Vacilla la legge Berlusconi

Vacilla la legge Berlusconi I network rischiano l'oscuramento se le Camere non varano la riforma Vacilla la legge Berlusconi Un pretore alla Consulta: illegittima la trasmissione nazionale in contemporanea dei programmi su videocassette - La Corte ha più volte lasciato intendere di condividere questa tesi ROMA — La «legge Berlusconi» ha i giorni contati il pretore di Varazze, nel corso di un processo penale promosso su denuncia dell'Anti (Associazione nazionale tv indipendenti), si è rivolto alla Corte Costituzionale accusando di illegittimità le disposizioni che hanno consentito ai network privati di continuare a trasmettere in contemporanea in tutta Italia programmi preregistrati su videocassette. Se il Parlamento non interverrà subito con una nuova completa revisione del sistema radio-televisivo che tuteli il pluralismo delle emittenti, la normativa dell'84 sarà definitivamente cancellata entro l'estate dalla Consulta (la Corte, non avendo più arretrato, adotta infatti le sue decisioni in pochi mesi). Ciò comporterebbe l'oscuramento dei ripetitori di tutti i network privati, e non solo quelli del gruppo Fininvest (Canale 5, Italia 1 e Rete 4). Le forze politiche dovranno quindi affrettare i tempi dei loro lavori per giungere al definitivo varo della riforma messa a punto dal ministro delle Poste Mammì che, dopo quasi un anno di discussioni, non è stata ancora votata neppure dal Senato. E in ogni caso do¬ vrebbe poi affrontare l'esame dì Montecitorio dove si annuncia però un'opposizione ancor più massiccia soprattutto da parte di comunisti e radicali. Ma con le nuove tecnologie (satellite e tv a pagamento) e i nuovi assetti industriali (acquisto da parte di De Benedetti del gruppo L'Èspresso-Repubblica) il problema rischia di complicarsi. Se le Camere non risolvessero nel giro di pochi mesi questo «nodo» che si trascina ormai da ben 15 anni, sarebbe inevitabile l'incostituzionalità dell'attuale legge Berlusconi. Lo ha più volte lasciato intendere la stessa Corte e il suo presidente Francesco Saja. Nell'ultima sentenza del 14 luglio '88 la Consulta, dopo aver stabilito che la normativa dell'84 è solo 'provvisoria', ha infatti lanciato un ultimatum a governo e Parlamento a far presto. Solo per questo motivo è stata salvata in extremis la legge Berlusconi. In quell'occasione la Corte ha ritenuto legittimo il monopolio Rai fino alla completa revisione del sistema radiotelevisivo nel nostro Paese. Ma ha bocciato l'ipotesi dì un duopolio RaiBerlusconi ventilata nell'originario progetto di legge Mammì: -Il pluralismo in sede nazionale non potrebbe in ogni caso considerarsi realizzato dal concorso tra un polo pubblico e un polo privato che sia rappresentato da un soggetto unico o che comunque detenga una posizione dominante nel settore privato*. In proposito i giudici della Consulta hanno precisato che dovrà essere in ogni caso assicurata l'effettiva tutela del pluralismo dell'informazione, *che va difeso contro l'insorgere di posizioni dominanti o comunque preminenti, tali da comprimere sensibilmente questo fondamentale valore*. 'Simili posizioni — ha scritto la Corte — possono verificarsi sia in ciascuno dei singoli setlori del sistema radiotelevisivo, sia attraverso connessioni e collegamenti anche indiretti di mero fatto. E' inoltre possibile che siano attuate con varie forme di collegamento tra le predette imprese e quelle che abbiano una presenza rilevante in settori diversi da quello dell'informazione*. Su queste linee dovrà ora muoversi il Parlamento. La nuova legge dovrà anche contenere limiti e cautele per impedire •la formazione di posizioni dominanti lesive dell'articolo 21 della Costituzione. Infatti il legislatore dovrà garantire per l'emittenza privata il massimo di pluralismo esterno per soddisfare, attraverso una pluralità di voci concorrenti, il diritto del cittadino all'informazione'. A riaprire la vicenda è stato il pretore di Varazze che, proprio alla luce dei principi affermati nella sentenza n. 826 della Corte, ha ritenuto non manifestamente infondata l'eccezione di incostituzionalità dell'articolo 195 del codice postale del '73 e dell'articolo 3 della legge Berlusconi. Motivo: si determinerebbe •un'ingiustificata disparità di trattamento — così si legge nell'ordinanza giunta ieri alla Consulta — tra l'attività dei networks che di fatto operano a livello nazionale, pur essendo tale attività riservata allo Stato, e quella delle emittenti locali, posto che tale disciplina, pur essendo transitoria e benché di fatto divenuta definitiva grazie all'inerzia del Parlamento, non ha introdotto le garanzie atte ad evitare una concentrazione monopolistica od oligopolistica dei mezzi di comunicazione, così da assicurare il pieno rispetto del; l'articolo 21 della Costituzione*. Pierluigi Franz

Persone citate: Berlusconi, De Benedetti, Francesco Saja, Mammì, Pierluigi Franz

Luoghi citati: Italia, Roma, Varazze