Scelse la fìsica ascoltando Fermi di Giancarlo Masini

Scelse la fìsica ascoltando Fermi Con Otto Friskhe eseguì ricerche storiche sulla rotazione dell'atomo intorno a se stesso Scelse la fìsica ascoltando Fermi (Segue dalla l'pagina) Per quella scoperta, qualche anno dopo Enrico Fermi propose il nome di Segrè al premio Nobel. Il massimo riconoscimento scientifico fu assegnato ad Emilio nel 1959 ma per un'altra sua scoperta: quella dell'antiprotone, la particella che dimostrava l'esistenza dell'antimateria. Nel 1938 Segrè era stato invitato quale visiting professor all'università di Berkeley e questa volta Emilio venne in America da solo. Avrebbe dovuto riprendere servizio all'università di Palermo alla fine dell'estate, ma gli fu impedito di tornare in Italia. Nel luglio, di ritorno da una visita a Chicago lesse in un giornale la notizia del famoso «manifesto razziale». Mussolini si era allineato a Hitler. Segrè, ebreo come la moglie Elfriede, perdeva il diritto alla cattedra. In qualche modo egli riusci a mettersi in con¬ tatto con la moglie e questa, con il bambino, potè raggiungere l'America. Da visiting professor, lo scienziato italiano passò cosi alla meno comoda posizione di «refugee», ma egli potè restare a Berkeley come ricercatore e come docente. Nell'università californiana Emilio fece un gran numero di altre scoperte fra cui quella dell'astato. Ma l'elenco delle ricerche e delle scoperte compiute da Segrè richiederebbe uno spazio ben maggiore di quello consentito in un giornale. Ricorderemo soltanto quella del plutonio 239 e delle sue proprietà fissili, la scissione del plutonio 240, fatta in collaborazione anche con altri autori. Nel '42 dopo la famosa lettera di Einstein sul pericolo di una possibile bomba atomica in mano ai nazisti, il governo americano decise il progetto Manhattan e Segrè, insieme a un gruppo di suoi «graduate students» ifracui Owen Chamberlain), si trasferi a Los Alamos, dove gli venne affidata la direzione di un gruppo di ricerche. Poco dopo anche Fermi arrivò nello stesso laboratorio e nacque la bomba atomica. Alla fine della guerra fu nominato «Full Professor» a Berkeley. Naturalizzato americano, Segrè è sempre rimasto legatissimo alla sua terra d'origine contribuendo alla rinascita della scuola fisica italiana del dopoguerra. Egli fu estremamente felice quando, nel 1974 il gover7io italiano con una legge speciale di riparazione, istituì a Roma una cattedra appositamente per lui. Nel 1970 Emilio Segrè era rimasto improvvisamente vedovo nel corso di una sua permanenza in Italia. Rimasto solo — i figli grandi — Emilio Segrè nel '72 passò a seconde nozze: sposò Rosa Mines, una gentildonna paraguayana emigrata negli Stati Uniti. Da allora Rosa Segrè è rimasta costantemente accanto a lui diventandone anche l'assistente e la collaboratrice più preziosa. Ma sul piano umano chi era Emilio Segrè? Emilio Segrè dietro alcuni schermi di freddezza aveva un animo sensibilissimo e generoso. Non a caso qualcuno gli aveva affibbiato il soprannome di «Basilisco» e Segrè ne gioiva e ne era fiero. Un suo divertimento intimo che non ha mai detto a nessuno e quindi nemmeno a chi scrive, che ha avuto la fortunata avventura di essere considerato come una specie di figlio adottivo e di averlo considerato come un padre, era quello di mettere in crisi i millantatori e ifarfuglioni presuntuosi, si presentassero essi come politici, giornalisti, diplomatici, professori o quello che si vuole. Con una condotta di vita — pressoché spartana — Segrè si concedeva quando poteva l'hobby delle scampagnate e delle escursioni in montagna. Appena qualche anno fa, in compagnia del collega fisico Giuseppe Occhialini, fece un viaggio da Firenze a Siena e ritorno a piedi. Un altro esempio della personalità di Segrè può essere capito da questo episodio. Qualche mese fa incontrandosi con un gruppo di parlamentari italiani che erano venuti da lui a chiedere lumi su alcuni fatti tecnici riguardanti i problemi energetici, si senti chiedere: «Se tornasse indietro rifarebbe la bomba atomica?-. Possibilmente anche due — rispose Segré. Era quella una domanda che tanti giornalisti ed interlocutori gli avevano mille volte posto. «Sa. onorevole, chi comandava il nostro gruppo di scienziati a Los Alamos e ci imponeva di costruire la bomba il più presto possibile? Era il generale Hitler». Giancarlo Masini