Capolicchio: sono un cane sciolto

Capolicchio: sono un cane sciolto INTERVISTA / Un attore che ama la libertà e odia fare progetti Capolicchio: sono un cane sciolto Macerato e tormentatissimo come Werther, dubbioso e perplesso come Amleto. Lino Capolicchio è perennemente sul piede di partenza. Ogni poco, dà l'addio alla scena. E ogni poco, lo ritira: senza scuse e senza grande convinzione. Lontani i tempi eroici in cui, ambiguo ed efebico, col famoso caschetto biondo interpretava -Metti una sera a cena- creando un personaggio che l'avrebbe portato al successo (da lui sempre respinto: -Non mi piaceva che la gente si creasse di me una certa idea che non corrisponde affatto alla realtà-), Capolicchio. 46 anni e una trentina di film, di cui alcuni fumati De Sica o Visconti (»/ grandi maestri del nostro cinema. Oggi, nessuno t'insegna più niente. Ci sono bravi tecnici e bravi manager, e basta-), sta attraversando quelli critici del ripensamento. — Forse il cinema l'ha delusa, o non la interessa più? -Mi interesserebbe anche: ma se oggi vuoi fare un film, con ehi lo fai? Il grande momento del cinema italiano si e avuto negli Anni 60. oggi e morto e sepolto. Ormai si fa soltanto del piccolo cinema. del cinema a scartamento ridotto. Ci sono registi medioeri che si fanno avanti soltanto perché hanno basato la loro carriera sull'abilità a trovare i finanziamenti: io non appartengo certo a questa razza-. — Vuol dire che vorrebbe darsi alla regia anche lei. come tutti? -Mi sembra che se voglio mantenere un rapporto qualsiasi col cinema, potrà essere soltanto in chiave di regia: avevo anclie pronta una sceneggiatura di 400 pagine, sulla storia di Tiberio Mitri. Poi ho fatto un po' di calcoli e mi sono accorto che sarebbe venuto a costare sugli otto miliardi. E non mi sembra il caso: chi me li da otto miliardi, per un 'opera prima'.'-. — Non saprei proprio chi. E allora? ■Allora, non resta che il teatro: il teatro per fortuna non muore e ti da da vivere-. — Non mi sembra che lei. ultimamente, fosse proprio cosi entusiasta del teatro. -La vita è fatta di ripensamenti: anche guando lasci il grande amore, poi lo rincontri, ti accorgi magari di aver sbagliato. E' vero che respingo continuamente il teatro. perché in me cova questo desiderio di smettere, ma è anche vero che appena salgo sul palcoscenico la magia mi riprende e la voglia di recitare anche. E le dirò, mi piace persino'. — Splendido. E fra tanti gusti e disgusti ha magari qualche ambizione particolare, qualche personaggio che le piacerebbe interpretare? Immagino di no. "Invece, si: Amleto. Anche se detto cosi può sembrare estremamente banale: eppure sento che oggi avrei la maturità per reggerlo. E anche il fisico giusto. Il problema maggiore e trovare il regista disposto a offrirli una parte del genere. Forse, potrei andare da Patroni Griffi e dirgli: senti Pcppino, facciamo Amleto-. — Perche proprio Patroni Griffi? ■Perché fra noi c'è sempre stato quel che si dice il feeling: perché lavoriamo insieme in tale sintonia da capirci al volo, senza che lui abbia mai bisogno di spiegarmi niente. Insomma: siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ci sono registi coi quali scatta questo meccanismo e registi coi quali non scatta mai: coi primi, il rapporto è umano, articolato, profondo. Coi secondi.freddo, professionale. — Nessun altro con cui sia scattato il feeling"} • Con Pupi Avati: ho fatto con lui tre film per il cinema e due per la televisione. Ed è nata la stessa intesa sottile e preziosissima: quella grazie alla quale si possono fare grandi cose». — Altrimenti? ■■Altrimenti l'attore può sentirsi strumentalizzato ai limili dell'inverosimile. Quando lavoravo con Strehler, a esempio, c'erano giorni in cui lo amavo pazzamente e giorni in cui arrivavo a odiarlo per come ini insultava. Questi rapporti di amore e odio possono essere stimolanti, ma anche frustrantissimi-. — E ora, dibattuto com'è tra sceneggiatura, regie, teatro e cinema, immagino non avrà progetti precisi. ■Progetti precisi io non ne ho mai: detesto programmarmi. Amo la mia libertà e cerco di salvaguardarla il più possibile. Già l'idea della tournee mi fa sentire in prigione: accetto una cosa se mi piace, purché breve e senza strascichi. Non ho mai volu- to fare contraili a lunga scadenza, né impegnarmi per qualcosa che possa proseguire la stagione successiva. Adoro vivere alla giornata. E detesto sentirmi la catena al collo, esser legato a un carro, qualunque esso sia. Sono un cane sciolto, senza collare-. Donata Gianeri Lino L'upnlicchio, macerato e liirmcntatissimn