I «mostri»

I «mostri» I «mostri» a cuor più leggero — linciare (metaforicamente, certo) gli adulti sospettabili. Non è il solo caso. Da due anni a questa parte — emersa la questione degli immigrati di colore e scopertosi che gli italiani possono essere razzisti — una parte rilevante della stampa c del ceto politico e intellettuale reagisce con superficialità al moltiplicarsi di atti d'intolleranza: ovvero fa ricorso alla colpevolizzazione di strati sociali, gruppi d'individui e, perché no?, bambini (Laura Balbo su «l'Unità» del primo maggio rimprovera un titolo della stessa «Unità» così fatto: «Ritratto di piccoli razzisti»). In nome, ancora, di valori alti (quelli della tolleranza e della convivenza) si mettono in atto due meccanismi: a) si trasferisce su altri — quasi sempre soggetti deboli, meno istruiti c meno tutelati — le proprie angosce («07/ stranieri minacciano anche me?») e le proprie insicurezze («Sono razzista anche io?»); b) si esorcizza il «male», semplicemente ignorandone le cause: e, così, ci si scandalizza del fatto che un campione di bambini intervistati o gli abitanti di un quartiere romano rifiutino i nomadi. Ma si dimentica, nel primo caso, che è il senso comune trasmesso ai bambini a fare dello zingaro un pericolo sociale e. dunque, una figura da respingere: e si sottovaluta, nel secondo caso, che l'arrivo dei nomadi in un quartiere può innescare conflitti tra gruppi svantaggiati che si contendono risorse scarse (per esempio, i servizi di prima necessità). Tanto più queste considerazioni elementari possono venire ignorate quanto più. a motivare quei processi di colpevolizzazione, intervengono ragioni degne, come è la critica del pregiudizio razziale. Insomma, il bisogno oscuro di discriminare e di produrre colpevoli e nemici — in un'epoca che amministra la solidarietà come bene di consumo e status symbol — sembra nutrirsi, oggi, dell'enfasi sui buoni sentimenti e della retorica di una umanità-Bcnetton. Come è noto, la virtù può essere molto, ma molto, crudele. Luigi Manconi

Persone citate: Laura Balbo, Luigi Manconi