I coloranti che svelano l'universo microscopico

I coloranti che svelano l'universo microscopico I coloranti che svelano l'universo microscopico POCHI di coloro che hanno posto l'occhio su un microscopio si sono chiesti cosa rende cosi colorate e brillanti le strutture osservate. La storia è interessante quanto recente. Il microscopio, inventato nel '600 (qualcuno ne attribuisce addirittura la paternità a Galileo), è stato gradatamente sviluppato nel secolo successivo, ma le osservazioni venivano effettuate sempre su materiali non colorati. Era la semplicità dei mezzi in cui i materiali da osservare venivano montati che, avendo un indice di rifrazione notevolmente più basso, rendeva possibile l'osservazione di strutture non colorate. Anche se Leeuwenhoek, nel 1714, ha usato soluzioni di zafferano per colorare fibre muscolari e anche se lo studio microscopico di peli e fili di lana colorati commercialmente risale al 1665, si tratta soltanto di casi isolati. Occorre arrivare al 1858 quando il tedesco Gerlach, sviluppa le ricerche di altri studiosi e introduce in microscopia l'Impiego del carminio, colorante dl tessuti estratto dal copro di una cocciniglia, il Coccus cacti, noto agli Aztechi già prima della conquista del Messico nel 1520. Sulle tracce dl quelle scoperte, altri ricercatori in quegli anni provano, con successi notevoli, coloranti utilizzati dall'industria tessile per filati e tessuti. Negli ultimi decenni del secolo scorso le prove si estesero a un'ampia gamma di coloranti a base di aniline e di metalli, consentendo di raggiungere conoscenze impensabili nella prima metà del secolo. Sono gli anni di Pasteur, di Fleming, di Strasrmrger e di Erlich, che pongono le basi del moderno sapere, acquisito tramite la tecnica microscopica: la struttura dei nuclei, quella dei tessuti animali e vegetali o la biologia dei batteri sono sostanzialmente quelle identificate da questi studiosi. Le loro scoperte, nate a livello naturalistico, si dimostrano subito di grande interesse per la medicina. Da una sorta di stregoneria praticona, questa incomincia a diventare sempre più una scienza. Un grande impulso a questa trasformazione lo si deve all'impiego sempre più esteso del microscopio nella diagnostica medica. D'altra parte il microscopio da una sorta di portalenti di ingrandimento diviene quello strumento di approfondita indagine ottica grazie ai nuovi obbiettivi ad immersione realizzati dal tedesco Cari Zeiss di Jena: questi era un produttore di vetro che, ottenuto un con¬ tributo dì 25.000 marchi dal governo, mise a punto una nuova pasta di vetro contenente anche . antimonio, piombo e zinco con la quale fabbrico i nuovi obbiettivi su indicazione e disegno del professor Abbe. La ditta creata da Cari Zeiss rimase 11 primo produttore mondiale di microscopi e lenti ed ancora oggi il Come si sviluppò un monopolio mondiale tedesco che soltanto sotto la spinta del conflitto 75-75 Stati Uniti e Inghilterra riuscirono a infrangere patrimonio di conoscenze delle sue maestranze è tale da rendere là produzione tra le più qualificate nel campo dell'ottica di precisione. E' interessante rilevare che la seconda guerra mondiale portò a Jena gli eserciti alleati che si contesero le maestranze esperte nella fabbricazione di lenti. Il risultato fu la divisione della ditta originaria in due, quella orientale e quella occidentale, che ancora oggi si contendono la diretta discendenza dal fondatore e sul mercato sono in competizione per offrire 1 prodotti migliori, degni dell'antica tradizione. Insieme alla fioritura della tecnica microscopica vi fu in Germania, alla fine del seco- lo scorso, uno sviluppo della medicina, che, insieme alla zoologia e alla botanica, raggiunse in quel paese livelli veramente notevoli. Parallelamente vi era una crescente richiesta di coloranti per microscopia, cui il mercato sopperiva con estratti naturali o coloranti per tessuti di qualità incostante. L'evoluzione della scienza richiedeva invece prodotti sempre più standardizzati; fu quindi una logica evoluzione la comparsa nel 1880 di una fonte commerciale di coloranti biologici: la Dr. G. Grubler & Co. di Lipsia. Questa non produceva i coloranti, ma si approvvigionava da fonti costanti, oppure acquistava una grande partita di colorante che poi suddivideva in piccole confezioni, cosi da garantire al mercato una buona omogeneità e costanza del prodot- ■ to. In questo modo i metodi di colorazione poterono divenire più attendibili e ripetibili da un laboratorio all'altro. Per questo fatto la Grubler, e la Hollborn & Sòhne che le subentrò, avevano praticamente il monopolio mondiale dei coloranti. Ma la prima guerra mondiale, isolando la Germania dal resto del mondo, costrinse la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e altri Paesi a sviluppare le proprie fonti di coloranti. Ma ci vollero diversi anni prima che questi riuscissero a competere con il prestigio dei coloranti tedeschi. La qualità era spesso competitiva, ma i pregiudizi impedivano che si affermassero sul mercato. D'altra parte, non era facile in pochi anni recuperare svariati decenni di esperienze. Ma, con spirito manageriale, gli americani crearono una Biologica! Stain Commission, emanazione di varie associazioni scientifiche dl chimici e biologi, il cui scopo primario era quello di certificare, con procedure standard, la rispondenza di ogni partita che le veniva sottoposta alle caratteristiche prescritte per quel colorante. Né la guerra creò difficoltà inferiori dall'altra parte del fronte: In Germania ed in Austria, che pure disponevano dei rifornimenti e del know how della Grubler e della Hollborn, il mancato rifornimento del legno di «campeggio» centro-americano, dal quale si estrae l'ematossiiina, spinse alla ricerca di sostituti dl questo ottimo (ed ancora attuale) colorante dei nuclei cellulari: la mirtillina, la sambucina, il blu di antracene e la naftazarina dettero ottimi risultati a questo fine. E' interessante notare che lo scoppio di ostilità ha portato l'America a decuplicare gli acquisti di coloranti: questo fenomeno si è ripetuto puntualmente nel 1916 e nel 1943 e dà un'idea del numero elevato di ospedali che richiede una guerra moderna. Mentre le antiche e classiche industrie tedesche sono scomparse dal mercato, travolte dalla 2a guerra mondiale, gli americani sono attualmente ben protetti, perché le loro industrie producono tutti i coloranti necessari per soddisfare le esigenze cliniche più avanzate. Anzi sono il paese che fabbrica il più elevato numero di queste sostanze. Altre fonti si possono trovare in Svizzera e in Inghilterra. E l'Italia? Ahimè, è un mercato considerato troppo piccolo e non vi è una produzione locale: ditte italiane commercializzano prodotti esteri e, se non si tratta di quelli più comuni, occorre sottoporsi a lunghe attese ed essere pronti a pagare prezzi elevati. In condizioni normali è una situazione con la quale si può convivere, ma che cosa succederebbe in caso dl emergenza? Roberto Jona

Persone citate: Erlich, Fleming, Gerlach, Pasteur, Roberto Jona