E' un profugo dalmata il mago senza segreti

E per quattro profumo di scudetto Tutte le formazioni sono ancora in corsa per conquistare il titolo 1989 di categoria E per quattro profumo di scudetto Primavera, Allievi, Berretti hanno conquistato l'accesso alla fase finale, i Giovanissimi ci sono vicinissimi - Già l'anno scorso sfiorato l'en plein - Il coordinatore Cozzolino: «Solo i migliori restano con noi, non abbiamo altra scelta» di GUIDO TIBERGA TORINO — Dieci a zero per il Toro: nella prima fase dei campionati giovanili il «cappotto» a vantaggio dei granata era ormai un risultato normale, vista la frequenza quasi monotona con cui si è ripetuto. Senza avversari in casa, il Torino dei giovani ha sfiorato lo scorso anno un clamoroso en plein nazionale: scudetto e Coppa Italia con la squadra primavera, ancora scudetto con la Berretti, secondo posto con gli allievi e i giovanissimi, sconfitti, ma soltanto ai rigori, nella finale per il titolo tricolore. Ma questo, come detto, è accaduto nella passata stagione. Per tracciare un bilancio dell'89, si dovranno attendere gli incontri decisivi per gli scudettini: e il Toro è ancora in corsa in tutte le categorie. Per altre società sarebbe già un risultato lusinghiero. La Primavera ha vinto in anticipo il girone eliminatorio. La Berretti, con 20 vittorie su 26 partite, ha chiuso il primo turno con 9 punti di vantaggio sul Milan. Gli allievi hanno superato la fase regionale a punteggio pieno, compresa la doppia finale con la Juventus. I giovanissimi, infine, hanno giocato 23 incontri vincendone 22. L'ultimo successo mercoledì scorso: un derby finito 3-0. Il segreto, a sentire il coordinatore Cozzolino, responsabile del settore giovanile, sta tutto in un'organizzazione meticolosa e capillare: 'Quattordici squadre dei pulcini alla primavera. Selezioni durissime alla fine di ogni stagione. Osservatori in tutta Italia, anche per i giocatori più giovani'. Cozzolino non ha dubbi: "Una struttura piramidale: i migliori restano, gli altri no. Non c'è altra via, per vincere i campionati». Gli osservatori scendono anche nel Sud: ci sono ragazzi che lasciano la famiglia a dodici anni, per venire a giocare nel Toro. Vivono in una foresteria presso la sede della società, a volte con qualche problema: nostalgia, scuola, solitudine. «Può essere dura. — dice Luigi Fantinuoli, allenatore degli under 15 — ma se vogliono davvero fare i professionisti devono imparare a tirarsi su i calzoni. Quello del calcio è un mondo molto difficile». Nelle categorie più «giovani» il Toro ha più di una formazione, per allargare la rosa dei ragazzini su cui investire e anche per poter rispondere ai numerosi inviti che la squadra riceve dagli organizzatori di tornei giovanili. Chi non trova posto fra i migliori, partecipa fuori classifica ai campionati locali, affrontan¬ do -Perfare esperienza», avversari più vecchi di almeno un anno. Ogni stagione, al passaggio di categoria, la rosa dei giocatori granata si assottiglia. Le regole della selezione valgono per tutti: chi non è all'altezza, se ne deve andare. -Il momento più difficile viene a fine stagione. — racconta Giuseppe Marchetto, trainer degli esordienti — quando dobbiamo dire agli esclusi che la loro avventura è finita. E' uno choc, non tutti la prendono bene». Dopo la -bocciatura-, i ragazzi tornano alla zona d'origine, oppure vengono parcheggiati in formazioni -amiche- della cintura torinese. ••Non tutti maturano nello stesso momento — precisa ancora Marchetto — Se migliorano possono sempre essere ripescati». La punta di piramide è la squadra primavera che quest'anno ha già vinto la Coppa Italia (per la seconda volta consecutiva) e il prestigioso torneo di Viareggio. -La primavera è l'obiettivo per cui lavoriamo tutti — conferma Alberto Carelli, tecnico degli allievi — Per questo vinciamo tutto: chi arriva fino infondo è fortissimo, in grado di giocare da subito a livello professionistico». Ma quanti sono, quelli che arrivano? -Pochi, pochissimi — riprende Fantinuoli — Oggi abbiamo una cinquantina di quindicenni che giocano nella categoria dei giovanissimi. Sarebbe un ottimo risultato portarne alla primavera tre o quattro. Pastanacomunque per garantire il ricambio alla prima squadra: del '64. uno dei nostri anni migliori, ci sono rimasti Comi e Cravero». E scusate se e poco.

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