Parenti, l'attore che amò il rischio di Masolino D'amico

Parenti, l'attore che a Lutto nel mondo del teatro: ieri, a 68 anni, è morto un grande protagonista della nostra scena Parenti, l'attore che a Il primo successo, nel '51, col personaggio di Anacleto il gasista, poi gli spettacoli con Fo, l'esperienza al Piccolo e allo Stabile di Torino - L'incontro con Testori e la fondazione del «Pier Lombardo», un teatro che cambiò la vita culturale di Milano MILANO — Ieri, in una stanzetta dell'ospedale San Raffaele, è morto Franco Parenti, 68 anni, ucciso da un tumore ai polmoni. Erano le 15,30. Gli stavano vicino il fratello, i due figli, Lucilla Morlacchi e André Ruth Shammah con cui, 17 anni fa, aveva rondato il teatro Pier Lombardo di cui era anche direttore artistico. Lo scorso gennaio l'attore aveva iniziato le prove del -Processo-di Kafka, ma aveva dovuto interromperle. La debolezza, le analisi, la sentenza dei medici. Parenti era nato a Milano il 7 dicembre 1921. Questa mattina nel teatro cui ha donato gli ultimi 17 anni della sua vita, Franco Parenti riceverà l'addio del suo pubblico. Poi, domenica, i funerali con il rito laico. Per l'impegno, per la passiotic, per la coerenza, per la vastità e per la varietà delle scelte, la carriera artistica di Franco Parenti ha pochi con/rotiti in Europa. Anche poche righe basteranno a darne un 'idea. Parenti nasce a Milano nel 1921. si diploma all'Accademia dei Filodrammatici, dove incontra Giorgio Strehler. Entra in compagnia (MerliniCialentei, quindi si lega al movimento -Corrente- di Ernesto Treccani e con un gruppo animato da Paolo Grassi propone in una saletta testi di autori nuovi, come lo stesso Treccani. Roberto Rebora, Beniamino Joppolo. Chiamato in guerra, è inter¬ nalo in Germania, toma nel '45 e partecipa ai Piccoli borghesi di Gorkij, lo spettacolo da cui nascerà il 'Piccolo Teatro': Parenti ne farà parte della fondazione (primavera 1947). Ma non desiderando ancora fossilizzarsi in una struttura stabile — non sentendosi ancora completo come attore—se ne va dopo avere recitato in alcuni spettacoli, alla ricerca di esperienze completamente diverse, e tenta la rivista, prima con Macario, poi scendendo di categoria, ma trovando una grande maestra, con Pina Remi. Qui diventa anche autore di sketches, e un suo personaggio, Anacleto il gasista — un po' un antecedente di Cipputi — diventa popolarissimo alla radio. A questo punto (1951) c'è l'incontro con Dario Fo e poi con Giustino Durano, ne nasceranno le riviste II dito nell'occhio e Sani da legare (1954), due grandi successi e il lancio di una comicità di tipo nuovo, per di più impegnata politicamente, fatto inaudito dato il qualunquismo da sempre imperante nel varietà. Scioltosi il gruppo, Parenti ridiventa attore 'serio-, e mette in scena testi di Contarelli, di Betti e di Ugo Pirro, oltre che di Ionesco. Va al Teatro Stabile di Genova con Squartino (del quale interpreta La romagnola;, e quindi per tre memorabili stagioni allo Stabile di Torino, dove incontra Gianfranco De Bosio, col quale affronta il Ruzante, l'Alfieri, Goldoni, e soprattutto il Brecht della Resistibile ascesa di Arturo UL Nel 1963 si im- barca in un'altra avventura, tentando di realizzare per la prima volta un sogno che è andato formulando, quello di un teatro legato a una città particolare, affrancato dalla necessità di viaggiare, atavica per i comici italiani. Diventa cosi direttore del Teatro Stabile di Palermo, e vara un programma culminante col Don Giovanni di Molière, adattato da Brecht per la regia di Benno Besson. Ma un incendio distrugge il teatro palermitano. Parenti cambia pelle ancora una volta, e trascorre due annate con Eduardo, del quale interpreta una novità, Dolore sotto chiave, e col quale recita in Uomo e galantuomo. Seguono ingaggi a Bologna, e un ritorno al Piccolo; prende corpo infine l'impresa alla quale Franco Parenti resterà definitivamente legato, quella cooperativa insediata al Teatro Pier Lombardo di Milano, con la quale l'attore realizza finalmente il suo obiettivo di un centro culturale polivalente saldamente collocato in una città e ad essa fornitore di un servizio che non si esaurisce con gli spettacoli. La regista Andrée Ruth Shammah è al suo fianco dalla fondazione, e fra i circa 30 lavori allestiti dal 1972 ad oggi, bisognerà ricordare almeno quelli legati al nome di Giovanni Testori (Ambleto, Macbetto, Arialda, Edipus,); fra gli altri autori figurano Molière, Nestroy, Cechov, il Ruzante, Feydeau, Shaw, Shakespeare. Questo arido curriculum basta a mostrare come Franco Parenti sia stato sempre, direi programmaticamente, un attore 'moderno-. Lo fu nella sua ricerca di un rapporto continuativo con un pubblico preciso, lo fu nella sua concezione del teatro come servizio sociale, consistente nella presentazione e nella discussione di idee rilevanti. Lo fu anche come artista, vedi la sua caratteristica, sistematica rinuncia ai trucchi e all'esibizionismo dell'istrione in cambio della chiarezza. Le grandi armi di Parenti attore furono la precisione del gesto e della voce (vedi il suo rapporto con i dialetti, il veneto del Ruzante e soprattutto il lombardo di Porta e di altri), unite a un'intensità raggiunta quasi a dispetto di un distacco dai personaggi che teneva presente la lezione di Brecht. La vocino nasale di Parenti era penetrante come un raggio laser; la sua figurelta minuta non passava inosservata in scena nemmeno per una frazione di secondo. Parenti possedeva il magnetismo degli attori sommi, e non sapevi di dove gli venisse. Fu istruttivo vederlo vent'annifa, per esempio, in uno spettacolo, peraltro abbastanza sgangherato, Timone d'Atene al Piccolo, con la regia di Marco Bellocchio, recitare accanto a un attore che di lui era l'opposto in tutto, il geniale, istintivo Salvo Rondone, mostro sacro della scena se mai ce n'è stato uno. Accanto a Parenti, Rondone sembrava un gigante continuamente punzecchiato da una Mosca insistente e indomabile. E certo il filosofo pessimista e malmostoso Apemanto era un personaggio ideale per Parenti, almeno quanto il protagonista del Misantropo, o come il non dimenticato cammeo dell'Azzeccagarbugli manzoniano nei Promessi Sposi televisivi. Franco Parenti fu umile verso il suo lavoro, e giustamente ambizioso nelle mete che si prefisse. Di queste ebbe la fortuna di raggiungerne parecchie; e noi, quelli di vederglielo fare. Gliene resteremo grati per sempre. Masolino d'Amico — — 1 —~—™—™—™— M^^^M^— — 1 Franco Parenti in una delle sue ultime interpretazioni, «I Promessi Sposi alla prova» di Testori