Il giudice ribelle sotto il torchio del Csm
Il giudice ribelle sotto il torchio del Csm Il «caso Dolci', il pretore di Rimini, sarà discusso venerdì dal Consiglio Superiore della Magistratura Il giudice ribelle sotto il torchio del Csm ROMA — Per far abolire una norma dell'equo canone ha citato l'apostolo Paolo. CatuDo. Ovidio. Virgilio, Tacito. Giustiniano. Giobbe, Aristotele. Mefistofele. Platone. Solone, Montesquieu. Kafka. Gluck. Bach. Goethe. Goya. Leopardi, De Sanctis. il mago Houdini. Bob Dylan. la rockstar Madonna e persino Cicciolina. Ha duramente criticato sulla Gazzetta Ufficiale Camera. Senato. Presidenza del Consiglio e persino la Corte Costituzionale. Italo Dolce. 57 anni, pretore di Rimini fino al 15 luglio scorso (ora e difensore civico nella stessa citta romagnola:, e stato sottoposto a procedimento disciplinare dai P.G. della Cassazione davanti al Consiglio Superiore della Magistratura. Venerdì il suo caso sarà discusso a palazzo dei Marescialli. Il Csm potrebbe pero non accettare le sue dimissioni e decretare addirittura la sua destituzione d'ufficio dall'incarico. In questi ultimi mesi il dottor Dolce ha infatti ignorato l'invito alla moderazione ed ha continuato nella sua campagna denigratoria. L'ultimo bersaglio delle sue gratuite accuse e stato il presidente della Corte Costituzionale Francesco Saja. Dieci giorni fa il difensore civico di Rimini ha chiesto al Presidente della Repubblica e del Csm Francesco Cossiga addirittura l'espulsione di Saja o almeno la sua sospensione dall'incarico. Motivo: il presidente della Corte avrebbe -censurato» il tosto di due ordinanze inviate dal pretore di Rimini. Il neo difensore civico, poi. ha persino presen¬ tato ricorso in via d'urgenza per ottenere dalla Gazzetta Ufficiale la pubblicazione integrale delle due ordinanze incomplete. Ma le sue pretese sono stale respinte dal pretore di Roma. A palazzo della Consulta e stato precisato che le due ordinanze in contestazione sono state esaminate nel loro testo integrale dai 15 giudici costituzionali, i quali hanno ritenuto prive di qualsiasi fondamento le eccezioni sollevate da Dolce. Inoltre è del tutto improprio parlare di -censura» perché rientra tra i poteri del presidente dell'Alta Corte anche quello di impedire la pubblicazione integrale sulla Gazzetta Ufficiale di provvedimenti non conformi alle norme di legge. L'ex giudice Dolce aveva infatti lanciato gravi e gratuite ac¬ cuse per 1" quali poteva configurarsi il reato di vilipendio nei confronti delle più alto istituzioni della Repubblica. Di conseguenza la scelta del presidente Saja ha favorito Dolce perché gli Ha evitato un possibile processo in Corte d'assise. Come e nata l'inchiesta disciplinare davanti al Csm? Nel gennaio dello scorso anno il sostituto procuratore generale della Cassazione Mario Di Renzo ha incolpato l'ex pretore di Rimini perché in una sua ordinanza del 2 luglio '87 trasmessa alla Corte Costituzionale avrebbe -compromesso il prestigio della magistratura-, essendo venuto meno -all'obbligo del distacco e della misura-. Motivo: il documento (circa 50 pagine dattiloscritte pubblicate su 65 mila copie della Gazzetta Ufficiale con un costo por l'Erario di una decina di milioni) eccedeva ài-notazioni superflue e di accentuazioni polemiche improprie-. Nell'atto di incolpazione si addebita al magistrato di aver violato le riunite del codice di procedura civile che vietano la citazione anche di autori giuridici nella motivazione delle sentenze. Nel documento all'esame del Csm si contesta a Dolce di aver fatto ricorso -non solo a ricorrenti notazioni superflue non pertinenti ed estranee all'economia della questione giuridica, ma reiterate citazioni e considerazioni stravaganti e bizzarre, spesso al limite del grottesco, nonché a sottolineature critiche e ad accentuazioni polemiche improprie, esibendo un contesto motivo che deno¬ ta mancanza di quel senso di misura c di distacco che dovrebbe sempre caratterizzare la stesura dei provvedimetili giurisdizionali-. Il provvedimento del giudice Dolce riguardava la presunta incostituzionalità dell'indennità di buonuscita per l'avviamento commerciale prevista dall'articolo 69 della legge sull'equo canone. Per dimostrare l'illegittimità della norma il magistrato aveva tirato in ballo un centinaio di citazioni latine e di riferimenti in francese, inglese, tedesco e spagnolo, scomodando anche la Legge delle Dodici Tavole. Ma il 28 luglio scorso l'Alta Corte, con una motivazione di una riga e mezzo, respinse l'eccezione dichiarando l'ordinanza -manifestamente inammissibile-. Pierluigi Franz
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