'atmosfera di deuterio. Vari laboratori americani hanno chiesto in merito informazioni al gruppo di Scaramuzzi, ma finora non si hanno notizie di repliche e quindi i dati dell'Enea rappresentano un capitolo a sé. •Per fare chiarezza tra tante presunte fusioni — spiega il professor Rizzuto— non abbiamo ancora elementi sufficienti. Occorre ripulire i dati finora ottenuti da tutti gli eventuali effetti spuri. Non dimentichiamo che Fleischmann e Pons, anche se forse si sono sbagliati, hanno pur sempre lavorato cinque anni sulla loro cella elettrolitica al palladio. Ciò che sta emergendo, comunque, è un certo scetticismo sulla possibilità concreta di ricavare energia da questo processo, anche nel caso che si tratti realmente di fusione-. Quale potrebbe essere la spiegazione alternativa alla fusione fredda? •Per esempio, l'energia misurata potrebbe derivare da energia meccanica, più precisamente da energia elastica che si accumula nel palladio. Il metallo, infatti, viene sottoposto a forti stress per fargli accumulare nel reticolo cristallino la maggior quantità possibile di deuterio». E la fusione come potrebbe avvenire? 'Si può pensare a una compressione degli atomi di deuterio in microcricche del metallo, non più grandi di un millesimo di millimetro. Oli stress elastici potrebbero indurre la fusione inerziale di un migliaio di deutoni su 10 miliardi di miliardi: cioè una quantità irrisoria. Di qui l'improbabilità di trarre energia da questo processo». I neutroni che dovrebbero essere emessi nella fusione rimangono un punto cruciale. Se ne osservano pochissimi rispetto a un effettivo processo di fusione, ma pur sempre un numero nettamente maggiore di quelli dovuti al fondo di radioattività naturale. Oli scienziati dei due più prestigiosi istituti di ricerca statunitensi, il Caltech e il Mit, dopo aver ripetuto l'esperimento di Fleischmann inclinano per un errore di misura del calore liberato e spiegano i pochi neutroni osservati con tracce di radon, un gas radioattivo che può traspirare dal terreno e dai materiali da costruzione. In ogni caso, anche nell'ipotesi che la fusione fredda venga dimostrata, il problema rimane analogo a quello posto dalla fusione calda: in quest'ultima un certo numero di fusioni si ottiene ormai da molti anni, ma il bilancio tra l'energia spesa e quella ricavata rimane in drammatico passivo. E il pareggio, sia nella fusione calda sia in quella fredda, è un traguardo molto lontano. Dietro questi problemi e la connessa disputa scientifica c'è invece, vicina e concreta, la questione di strappare finanziamenti al potere politico. La fusione calda assorbe nel mondo ogni anno molte centinaia di miliardi. Fleischmann ha chiesto al governo americano 25 milioni di dollari per sviluppare la sua linea di ricerca. E in Italia, a parte i tagli alla fisica decisi da Galloni, sullo sfondo ci sono pur sempre i 150 miliardi per il Laboratorio del Gran Sasso e i 700 che costituiscono la dotazione dell'Enea, stanziati ma non ancora resi disponibili Piero Bianucci

Luoghi citati: Frascati, Genova, Italia, Milano, Oise, Trieste, Usa