Un giorno a Palermo scopri il tecnezio di Bruno Ghibaudi
Un giorno a Palermo scoprì il tecnezio Ecco come lo ricorda Tullio Regge: «La sua fama è legata all'antiprotone, ma io lo stimo di più...» Un giorno a Palermo scoprì il tecnezio Fondamentali le conquiste della fisica fatte dallo scienziato scomparso - Si deve a lui il primo elemento artificiale fabbricato e poi scoperto dall'uomo - Un'impresa eccezionale realizzata nel 1937 con mezzi ridicolmente limitati TORINO — «Era uno che andava per le spicce: non si perdeva in preamboli superflui, si esprimeva con le parole strettamente indispensabili, arrivava dritto al nocciolo delle questioni e quando aveva qualcosa da far sapere a qualcuno non glielo mandava certo a dire. Con me è sempre stato cordiale e gentile. Altri gli rimproveravano invece una certa durezza». Nel ricordo di Tullio Regge è questo il primo tratto che emerge quando gli comunico l'improvvisa scomparsa di Emilio Segrè. Un carattere portato all'immediatezza, all'essenzialità, alla franchezza, a costo di sembrare scorbutico. Regge lo ha incontrato parecchie volte, in Italia e negli Stati Uniti: lo ha frequentato abbastanza per raccogliere impressioni tanto sullo scienziato che sull'uomo. «Nel gruppo di via Panisperna lo avevano etichettato per i suoi giudizi taglienti e immediati. Pur non essendo al livello di Fermi — ma questo non è certo un insulto perché Fermi è stato un personaggio eccezionale sotto molti aspetti —, Segrè era un uomo di grandissima classe e competenza». Poi una nota di rammarico: «E' un peccato che sia andato via dall'Italia perché avrebbe potuto fare moltissimo per il nostro Paese. Nel dopoguerra è tornato in Italia per qualche anno, ma non mi risulta che abbia diretto programmi di ricerca». E il giudizio su Segrè scienziato? «Segrè ha ricevuto il Nobel per la scoperta dell 'antiprotone. Io però ho sempre pensato che la scoperta per cui stimo di più Segrè sia quella dell'elemento chimico "tecnezio", che lui fece nel 1937, quando era da appena un anno professore di fisica a Palermo». Perché te sembra più importante? «Innanzitutto per il modo in cui Segrè è arrivato a rivelare il tecnezio. Era riuscito ad avere un campione di molibdeno irradiato con deutonì e cioè con nuclei di idrogeno pesante, nel ciclotrone di Berkley, Università di California. Segrè. che a quell'epoca stava portando avanti le ricerche sulla radioattività artificiale, aveva intuito che da quel bombardamento potevano nascere elementi nuovi, insoliti. Fece perciò analizzare da alcuni chimici palermitani quel campione ed ebbe la conferma: c'era il tecnezio, il primo elemento artificiale fabbricato e poi scoperto dall'uomo. Ora il fare mia ricerca di quel tipo a Palermo, in quegli anni e con mezzi ridicolmente limitati, è per me un 'impresa sostanzialmente più importante della scoperta dell'antiprotone». E Regge spiega subito perché. -L'antiprotone sarebbe stalo scoperto ugualmente da altri ricercatori. Per esempio da quelli del gruppo Piccioni, un fisico italiano di grande valore che ) nel dopoguerra, dopo aver lavorato in Italia con Conversi e Faccini, era emigrato in California. Piccioni ebbe a disposizione lo stesso acceIcralore di particelle usato poco prima da Segre. E anche Piccioni, appena si e messo a cercare l'antiprotone, l'ha immediatamente, trovato». Com'è andata? «Segre ha lavorato a Berkeley, con il bevetrone dell'Università della California, una macchina costruita appositamente per la ricerca sull'antiprotone. Era ìftala infatti ideata per accelerare le particelle fino all'energia necessaria per fabbricare gli antiprotoni. Segre ha avuto innanzitutto il merito di dimostrare, con rivelatori e misure appropriate, che si trattava effettivamente di antiprotoni e non di altro. Ed è stato il primo a farlo. Ma secondo me e stata l'intuizione del tecnezio a rivelare maggiormente la sua genialità». La scoperta dell'antiprotone risale al 1955. Come ha avuto la notizia? -Allora ero studente alla Rochester University di New York. Segrè era venuto alla Conferenza di Rochester sulla fisica delle alte energie e annunciò la scoperta. Fuori, pur essendo tarda primavera, c'era una tormenta di neve. Ma la giornata e stata riscaldata dall'entusiasmo. Fermi era morto da circa sei mesi e quindi non ha potuto godere di questa scoperta. Adesso fabbricare antiprotoni e diventato molto semplice: al Ceni di Ginevra si fabbrica antimateria. Ma allora e stata una scoperta esaltante, che Ha aperto la strada alte successive scoperte dell'aniincutroue e p.ù tardi de.U'antideulone». Bruno Ghibaudi Emilio Segrè (a sinistra) con il prof. Edoardo Arnaldi durante un convegno di fisici Emilio Segrè. a destra, riceve dal re di Svezia il premio Nobel per la fisica (ottobre 1959)
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