Torre Eiffel batte Gioconda

Torre Eiffel batte Gioconda A CENT'ANNI, RECORD DI VISITATORI E ALTRI PRIMATI Torre Eiffel batte Gioconda DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — H castello di nuvole si muove spinto dal vento impetuoso e l'effetto, per contrasto, è che la torre stia precipitando. Odine non se ne preoccupa affatto e mi offre un mazzolino di primule; biondina, occhi verdi, ricamata di lentiggini fin sul naso, ha in capo un berrettino frigio. Ha sette anni ed è stata mandata qui dalla scuola, con un'orda di compagne urlanti, a festeggiare i cent'anni della Torre EiffeL Di sera, in tutta la sua lunghezza protesa all'alto, il monumento annuncia, sfavillante di luce, «100 Ans». intensi ma ben portati. Di giorno è méta d'una folla incalcolabile. Con cinque milioni di visitatori nel 1988, la Tour Eiffel viene poco dopo il Centro Pompidou (7,3 milioni), e prima della reggia di Versailles (3,1 milioni), prima del Louvre (2,7 milioni). Nella nuova struttura, il Louvre è in netta ripresa nella frequentazione turistica ma rimane giustificato il titolo d'un settimanale: «Eiffel batte la Gioconda: 5 a 3...». Anche le cartoline lo documentano. Quelle raffiguranti questo monumento-simbolo dal primo 900 in poi hanno raggiunto il record di cinque miliardi di pezzi. Alcune, quelle emesse per l'inaugurazione e negli anni immediatamente successivi, sono rarità per cartolili, con una quotazione di due, tre milioni di lire caduna. I ciceroni raccontano la storia della torre in undici lingue diverse ogni giorno. Cominciano dicendo dell'idea di un'esposizione universale, nata sul finire del secolo, e di erigere una torre, altissima, come attrazione principale della rassegna. L'idea è di Nouguier e di Koechlin. Quest'ultimo disegna uno schizzo raffigurante un grande pilone costituito da quattro travi a traliccio, distanziate alla base,"e che si ricongiungono in cima. Un altro tecnico di vaglia, Sauvestre, migliora il progetto: collega i montanti e il primo piano con archi monumentali, ideandoli come eventuale ingresso all'esposizione. Gustave Eiffel non è propriamente all'origine del monumento, ma ne porta a termine la realizzazione, con intuito, come ha fatto e farà per molte altre sue opere sparse per il mondo. Alla fine la torre resterà tutta sua, firmata soltanto da lui. In questo centenario, che ben s'inquadra nelle manifestazioni per il bicentenario della Rivoluzione francese, è documentata la febbrile produzione di Gustave Eiffel, dall'ossatura portante della non meno celebre Statua della Libertà, a New York, al viadotto di Garabit. in Francia, sulla linea Marvejols-Neussargues, di un'imponenza spettacolare; dall'Osservatorio di Nizza alla stazione ferroviaria di Budapest, opere ben più utili della Tour, ma non altrettanto popolari. E' un gioco di suggestioni e di sensazioni che si sovrappongono sin da quando la torre venne inaugurata, nel marzo 1889. nel contrasto di interminabili ovazioni e di polemiche di fuoco che ne chiedevano l'immediata demolizione. A un secolo di distanza viene sottaciuto quel "manifesto- di intellettuali che aH'-ìnutile e mostruosa Tour Eiffel- oppc sero una barriera di firme, denunciando come fosse nata «dall'immaginazione mercantile di un costruttore di macchinari» una bruttura che «deturpa irrimediabilmente e disonora Parigi: Tra i firmatari i pittori Meissonnier, Geròme e Bouguereau, il musicista Gounod, il commediografo Sardou, lo scrittore Maupassant. Eiffel se la rideva e quando scomparve, nel 1923, a novantun anni, aveva ancora in mente di sbalordire e parlava di un progetto per un tunnel da costruire sotto la Manica, che riteneva «possibile, fattibile, quasi certo». Non per nulla Eiffel viene volentieri accostato, narrativamente, a Verne e, cinematograficamente, a Méliès, quello, fra l'altro, che per primo mandò sullo schermo le fantastiche immagini d'un viaggio sulla Luna. Protagonisti inquieti ma, soprattutto, anticipatori. Per il cent enario della torre, la Zecca di Parigi ha coniato una splendida moneta da cinque franchi, che già fa ammattire i collezionisti. Al dritto, disegnata da Fredéric Joubert, vi è un'ardita immagine del monumento, visto dai basso, in prospettiva; al rovescio, vi è lo "Schema- della torre in verticale — come appare cioè se la si considera dal vertice — in una raffigurazione di Joachin Jimenez. La moneta è d'oro, con una tiratura di appena 30 mila pezzi; una versione in argento è di 80 mila esemplari. Si può aggiungere che è richiestissima, come le precedenti coniate per la serie «Grandi figure e avvenimenti della storia di Francia». Se tacciono ormai i critici, nel clima festaiolo che avvolge la torre e la imbandiera, vengono dimenticati anche i suicidi che, con maggior incidenza nel primo e nel secondo dopoguerra, prediligevano il monumento per buttarsi giù. E non ci sono sino a ora da segnalare nuovi «pazzi», e dire che sono stati molti, chi animato dall'idea di dare la scalata al monumento, chi di passare sotto i suoi archi con piccoli velivoli. Ad assistere alle celebrazioni di oggi non mancano, curiosamente, due personaggi che pure stanno di questi giorni festeggiando i cento anni, Charlie Chaplin, nato il 16 aprile, e Adolf Hitler, il 20 aprile, entrambi sotto il prorompente segno zodiacale dell'Ariete. Sono dipinti in un colossale "graffito-, a due passi dalla Eiffel, presso la stazione della metropolitana. Una trovata pubblicitaria che ha «sparato» su un muro, il più spazioso della zona, le immagini di coloro che, in un certo qual modo, hanno contribuito a dare un'impronta al secolo. Sembra non manchi nessi; no e la gente, a naso all'insù, scopre Marilyn Monroe, John Wayne, Platini, Einstein, De Gaulle, Churchill, Chaplin, Brigitte Bardot, la regina Elisabetta, Mitterrand, il Papa, i Beatles, Gheddafi, in un'incredibile miscellanea. Da un pullmann, un'infornata di giapponesi corre a fotografare questa sorta di Giudizio Universale: e si sgomitano l'un l'altro alla ricerca di Hirohito. Hitler nella storia della torre è presente, considerando che, occupata Parigi, la visitò come turista il 23 giugno del 1940. E racconto di Arno Broker, allievo di Maillol. che gli fece da guida, è noto. H fuhrer, con l'impermeabile in pelle che gli arrivava alle caviglie, la visiera fin sugli occhi, restò ammirato all'Opera, visitò la Madeleìne, sostò in raccoglimento davanti alla tomba di Napoleone, agli Invalidi, e volle vedere la Torre Eiffel, sullo sfondo della quale si fece fotografare in un'istantanea di Heinzick-Hoffman divenuta storica, n tutto in una città assolutamente deserta. Poi il cicerone si distrae, per qualche ragazzino che gli parla addosso, e toma indietro nel tempo, racconta di quando dalla stazione-radio sulla Eiffel s'intercettavano messaggi cifrati, già nella prima guerra mondiale. E aggiunge: «Fu cosi che vennero scoperti anche quelli di Gertrude Zelle, più nota come Mata-Hari». Renzo Rossotti a moneta, in oro e argento, r i Riti anni dulia Tour Eiffel

Luoghi citati: Budapest, Cent'anni, Francia, New York, Nizza, Parigi