Due anni di guerriglia urbana di Fernando Mezzetti

Due anni di guerriglia urbana Due anni di guerriglia urbana C'è da stupirsi che dopo mesi di guerriglia urbana da parte di minoranze studentesche i morti siano arrivati soltanto adesso, e che le vittime siano poliziotti, di corpi scelti. Con le città presidiate da plotoni di agenti corazzati, bardati come guerrieri medievali, era più logico aspettarsi morti dall'altra parte. Ma non stupisce che il sangue venga versato in scontri con gli studenti, non con le masse operaie da mesi in sciopero per rivendicazioni autenticamente democratiche come il riconoscimento di diritti sindacali, oltre che per aumenti salariali. Il governo le ha stroncate con interventi pesanti, ma non si sono avute degenerazioni sanguinose. Sui morti di ieri c'è già chi strilla che la colpa è di cambiamenti troppo veloci; troppo lenti per altri. Un go¬ verno dissociato, ricco di riconoscimenti sul piano internazionale e sul piano interno pauroso di se stesso al punto da impedire ancora la celebrazione del Primo Maggio, minaccia ora il pugno duro. Il cammino della Corea del Sud sulla strada della democrazia è stato minato fin dall'inizio da frange estremiste che, diceva Salvemini, non sanno quello che vogliono, ma lo vogliono subito. Irritate perché Roh Tae Woo, grazie ai contrasti degli avversari, fu eletto presidente nel dicembre '87, non paghe della vittoria delle opposizioni l'anno scorso nelle elezioni parlamentari, hanno fatto di tutto per rendere difficile il rafforzarsi della neonata democrazia alienandosi le simpatie operaie e dei ceti medi con cui avevano fatto cadere nell '87 il regime autoritario. Al riparo dei santuari universitari, che a Pusan avevano trasformato in prigione per gli agenti presi in ostaggio, legati e bendati, hanno dato al mondo, nel periodo olimpico, l'immagine d'un Paese in rivolta: favoriti in questo dall'efficacia di foto e riprese televisive dovute a opportune sistemazioni logistiche per gli operatori. Cameramen, fotografi e giornalisti dispongono davanti all'Università Yonsei di Seul d'un eccezionale palco per il loro lavoro: un terrapieno ferroviario dall'alto del quale riprendere con poco rischio i quotidiani scontri sul piazzale esterno all'ateneo. Le drammatiche immagini che avete tante volte visto vengono da quel piazzale, mentre Seul continuava a lavorare. Scioperi e manifestazioni di questi giorni hanno tuttavia un segno diverso. L'intervento studentesco a fianco degli operai contribuisce a radicalizzare conflitti sociali che mettono in discussione non tanto la distribuzione della ricchezza, la più equa tra i Paesi in via di sviluppo, ma la struttura della società in senso culturale prima che politico, il suo secolare dato di fondo autoritario, basato sui principi confuciani di ordine e gerarchia: elemento che ha contribuito al rapido sviluppo di Paesi come Giappone, Corea, Singapore, Taiwan. Tutti i partiti, quelli di opposizione per primi, esistono solo in funzione dei rispettivi leader, brutali con chi vacilla in lealtà. Nelle imprese il principio di autorità regna sovrano, con canto dell'inno aziendale in piedi all'inizio e alla fine dei turni. Il conflitto tra gli ideali confuciani e gli impulsi passionali e emotivi sprigionati da una democrazia sia pur incompiuta non poteva essere risolto in arnesi. Il rischio è che per le sei vittime di ieri possano essere cancellati 17 mesi di democrazia e le sue promesse. Fernando Mezzetti

Persone citate: Roh Tae Woo, Salvemini

Luoghi citati: Corea, Corea Del Sud, Giappone, Singapore, Taiwan