Testori: con lui ho perso un fratello e un maestro

Testori: con lui ho perso un fratello e un maestro Testori: con lui ho perso un fratello e un maestro I ricordi di Strehler, Squarzina, Ronconi, Scaparro Cosi alcuni esponenti dei mondo teatrale che hanno lavorato in questi anni con Parenti, commentano la scomparsa dell'attore. Giovanni Testori: 'Oggi mi sento più solo perché ho perso un fratello. Mi preme ricordare che il nostro sodalizio, soprattutto per merito suo, ha lasciato qualche cosa al teatro. Di piccolo o grande non importa, ma di autentico. Mi preme ricordare la sua umanità, la sua umiltà, la sua natura schiva e la sua luminosa grandezza di interprete. Franco era un facitore, un maestro del teatro, un intellettuale senza paludamenti dell'intellettuale, un teatrante senza protezioni, senza potere. Un uomo puro che sapeva trasmettere verità, cuore, coscienza. Una grande anima. Ci conoscevamo da sempre. Lui spesso mi sollecitava' "Scrivi per me", ma io tergiversavo. Una sera l'ho visto nella Moscheta di Ruzante, era il 1971... Lui recitava in modo sublime, cosi, a fine spettacolo, salii in camerino e gli dissi: 'Franco ci siamo. Scriverò un Amleto per te". Qualche mese più tardi cominciammo le prove, ('Amleto si era trasformato in Ambleto. prima tappa di quella che sarebbe diventala la mia trilogia. Quando lo spettacolo fu pronto, come sempre, non trovammo un teatro disposto ad ospitarlo — e una sorte che perseguita tutti i miei testi. Cosi, girando per Milano, scovammo un cinema abbandonato e ci salto in testa di chiederlo in gestione. Era in via Pier Lombardo-. •Insieme abbiamo lavorato per anni: lui capiva i miei momenti di disperazione, io i suoi; eravamo in sintonia. Nella mia riscrittura dei Promessi Sposi lui è il maestro che insegna a una compagnia di teatranti scalcinati, soli, falliti. Nella vita noi siamo quei teatranti. Lui e quel maestro-. Giorgio Strehler: -Con Franco Parenti scompare un pezzo della nostra vita, della nostra giovinezza, del teatro del mondo, non solo di quello italiano. Scompare un attore unico e straordinario. Scompare un uomo esemplare, un amico al quale sono stato legato da vìncoli di stima, d'arte e di cuore, in un modo che pochi possono immaginare. Il teatro italiano non ha dato a questa sua creatura quello che meritava. Cosi come succede spesso ai migliori. Egli lascia un vuoto, un grande vuoto non solo come "commediante"ma come intellettuale, tre un mondo sempre più vuoto di figure alte, limpide e schive dei fatui fuochi della pubblicità e della pochezza che riempiono il nostro oggi-. Luigi Squarzina: 'Franco Parenti è stato un grande provocatore. Un uomo di teatro che ha sempre rischiato in imprese non convenzionali, non conformiste. Con il suo Pier Lombardo è stato davvero uno dei pochi luoghi teatrali milanesi non sottoposti all'onnicomprensiva tutela del Piccolo. Franco e stato un uomo "contro" e nella sua comicità ha espresso con instancabile aggressività la sua opposizione al potere. Questo mi pare il giudizio più bello e più giusto per un attore come Parenti. Con lui ho lavorato alla fine degli Anni 50 in un periodo bellissimo, entusiasmante, quando ancora il teatro non era sommerso dall'ufficialità e dal conformismo di oggi. Avevamo le stesse idee, la medesima sensibilità, l'identica insofferenza. Lo chiamai nel '58 quando allestii Misura per misura di Shakespeare. Subito dopo, nell'estate del '58, allestii J.B. di Archibald McLeish, protagonisti una coppia di clown: Parenti era il clown-diavolo, Mario Feliciani il clown-dio. C'erano Olga Villi e due giovani attori: Luca Ronconi e Corrado Pani. Un paio di anni più tardi, al Valle di Roma, ci fu la turbolenta messa in scena del mìo testo La romagnola. dot>e Parenti interpretava un fascista repubblichino. Un personaggio grottesco e insieme comico. Vennero i fascisti in sala e Parenti fu bersagliato di pomodori, ci furono tafferugli, constestazioni e alla fine dovemmo sospendere le repliche-. Luca Ronconi: 'Ricordo che lui mi ha aiutato nel mio esordio di attore alla fine degli Anni 50. In molti dicono che avesse un carattere difficile, ma con me è stato generoso. A quel tempo era uno dei pochi attori colti che sapesse insegnare. L'ho visto in scena l'ultima volta a Parigi nella Grande magia di Eduardo; ma erano tanti anni che non passavamo più una serata insieme. Peccalo-. Maurizio Scaparro: - C/re grande uomo di teatro di cui vorrei ricordare soprattutto la dedizione totale all'arte teatrale, il rigore scomodo delle scelte, la capacita di non concedersi mai al mercantilismo-. r. S.

Luoghi citati: Milano, Parigi, Roma