I ricordi di Sauro Toma l'unico sopravvissuto

I ricordi di Sauro Toma l'unico sopravvissuto Un convegno dedicato al Grande Torino I ricordi di Sauro Toma l'unico sopravvissuto IL 3 maggio si svolge nella Sala Seat di via Bertola un convegno sul tema Torino, quarant'anni dopo, promosso dal Comune in tandem con la Rai. Curato da Giorgio Tosatti vedrà la partecipazione di numerose personalità del mondo del calcio, tra cui Sauro Toma, l'unico calciatore del Grande Torino sopravvissuto alla tragedia di Superga. Sauro Toma oggi è un signore di 64 anni. Vive con la moglie Giovanna, primo e unico amore, in una casa poco distante dallo stadio. Ha una figlia e una nipotina, «che mi tiene occupato». Entrò a far parte del Grande Torino subito dopo la seconda guerra mondiale, a soli 21 anni. I giornali lo chiamavano «l'enfant prodige»: «Non ho mai capito per quali meriti», confessa. Si sente dalla voce che è orgoglioso di aver fatto parte della squadra di Mazzola, Maroso. Quella che non perdeva una partita. Nella stagione 1947-1948 il Toro vince il quarto scudetto e si laurea per la quinta volta cam¬ pione d'Italia. Dopo pochi mesi la tragedia e la fine di un'epoca, il 4 maggio 1949: quarantanni fa. La trasferta a Lisbona, per giocare contro il Benfica. Il ritorno dei granata sul G-212 Fiat e un tempo inclemente: pioggia, raffiche di vento, nebbia. L'aereo si schianta contro la Basilica di Superga. Muoiono tutti. Solo Toma si salva: «Mi ero infortunato al ginocchio sinistro qualche domenica prima». Per questo incidente rimase a casa. Ma da allora la sua vita non è stata più la stessa: «Si può vivere quando ti porti la morte nel cuore?». Di quelle ore drammatiche conserva foto ingiallite e un biglietto con dedica firmato: «Tuo Mazzola». Forse per nostalgia o per il bisogno di raccontare a qualcuno la sua storia, ha confessato in un libro gioie e dolori di una vita. Ne è uscito il racconto appassionato di un uomo e del suo amore per il pallone. Ti• tolo: «Vecchio Cuore Granata» (ed. Graphot, lire 23 mila): «E' una lettera che scrivo alla mia vecchia squadra. Gli anni dove i fratelli erano undici, quindici, talvolta venti, cancellati per sempre da una tragedia». E dopo Superga? «Dopo... sono stati anni difficili, n presidente, Ferruccio Novo, ha comprato altri calciatori. Mentre io sono stato messo un po' in disparte a causa delia- gamba, non rendevo più come una volta. Ho giocato ancora nel Toro, poco però. Il campionato 1950-195Ì l'ho vissuto in serie B nel Brescia. Nel 1953 sono passato alla Carrarese, quindi al Bari. Poi, ho rilevato una cartoleria ma l'ho venduta quasi subito». Ricorda soprattutto Valentino Mazzola: «Il nostro capitano era dotato di un fisico eccezionale e d'un gioco di testa superiore. Formidabile nel breve. Tiro potente e preciso: colpiva di collo pieno. Un punto di riferimento per tutta la squadra, senza di lui molte partite le avremmo perse»; Virgilio Maroso: «Aveva uno stile inconfondibile e doti naturali eccezionali: scatto, gioco raffinato e gran falcata»; Mario Ripamonti: «Una vera roccia, generoso»; e infine Eusebio Casigliano: «Detto anche Zampa di Vel¬ luto. Era un geometra del calcio. Sempre allegro. Con questi e altri compagni di gioco Toma trascorre gran parte del tempo libero, andando al bar Florio oppure al cinema: «L'Adua, antico cinema Londra, adesso propone i cosiddetti film d'autore, roba per tipi dal palato fine, ma allora era un locale scanzonato. Dopo il film c'era il varietà, c'erano le ballerine con quelle calze nere a rete che ti facevano girare la testa; eppoi la celebre passerella, con il pubblico in piedi, sotto il palco che applaudiva cercando di carpire un'occhiata, un ammiccamento della bella di turno. Il sorriso di una ballerina di fila faceva la felicità di una serata». La domanda sulla situazione attuale del Toro, quasi alle soglie della serie B, lo riempie di tristezza: «Secondo il mio modesto parere, hanno commesso alcuni errori nel valutare gli uomini. Le cessioni, per esempio, Crippa era un uomo indispensabile». Allo stadio ci va ancora? «No, ho troppi ricordi». Noemi Romeo La formazione del Grande Torino. In alto a destra c'è Sauro Toma, l'unico sopravvissuto

Luoghi citati: Bari, Italia, Lisbona, Londra, Torino