Calamandrei delle battaglie di Pier Franco Quaglieni

Calamandrei delle battaglie IL GRANDE MAESTRO LAICO NASCEVA CENTANNI FA Calamandrei delle battaglie Sandro Galante Garrone nella sua lucida biografia di Piero Calamandrei parla di lui come di un «uomo d'altri tempi, eppure non ancora antico-. Ci separano cent'anni dalla nascita di Calamandrei, un anniversario che non è stato ricordato adeguatamente come sarebbe slato dovere elementare di molti. Eppure, rispetto alla volgarità imperversante, alle infatuazioni, alle mode e alle nuove superstizioni, Calamandrei ci sembra purtroppo lontano, ma tutt'altro che superato. La Resistenza, di cui fu l'aedo più alto e instancabile, è stata messa in solaio e troppi fascisti, vecchi e nuovi, hanno ricevuto equivoche patenti di legittimazione democratica che suscitano indignazione. La stessa Giustizia, su cui Calamandrei, professore e avvocato, impegnò tante battaglie, è sempre più oggetto di polemiche, spesso avvilenti. Ma la lezione di Calamandrei ci appare oggi un punto di riferimento innanzi tutto morale: fu un uomo senza miti il quale ha lasciato una traccia significativa nella storia di quell'Italia che Spadolini ha definito giustamente 'della ragione-. Nella crisi di identità che quasi ci soffoca e in cui si tende nei fatti ad avvalorare la tesi hegeliana secondo cui «nella notte tutte le vacche sono nere-, c'è stato chi ha tentato di intorpidire ulteriormente le acque, confondendo il laicismo con una sorta di in¬ differenza morale, se non proprio con una concezione disinvolta e ludica della vita. Il centenario di Calamandrei ci offre un'ulteriore occasione per ricordare che proprio uomini come lui, tutti di un pezzo, severi innanzi tutto con se stessi — come altri maestri laici quali Croce e Salvemini — sono esempi di un costume di vita austera e operosa. \ L'opposizione di Calamandrei al fascismo fu un'opposizione prima di tutto etica contro gli abusi di potere, le violenze, la goffaggine dei riti e la retorica dei fascisti. Un'opposizione etica a quella che Bobbio ha chiamato l'Italia barbara. Il contributo fondamentale che Calamandrei ha dato agli studi giuridici è caratterizzato da una vera e propria -rivoluzione copernicana': egli ha spostato l'interesse dalla norma arida ai cittadini fruitori del diritto e della giustizia. Deputato all'Assemblea costituente, ebbe presenti soprattutto le libertà individuali e collettive ed i diritti delle minoranze. E' da ricordare, a questo proposito, la sua battaglia contro l'art. 7, che accoglieva nella Costituzione un Concordato fascista infarcito di norme vistosamente contrarie allo spirito ed alla lettera della nuova Costituzione repubblicana. Il suo concetto di libertà non fu sicuramente né astratto né statico. Allievo di Salvemini fin dagli anni fiorentini della sua giovinezza, Calamandrei, giurista e politico, seppe misurarsi concretamente con i problemi, ben consapevole che la libertà senza la giustizia resta un principio non realizzato. A tutta la sua battaglia politica egli diede una forte ispirazione morale, senza per questo rinunciare a una visione realistica dei problemi che gli proveniva dalla sua formazione giuridica e dalla professione di avvocato. Partito volontario nella I Guerra mondiale, fin d'allora, era venuto a contatto nelle trincee con gli umili e i diseredati. Il suo iniziale repubblicanesimo si combinò così con una forte sensibilità sociale che lo portò successivamente a essere uno dei pochi ed autentici socialisti liberali alla maniera di Rosselli. Esponente del Partito d'azione, seppe incarnare le due anime del movimento. Se questo si dis¬ solse come neve al sole, dilaniato dal contrasto tra lìberali progressisti, come La Malfa, e socialisti, come Lussu, va detto che in Calamandrei gli ideali di 'Giustizia e Libertànon furono una semplice giustapposizione, più o meno contraddittoria. Egli cercò infatti di viverli e di interpretarli con coerenza costante. Calamandrei unì all'intransigenza morale e al rigore civile un'ironia caustica e un gusto, tutto toscano, per la battuta. Pensando a lui non bisogna infatti immaginarsi una specie di Savonarola laico dell'antifascismo. Come ricordò Emesto Rossi, egli seppe, alla maniera di Machiavelli, indossare vesti «cotidiane» e «panni reali e curiali» indifferentemente. I suoi stessi discorsi passavano dalla battuta mordace e spiritosa alla commozione o al richiamo epico, senza mai scadere nel retorico. Negli anni difficili del dopoguerra, gli anni delle crociate e dei fronti contrapposti, scelse per la sua rivista un titolo emblematico: Il Ponte. Pur risoluto nelle sue convinzioni, fu un autentico laico aperto al dialogo. Seppe combattere, come ha scritto Bobbio, «il conformismo dei pavidi ed il fanatismo degli intolleranti», contribuendo a costruire questa Repubblica di cui fu uno degli artefici, senza mai sentirsi ed atteggiarsi — l'avrebbe considerata una «bischerata» — a padre della Patria. Pier Franco Quaglieni

Luoghi citati: Italia