Non solo reggae dagli inglesi UB40 di Gabriele Ferraris

Non solo reggae dagli inglesi UB40 Non solo reggae dagli inglesi UB40 UB40 in concerto giovedì 4 maggio al Palasport (ore 21,30). Ingresso 20 mila lire più duemila di prevendita. Biglietti da Maschio, Discolò, Ricordi, Dischetto, Hot Point 1 e 2, Dischianto, Maxeva, Poma Dischi, Top Music 1, 2, 3 e 4, Disco Shopping, Maste r sound, New My Music, Video Music, Music Hall, Fan's Shop, Il Punto Musicale, Birreria Marconi, Radio Flash, Doctor Disc, Cartoleria Kennedy, Radio Veronica, Tango, radio Reporter; Disco International (Ivrea), Elvis Tuttamusica (Volpiano), Punto Musica (Chivasso), Zona Disco (Collegno), Arte Musica (Piossasco). Organizza Good Music. LI avevamo ascoltati due anni fa allo stadio in un giorno importante per il rock a Torino. Erano, gli UB40, uno dei tre gruppi di spalla incaricati di scaldare il pubblico in attesa del concerto degli Eurythmics, l'avvenimento che simbolicamente aprì una stagione d'oro, due anni di rock stellare nella nostra città. Il loro insolito reggae, innervato di tensioni metropolitane, era atterrato sul ragazzi accampati allo stadio in qual caldo giorno di fine giugno, aveva fatto muovere le gambe, aveva ridato forza alle truppe stremate dalla lunga attesa al sole. Hanno lasciato un buon ricordo a Torino, gli UB40. E adesso ritornano: sono in tournée per presentare il disco nuovo, intitolato semplicemente UB40. n gruppo è nato fra il '78 e il '79 a Birmingham. Erano otto musicisti — be', non proprio tutti musicisti, alcuni non avevano nessuna esperienza in materia — in genere provenienti dalle ex colonie e alle prese con i soliti problemi di tutti gli immigrati di colore nell'Inghilterra thatcheriana: lavoro scarso (UB40 è il numero di codice del documento da compilare per ottenere il sussidio di disoccupazione), poche prospettive, tanta rabbia. Per loro, come per tanti altri artisti, la musica appare una via d'uscita, una risposta ai problemi quotidiani: e gli UB40 ci danno dentro. Provano e riprovano, mettono a punto una loro personale versione del reggae, e quando si sentono pronti decidono di suonare in pubblico: esordiscono nel febbraio del '79 in un pub chiamato «Hare and Hounds». Hanno anche un brìciolo di fortuna: il loro demotape viene notato dal mitico David Peel che lo trasmette a Radio One, e finalmente arriva un contratto con l'etichetta indipendente Graduate Records. Fanno un tour inglese come «opening act» dei Pretendere e intanto esce il loro primo ellepì, Signing Off. Piace subito, anche grazie alla spinta dell'orecchiabile 45 giri King. La fama degli UB40 cresce, si esibiscono in tutta Europa, negli Stati Uniti, in , Asia e in Africa. Quando arrivano nello Zimbabwe scoprono di essere già celebri, i più seguiti giovani musicisti occidentali, con un bel po' di dischi in classifica. Be', lo Zimbabwe non è New York, ma tutto fa. Se non altro, è un buon segno. Nell'82 passano alla scuderìa Virgin, pubblicano altri album fra cui il fortunato Labour Of Love, fanno da spalla a superstar come David Bowie e Dylan. Ma ormai sono pronti a un ruolo da protagonisti. Il pubblico accoglie bene la svolta «dub», e nell'87 conquistano anche l'Unione Sovietica- Gabriele Ferraris