Negli ultimi giorni una ventata di gioventù ha percorso il pianeta della racchetta

Con Mancini arriva la rivoluzione TENNIS Negli ultimi giorni una ventata di gioventù ha percorso il pianeta della racchetta Con Mancini arriva la rivoluzione Becker. «Non ho mai visto nessuno capace di colpire la palla così forte sia con il diritto che con il rovescio» - L'argentino, vent'anni, tra i favoriti a Roma e Parigi • Intanto la diciannovenne Sabatini è diventata numero 2 e una jugoslava quindicenne, Monica Seles, ha battuto la Evert Due bombe sono scoppiate con fragore nel circuito tennistico internazionale. Hanno il nome di Alberto Mancini, «l'italiano mancato», vincitore al Volvo Open di Montecarlo battendo prima Wllander e poi Becker, e di Monica Seles, una quindicenne jugoslava formatasi in America al college di Nick Bollettieri, che al suo sesto torneo ha centrato il successo a Houston battendo in finale Chris Evert dopo aver superato Andrea Temesvari e Susan Sloane. Se si aggiunge che al torneo esibizione di Atlanta 11 successo è andato al giovane Agassi che in finale ha prevalso sull'ancora più giovane Chang dopo avere rispettivamente eliminato Noah e Lendi. e che Gabriela Sabatini è balzata al secondo posto mondiale femminile dietro Steffi Graf, sopravanzando per la prima volta Navratilova e Evert, c'è la conferma che il tennis internazionale sta registrando gli effetti di una notevole fase di ricambio, con un improvviso e salutare «largo ai giovani». •Sono stato battuto da un giocatore molto forte che farà una bellissima carriera* si consolava Becker dopo la sconfitta di Montecarlo, e aggiungeva: <-Non avevo mai visto qualcuno colpire così forte dai due lati. Lendl per esempio spara molto forte con il diritto, ma con il rovescio usa più lift. Mancini invece tira due bombe-. Confermava Wilander. 'Tutti i giocatori hanno qualche punto debole, come per esempio Lendl nella risposta al servizio di rove¬ scio. Mancini ti rispedisce la palla sempre con tanta potenza ed effetto: E' nata una nuova stella? Molto probabilmente si, per ora almeno sulla terra battuta. Ma non c'è dubbio che Mancini ha i numeri per affermarsi anche sul veloce e l'ha già dimostrato nei tornei su cemento di Indian Wells e Key Biscayne dove ha prima battuto l'austriaco Muster, n. 6 al mondo, poi per la prima volta Wilander ('averlo sconfitto sul cemento, che lui conosceva meglio di me, visto che ho solo disputato sei tornei sul veloce, mi ha dato la convinzione e la sicurezza di poter fare qualsiasi risultato sui campi in terra' ). Alberto Mancini compirà vent'anni alla vigilia degli Internazionali di Francia al Roland Garros, dove arriverà dopo un tour de force che prevede ora Monaco, Amburgo e Roma («vincere a Parigi sarebbe un sogno, e altrettan¬ to bissare il successo di Montecarlo al Foro Italico; sono nato in Argentina ma i miei bisnonni erano lucani»). Nato al nord dell'Argentina, Missiones, Alberto (normolineo di 1,80 per 74 chili; vincitore lo scorso anno del torneo di Bologna; semifinalista a Madrid, Saint-Vincent e Buenos Aires; n. 2 argentino; n. 25 dell'ultima classifica mondiale Atp) è cresciuto con due passioni, il rugby e l'esempio di Vilas. A 10 anni già si cimentava con la palla ovale, nel ruolo di pilone con il suo fisico da torello, ma tre anni dopo era l'ora della racchetta. Nel 1985 fa il trasferimento nella capitale, al Buenos Aires Lawn Tennis, il circolo dove erano cresciuti Morea, Vilas e Clerc, i grandi del tennis argentino, n sodalizio con il coach «Pancho» Mastelli che ne ha propiziato la maturazione. Spiega il tecnico: «Abbiamo deciso di rendere più of- fensivo il suo gioco per permettergli di vincere su qualsiasi superfìcie. E proprio per questo motivo, quest'anno, giocherà con il connazionale Frana il doppio in tutti i prossimi tornei». A noi non resta che rimpiangere la mancata nazionalizzazione dell'oriundo e sperare di non doverlo affrontare come avversario nello spareggio per restare nel girone mondiale della Coppa Davis di metà luglio. E' superstiziosa come si conviene a tutti i big del tennis (non calpesta mai le linee perimetrali del campo, come faceva Gerulaitis) Monica Seles, una ragazzina Jugoslava di Novi Sad che compirà sedici anni solo il prossimo 2 dicembre, e che nella finale di Houston ha sconfitto (3-6, 51, 6-4) la signora MfU, ovvero Chris Evert, che lo stesso mese festeggerà il 35° compleanno. Alla maniera di Raffaella Reggi, la ragazzina jugoslava (1,62 per 46 chili) ha lasciato la patria per il college di Bollettieri a Bradenton, e già da due anni era stata «pre-annunciata- l'esplosione della mancina dal rovescio a due mani, dotata di grande talento e seguita con simpatia, come si conviene alla figlia di un disegnatore di cartoni animati. Una ragazzina che lo scorso anno al suo primo impatto, da dilettante, con il mondo professionistico aveva battuto la canadese Kelesi, finalista 1988 al Foro Italico, prima di perdere contro Chris Evert. Ma la conquista del prestigioso scalpo era solo rinviata. Rino Cacioppo