«I due ingegneri italiani rapiti da banditi comuni»

«I due ingegneri italiani rapiti da banditi comuni» Intervista con l'ambasciatore a Bogotà: non sono stati i terroristi «I due ingegneri italiani rapiti da banditi comuni» «Ora chiederanno il riscatto» - Una telefonata rivendica il sequestro: «I prigionieri stanno bene» Ieri una telefonata all'ufficio stranieri di Medellin: "Quei tre uomini li abbiamo rapiti noi, stanno bene. Ci rifaremo sentire". Niente di più: nessuna firma, nessuna richiesta. Poi è tornato il silenzio sui tecnici sequestrati in Colombia, i due ingegneri italiani della ditta -Tomo». Mario Accurso e Roberto Roascio e un loro collega spagnolo Francisco Puja. In realtà, sono giunte altre rivendicazioni ma nessuna ritenuta credibile: "Sciacalli, mitomani-, spiegano le autorità. Ne arriveranno altre, tutte piste da non seguire. Al telefono l'ambasciatore italiano a Bogotà, Filippo Annaso, spiega però una nuova tesi, la stessa sostenuta dagli inquirenti. I terroristi non c'entrano, i guerriglieri antigovemativi neppure. "Sono andato a Medellin, sotto quelle montagne. Ho parlato con la gente che ha visto, con i compagni di lavoro dei nostri connazionali, con chi indaga. Adesso l'impressione è un 'altra: il sequestro è opera di una banda di delinquenti comuni. L'hanno fatto per estorsione, hanno bisogno di soldi. Non è la prima volta che capita-. A quando risalgono gli altri episodi? -Ci sono stati parecchi casi. Io ricordo la brulla avventura toccata ad uno svizzero l'anno scorso e mi sembra che nell'85 la stessa cosa capitò anche ad un altro italiano, ma non ero ancora qui a Bogotà. Di solito i rapitori chiedono il riscatto ali 'azienda per la quale lavorano i loro prigionieri. Fortunatamente qui le autorità difficilmente bloccano le operazioni di pagamento-. Però la banda non ha ancora avanzato pretese. -Lo farà, lo farà. Può passare una settimana, quindici giorni. Non ha fretta quella gente li. Purtroppo c'è da temere che anche per il rilascio si dovrà attendere parecchio». La Colombia e attraversata dalla violenza. Quanto rischiano Roascio. Accurso e Puja? -Dobbiamo certamente essere preoccupati, ma non credo vi siano pericoli per la loro vita. Abbiamo già una buona notizia, la polizia ha ritrovato l'auto usata per il rapimento e nella vettura non ci sono tracce di sangue. Certo, se le forze dell'ordine dovessero scoprire il rifugio della banda e optare per un'azione di forza ci sarebbe il rischio di un conflitto a fuoco, ma è un'ipotesi che mi sento di potere scartare. L'ambasciata è in stretto contatto con gli investigatori colombiani e i nostri rapporti con le autorità locali sono buoni: io continuo a raccomandare la prudenza. Nella mia visita a Medellin ho parlalo con i compagni di lavoro dei rapiti, li ho trovati tranquilli, sereni. Con i sentimenti e la forza di chi e abituato a probabili inconvenienti di questo tipo. Ho domandalo loro se avevano bisogno di aiuto, di assistenza: mi hanno risposto di no, dicendomi che avrebbero continuato a lavorare-. C'è molta più tensione in Italia fra i familiari dei due ingegneri della Tomo. Ieri il generale Edmondo Accurso. padre di Mario, da Roma, attraverso un'emittente radio di Medellin ha rivolto un appello ai banditi: "Lasciate in liberta mio figlio, lui ama l'America del Sud dove lavora da undici anni. Mia moglie non smette di piangere da quando ha appreso la notizia del sequestro di Mario-. A Milano la moglie di Roberto Roascio ha abbandonato la sua casa e si è trasferita da amici. "Ha bisogno di molta tranquillità — hanno detto alcuni parenti —, per il momento preferisce non parlare con nessuno. E' ancora sotto choc e aspetta notizie dalla Colombia-. Nessuna dichiarazione dai responsabili dell'ufficio lombardo dell'impresa di costruzioni Tomo. Sempre ieri la sezione italiana dell'Interpol ha preso contatto con la sezione di Bogotà chiedendo informazioni sul sequestro e garantendo la disponibilità a collaborare nelle indagini. Da qualche tempo i collegamenti tra le force di polizia dei due Paesi si sono rinsaldati e hanno recentemente portato alla consegna, da parte delle autorità colombiane, di due trafficanti di droga che erano da tempo ricerca... in Italia e che si erano rifugiati nello stato dell'America del Sud Dario Cresto-Dina