Caccia: nubi sul referendum di Cosimo Mancini

Caccia: nubi sul referendum Il Comitato venatorio (assenti gli ambientalisti) approva la nuova normativa Caccia: nubi sul referendum Depenalizzate tutte le trasgressioni - Ai bracconieri multe a partire da 50.000 lire - Niente tiro al piccione ROMA — E' quasi certo che anche questa volta non si farà il referendum sulla caccia. Il testo della nuova legge è stato discusso, la settimana scorsa, dal Comitato tecnico venatorio nazionale, organo consultivo del governo. Tra breve il disegno di legge finirà in Parlamento e la sua approvazione, che appare scontata, renderà vana la raccolta di firme da parte delle associazioni ambientaliste. La nuova normativa prevede la depenalizzazione di tutti i reati che. oggi, portano i cacciatori davanti al pretore. La selvaggina smette di essere patrimonio indisponibile dello Stato ed "appartiene alla comunità nazionale-. Scompare, in questo modo, il reato di bracconaggio. Sarà anche possibile, gra¬ zie ad una serie di deroghe, sparare nei parchi. Viene abolito, se il testo non subirà ulteriori modifiche, il tiro al piccione; mentre sarà possibile sparare, a caccia chiusa, nei quagliodromi e nei fagianodromi, nati, formalmente, per allenare i cani da caccia. Una volta che il cane ha scovato la preda il cacciatore potrà sparare. Gli stessi cani, se sceglieranno la libertà, saranno declassati a specie domestiche rinselvatichite e potranno essere cacciati, come avviene già in Valle d'Aosta. Per chi trasgredisce la legge sono previste multe i cui valori minimi sono alla portata di tutte le tasche. Ad esempio, chi viene sorpreso a uccidere specie che non è permesso cacciare o lo fa con mezzi non consentiti, è puni¬ to con una multa minima di cinquantamila lire. La sanzione sale a duecentomila lire per chi pratica l'uccellagione che, oggi, è vietata solo in Piemonte, o per chi viene sorpreso a cacciare nei parchi. Anche con la nuova legge sarà consentito usare, come richiami, animali vivi (in Piemonte non è più consentito). Proibito, invece, usare richiami meccanici o elettronici. "Questa legge — dice Silvano Traisci, che rappresenta l'Enpa (Ente nazionale per la protezione degli animali) all'interno del Comitato tecnico venatorio — ci riporta indietro di dodici anni. Alla riunione del Comitato, purtroppo, non hanno partecipato i rappresentanti di tutte le altre associazioni che ne fanno parte di diritto: Italia Nostra, Ltpu, Pro Natura e Vfwf. Hanno deciso di non partecipare alla discussione del disegno di legge poiché era in corso la raccolta di firme per il referendum. In questo modo noi dell'Enpa ci siamo trovati da soli a discutere con i rappresentanti dei cacciatori che, come il senatore comunista Mingozzi, presidente della Federcaccia, sono favorevoli all'approvazione di questa legge presentata dal socialista Cimino, sottosegretario all'Agricoltura". Tra gli articoli di quella che ormai viene chiamata la "legge Cimino", ce n'è uno che va nella direzione del protezionismo ben oltre l'obiettivo degli stessi ambientalisti: è il numero 27, che consente al proprietario di un terreno agricolo di impedire che sia esercitata la caccia nel pro- pio podere. La legge, accortamente, impedisce di cacciare anche allo stesso proprietario, per impedire che possa cedere questo diritto ad altri, in cambio del pagamento di denaro, trasformando il podere in una riserva di caccia privata. "Anche se questa legge non fosse approvata in tempo dal Parlamento — dice Traisci — credo che i referendum non si faranno comunque. E' improbabile che i quesiti, così come sono stati formulati, riescano a superare lo sbarramento della Corte Costituzionale. Per riuscire ad abolire la caccia i protezionisti hanno una sola via: modificare la Costituzione che demanda alle Regioni il potere di legiferare in fatto di caccia". Cosimo Mancini

Persone citate: Mingozzi, Silvano Traisci, Traisci

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Roma, Valle D'aosta