I titoli con dignità di stampa di Mario Salvatorelli

I titoli con dignità di stampa I titoli con dignità di stampa r I nostri soldi di Mario Salvatorelli 'Per quanto riguarda la sua risposta del 12 aprile a un lettore di Biella, secondo la quale i B. T. P. si stampano tutti, rilevo da La Stampa del 21 aprile, a pagina 12 (inserzione pubblicitaria a pagamento del Tesoro, n.d.r.), che i titoli B.T.E., scadenza II maggio 1990. non verranno stampati e la proprietà risulterà dalla gestione centralizzala presso la Banca d'Italia (Monte Titoli S.p.A.). Ritengo che non vi sia differenza tra B. T. P. e B. T. E. per quanto riguarda Ut stampa dei certificati quindi è probabile che anche peri B.T.P. e CCT. sarà bichvsa, nelle locandine delle prossime emissioni, l'avvertenza di cui sopra». Chi scrive è un altro lettore di Biella, il signor S.P. (lettera firmata), il quale aggiunge di non vedere «a quale specifica e legittima disposizione si riferisca il prowedimento, trattandosi di operazioni originate da un contralto che implicherebbe la consegna materiale al sottoscrittore di un titolo al portatore (e quindi trasferibile quando e come si mole, senza preawisi al depositario, né attese e condizionamenti di qualsiasi natura)». Ho riportato quasi integralmente la «protesta» del lettore, perché a me pare un esempio eloquente — mi perdoni il cortese signor S.P. — di come si possa perdere di vista l'essenza stessa delle cose (che spesso contiene la risposta più semplice ai nostri dubbi), quando si sia «accecati» — si fa per dire — dalla di ffidenza o dall'amore per la polemica fine a sé stessa. Infatti, i Bte emessi il 28 aprile '89, con scadenza l'I 1 maggio '90, durano appena 378 giorni, mentre i Btp e i Cct emessi negli ultimi tempi durano da un minimo di 1095 a un massimo di 1825 giorni. Ecco la 'differenza; che il lettore non ha visto, e che mi sembra sia sufficiente a spiegare perché quei Bte non verranno stampati (così come non lo sono i Boi), mentre i Btp e i Cct continueranno ad avere «dignità di stampa». Non si può dire, inoltre, che tra Buoni del Tesoro poliennali e Buoni del Tesoro denominati in Ecu non vi sia differenza, a parte la durata. E' vero che tutti sono emessi dallo Stato, e per esso dal Tesoro, ma le caratteristiche degli uni e degli altri sono assai diverse. Infine, la gestione centralizzata presso la Banca d'Italia nulla ha a che fare con la Monte Titoli, oppure, meglio, è la seconda che nulla ha a che fare con la prima, nella quale continua a essere concentrata la gestione dei titoli di Stato. Di natura del tutto diversa sono i dubbi della signora E.B. (lettera firmata) di Alessandria, che scrive: «Ho affidato 60 milioni in gestione monetaria alla mia banca, che li ha investiti in Boi. In tal modo mi si assicura un interesse leggermente superiore a quello dei Boi e mi si libera dal timore di un congelameliio degli stessi, nel qua! caso le conseguenze colpirebbero la banca, e non il cliente. Vorrei conoscere le sue considerazioni in merito». Lo considero un buon investimento, perché il cliente, evidentemente, risparmia sulla commissione bancaria prevista per le sottoscrizioni dei Boi (dallo 000 allo 0,600,70 per cento, secondo la durata dei Bot e il loro ammontare), e quindi la banca può assicurare «un rendimento leggermente superiorv». Infatti, abbassando il prezzo d'acquisto dei Bot, aumenta la differenza tra questo prezzo e il valore di rimborso (sempre fisso a 100), differenza che costituisce il -rendimento» dei Bot. Quanto al 'Congelamento», ho già scritto più volte rassicurando i lettori in proposito. Il congelamento non solo lo ritengo insensato per quanto riguarda i titoli di Sluto nel loro insieme, ma ne vedo l'impossibilità materiale per i Bot, il cui "rendimento", almeno nei conti dello Stalo, è versalo in anticipo, al momento della sottoscrizione. Quindi, un «consolidamento» dei Bot si potrebbe indirettamente ottenere solo se, al momento del rimborso, anziché contanti, il Tesoro consegnasse ai sottoscrittori altri titoli di Stato per un valore equivalente. Ma. il risultato sarebbe, per il Tesoro, l'impossibilità di emettere neppure una lira di nuovi titoli, perché i sottoscrittori svanirebbero come nebbia al sole. Comunque, se la gentile lettrice di Alessandria si ritiene libera da ogni timore di consolidamento con la sua «gestione monetaria», e solo con essa, tanto meglio: anche la serenità di spirito ha il suo valore, il suo 'rendimento». Post scriptiun — C'è ancora chi mi scrive basando i suoi timori di un consolidamento dei titoli di Stato sul precedente della loro tassazione: anche questa era ritenuta impossibile, e invece è venuta. Ripeto — e non spero sia l'ultima volta — che per la tassazione dei titoli di Stato i principi di equità fiscale prevalsero sui dubbi circa la sua opportunità. Per il consolidamento il discorso si rovescia: fuori discussione l'iniquità di un tale provvedimento, prevale il riconoscimento d'una sua inopportunità totale e, almeno in parte, dell'impossibilità materiale di eseguirlo, fin quando sono in circolazione Bot per 250 mila miliardi di lire.

Luoghi citati: Alessandria, Biella