Era un gigante della fisica di Guido Rampoldi

De Mita a Shamir: in Palestina non basta promettere elezioni Imbarazzato colloquio a Gerusalemme sul «piano di pace» israeliano De Mita a Shamir: in Palestina non basta promettere elezioni GERUSALEMME — La prima risposta, interlocutoria e quasi imbarazzata, è un «ni". Dalle due ore di colloquio con Yitzhak Shamir. Ciriaco De Mita ha tratto l'impressione che nel -piano di pace» del premier israeliano, tra molte vaghezze, c'è un punto -ricco di potenzialità»: le elezioni nei territori occupati, che potrebbero esprimere un interlocutore palestinese accettabile dal governo di Gerusalemme. -Se si individuassero le condizioni del passaggio elettorale, con l'accordo di chi deve parteciparvi (cioè dei palestinesi) questo potrebbe aprire uno spiraglio». Inutilmente De Mita e Andreotti hanno chiesto di conoscere le modalità di queste elezioni: Shamir e il ministro degli Esteri, Moshe Arens, non hanno risposto, preferendo sottolineare che quelle consultazioni non sono un espediente tattico, perché contengono un rischio: gli eletti potrebbero proclamare quello Stato palestinese che Israele rifiuta anche come ipotesi. A una domanda di Andreotti, Shamir e Arens non hanno tuttavia rigettato la possibilità, -in un secondo tempo», di una confederazione giordano-palestinese. Il dubbio di De Mita e Andreotti, adesso, è se rimanere attestati sul «ni» oppure trasformarlo in un garbato «no», come vorrebbe Arafat. Escluso, infatti, un placet esplicito del governo italiano alla proposta di Shamir: per gli israeliani, mette in chiaro De Mita, sarebbe illusorio attendersi dagli europei (e da Roma) un «sì» che scaricherebbe sui palestinesi l'intero onere di inghiottire o respingere il «piano di pace». Né è questo che Shamir realisticamente si attende. Il suo obiettivo, spiegava ieri un funzionario, è quello di ottenere dall'Italia una risposta interlocutoria, che verrebbe interpretata a Gerusalemme come un «consenso passivo» al progetto di Shamir (elezioni nei territori occupati e inizio di un «periodo di prova», con l'avvio, dopo tre anni, di negoziati per decidere lo status definitivo del West Bank e di Gaza ). Assenso indiretto tanto più importante in quanto finora nessun Paese della Cee ha espresso ufficialmente un giudizio sulle proposte formulate dal premier israeliano a Washington e accolte con un cauto favore dall'amministrazione Bush. Ecco perché questo viaggio quasi di routine, programmato da diversi mesi, si carica di significati imprevisti. Così De Mita e Andreotti si trovano ora in una posizione forse non gradita. Se si limitassero a dichiarazioni troppo vaghe o possibiliste, i portavoce di Shamir potrebbero annunciare che c'è già un Paese della Cee, per giunta tradizionalmente «vicino» all'Olp, che prende in considerazione, o perlomeno non boccia, il «piano di pace» israeliano: e che accetta di assistere ad una partita che si gioca tra Washington e Gerusalemme. Di fatto Shamir parla all'Europa attraverso l'Italia: -L'Europa deve sapere che quello che noi comprendiamo ancora dai Paesi arabi non è il canto della pace ma le minacce». La posizione di De Mita e Andreotti è tanto più complessa in quanto Arafat sta premendo perché l'Italia si smarchi dalla linea attendista della Comunità europea e appoggi con più determinazione la causa dell'Olp: lo ha chiesto implicitamente alla commissione Esteri della Camera, ricevuta a Tunisi due settimane fa. Shamir spinge in direzione opposta. Ieri ha voluto sottolineare, con evidente risentimento, che l'Italia -ha buoni rapporti con l'Olp». E all'obiezione che di fatto i colloqui tra l'organizzazione di Arafat e gli Usa equivalgono a un riconoscimento dell'Olp, ha obiettato: -Gli americani sono nostri alleali, ma talvolta sbagliano». Andreotti e De Mita gli hanno replicato che, come ha detto ieri il presidente del Consiglio, -per trovare un punto di equilibrio bisogna farsi carico delle difficoltà del vicino», cioè concedere di più alle richieste dei palestinesi. E gli hanno contestato, con gli eufemismi del gergo diplomatico, le violenze dell'esercito nei territori occu pati: quello che si vede in te levisione, ha detto De Mita ai giornalisti, nuoce ad Israele. Ma è difficile che Shamir sia rimasto molto impressionato da questo garbato rimprove ro. Guido Rampoldi