ll «giardino d'Europa» é un colabrodo

Il «giardino d'Europa» é un colabrodo La frutta e ia verdura italiane non reggono all'agguerrita concorrenza di molti Paesi emergenti Il «giardino d'Europa» é un colabrodo Il saldo della bilancia di settore denuncia un calo del 10,8% in valore e del 32,6% in quantità - Fra le cause: alti costi e scarsa promozione Importiamo frutta secca dalla California, cipolle dall'Olanda, castagne dalla Spagna, patate dalla Francia - Il bilancio al Macfrut di Cesena DAL NOSTRO INVIATO CESENA — Nella disastrata bilancia agroalimentare italiana l'unico settore che continua a far segnare un saldo attivo è quello degli ortofrutticoli. Eppure anche qui si comincia a respirare aria di preoccupazioni: l'Italia, infatti, pur essendo il maggior produttore europeo (e il secondo a livello mondiale) sta cedendo terreno alla concorrenza straniera. Vediamo i dati più recenti: lo scorso anno abbiamo esportato circa 27 milioni di quintali di prodotti ortofrutticoli (frutta secca compresa) il che. in termini percentuali, vuol dire un calo del 5,9 per cento rispetto all'anno precedente. Se esaminiamo la situazione sotto il profilo valutario il dato è appena più confortante: c'è un aumento, ma solo del 2.5 per cento; il che significa una crescita di appena 68 miliardi (da 2684 dell'87 a 2752 dell'88). Dall'altra parte ci sono le importazioni, sempre più ag¬ gressive. Gli oltre 15 milioni di quintali acquistati sui mercati esteri nell'87 sono diventati quasi 18 lo scorso anno, con un aumento del 18,2 per cento. Significativo anche l'aumento dei valori monetari, passati da 1294 miliardi a 1514; il che corrisponde al 16,9 per cento in più. Il saldo della bilancia infine parla di un calo del 10,8 per cento in valore e del 32,6 per cento in quantità. Sono cifre che cominciano a far paura anche perché, tanto per dare un esempio, riusciamo ad esportare solo il 4 per cento dei nostri agrumi, mentre la Spagna ci surclassa con un volume di export che tocca il 50 per cento della sua produzione nazionale. La linea di tenuta deli'ortofrutta italiana comincia ad assomigliare a un colabrodo, importiamo frutta secca dalla California, dalla Turchia e dalla Spagna; cipolle dall'Olanda e dai Paesi dell'Est; castagne ancora dalla Spagna, patate dalla Francia, olive dalla Grecia; senza contare la frutta fresca, che arriva un po' da tutte le latitudini (più 10,3 per cento in un anno) e quella tropicale, che ha fatto registrare un vero boom salendo del 44,2 per cento in quantità e del 38,9 per cento in valore. Perdiamo sempre più competitività, un po' per i costi di manodopera, che incidono all'80 per cento sul prezzo del prodotto ma anche por la carenza di ricerca sulla mani¬ polazione genetica o per la semplice selezione di nuove colture più remunerative Sintomatico è il caso delle arance: continuiamo a produrre varietà la cui caratteristica è quella di avere una buccia che pesa un terzo dell'intero frutto, con l'unico risultato di allontanare sia i consumatori stranieri sia quelli nazionali. -Afa in Italia — dice Quinto Agostini, presidente del -.:: Jacato importatoriesportatori ortofrutticoli — manca soprattutto una adeguata politica per la promozione dei prodotti all'estero. Ci troviamo a dover competere con Paesi che hanno budget per l'incentivazione di mercato dieci volte superiori ci nostro- ■■Basti pensare — aggiunge Agostini — che per ogni prodotto necessita, per una corretta promozione, di una spesa pari a circa il 2-3 per cento del fatturato, quindi, poiché il fatturato dell'ortofrutta e di circa 3500 miliardi, una valida operazione promozionale dovrebbe vederne impegnati non meno di 50. mentre non se ne spendono più di sette- La situazione è all'ordine del giorno di •■Macfrut». la più grande ra.ssepna di setto¬ re italiana che si svolge a Cesena e si propone come momento di analisi e come occasione per tracciare linee ope rative e strategie destinate a orientare il futuro dell'ortofrutta. Un momento importante anche in vista del 93 quando i rapporti di scambio saranno improntati a criteri nuovi, meno vincolanti desìi attuali. E c'e da dire che questa nuova tappa del processo di integrazione fra le diverse economie dei Paesi Cee è vista con u..a certa preoccupazione dai produttori ortofrut ticoli italiani Bisogna osi-olutamente re cuperare la competitività sui mercati internazionali, un'ulteriore caduta in questo comparto dell'aizroaJimentare sarebbe un prezzo che il nostro Paese non si può ceriarnent epermettere, anche porche si tradurrebbe in una crisi a catena per tutta una serie di settori di estrema Importanza: dai trasporti alla trasformazione Vanni Cornerò mi I I i mi i III1 lllllllli—IW'PH' .v-'X^Mife^*^- <-AW*im '.^Kk'fl*'-*. Le macchine aiutano ad usare meno prodotti chimici: eccone una nelle campagne californiane che combatte gli insetti nocivi della lattuga con un sistema sotto-vuoto (Foto Fublifuto)

Persone citate: Agostini, Quinto Agostini, Vanni Cornerò