Ivo Garrani, il teatro affrontato con saggezza di Donata Gianeri

Ivo Garrani, il teatro affrontato con saggezza INTERVISTA / «Andare in scena non mi interessa, mi galvanizza la preparazione» Ivo Garrani, il teatro affrontato con saggezza Cebutykin. che ne Le tre sorelle diretto da Ronconi ha il volto di Ivo Garrani, ha appena fatto il suo rientro in scena, lunedì scorso, a Perugia, dopo un improvviso ricovero in ospedale a tre giorni dal debutto che lo aveva costretto a seguire via stampa i successi dei suoi compagni di lavoro. -Pr;r fortuna, ne sono uscito, almeno per il momento: è una partecipazione cui tengo moltissimo. Questo è il mio secondo incontro con Ronconi, a distanza di quarantanni: il primo rìsale a quand'era un ragazzo, appena uscito dall'Accademia e debutto con successo nella nostra compagnia, diretto da Squarzina, in Thè e simpatia». Dopodiché, prosegue Garroni, persero ogni contatto e lui seguiva la cr scita di Ronconi soltanto a distanza: sinché, all'improvviso, gli è arrivata l'offerta di far parte del cast de Le tre sorelle. ■Quale meccanismo sia scattato. >ion lo so: né conosco le ragioni di questa sua scelta. L'importante è che ci sia stata. Ora, eccomi qua: mi sembra di esser tornato indietro, ai tempi dell'università. E'stato come seguire un corso di alta specializzazione». — Vuol dire come prendere un Master? -Più o meno, sì: perché questa, vede, è una compagnia particolare, cui si accede soltanto con borsa di studio. Certo, bisogna anche rinunciare ad ogni ambizione finanziaria ai fini di un'esperienza diversa. Unica». — Ma ne vale la pena •Certo che ne vale la pena. Devo dire che è stato un incontro particolarmente felice: il godimento della preparazione che si prova con Luca e unico. Ti apre continuamente orizzonti nuovi e impensati sul piano della fantasia, della ricerca, del rapporto coi personaggi. Ha intuizioni incredibili. Che magari a tutta prima ti possono sconcertare al punto che ti senti quasi violentato. Ma lui riesce a portarti dove vuole arrivare con infinita pazienza, perché è uno che non cerca il risultato immediato e ti fa entrare nel personaggio a poco a poco a furia di sensazioni, di immagi- ni. Di emozioni. E alla fine capisci come la lettura di un testo si possa fare in mille modi diversi e che proprio quella che ti sembrava più lontana e agli antipodi è, magari, la più giusta: cioè, che si può dire tutto e il contrario di tutto. Ma ora, purtroppo, è finito». — Perché finito? Avete appena iniziato. •A me, vede, i7itcressa la preparazione, lo studio, l'approfondimento, l'analisi del personaggio, il gusto della ricerca, dei richiami. Con uno come Ronconi, per esempio, le prove non dovrebbero finire mai, il debutto non dovrebbe avvenire mai. A me l'andata in scena non interessa, alla terza replica sono già stufo da morire. Dopo tanti anni ai palcoscenico c di routine, recitare non risveglia più in me alcun entusiasmo: sono i grandi incontri, invece, che mi galvanizzano». — Dopo tanti anni, quanti? • Devo proprio dirglielo? Esattamente, saranno 45 anni. Tanti, vero? Eppure, se mi volto indietro, rivivo tutto con immenso piacere: anche se sono un autodidatta, non provengo dall'Accademia, non ho ai:uto i grandi maestri. Mi sono fatto le ossa sul palcoscenico debuttando con Bragaglia: da allora, tanta acqua è passata sotto i ponti, tante commedie, tanti film, tanta televisione. Nonché ore e ore di doppiaggio...». — Eppure, lei è sempre stato uno che ha fatto parlare pochissimo di sé. •Far parlare di sé è troppo impegnativo, implica che uno sì mantenga sempre al massimo dei livelli, abbia una compagnia propria, sia continuamente sulla breccia, insomma, viva di solo teatro: mentre io amo anche avere una mia vita privata. Cosi, quando è stato il momento delle scelie e dovevo decidere se dedicarmi completamente al teatro o no, ho optato per una via di mezzo. Mi sarei dedicato al teatro quando mi andava di farlo c ad altre cose quando non mi andava di farlo. Da allora, mi sono concesso il lusso di dire moltissimi no-. — Quindi, potrebbe vivere anche senza recitare? «No, non credo che potrei invere senza recitare, ma se questo dovesse accadere, cioè se la realta m'imponesse questa condizione, credo che saprei accettarla, setiza drammi. Sono uno che ha imparato ad adattarsi alle cose, perché anche questa è, in fondo, una forma di saggezza. D'altronde il teatro, oggi, richiede certi giochi politici da cui sono tagliato completamente fuori. Anche nel mio ambiente, come in tutti, si bluffa molto, cercando di propinare al pubblico qualsiasi cosa, con la scusa della cultura. L'ho fatto anch'io, intendiamoci, l'abbiamo fatto tutti: magari, anche in buona fede. Poi ti rendi conto, però, che non dai cultura, ma spettacoli che servono a te e alla tua compagnia per mandare avariti un certo tipo di discorso. A volte, senza accorgercene, usiamo il pubblico. E non si deve-. Donata Gianeri Garrani è ora impegnato nelle «Tre sorelle» con Ronconi

Persone citate: Bragaglia, Garrani, Garroni, Ivo Garrani, Ronconi, Squarzina

Luoghi citati: Perugia