«Antitrust» per l'informazione C'è l'accordo sul tetto del 20% di Maria Grazia Bruzzone

«Antitrust» per l'informazione C'è l'accordo sul tetto del 20% Via libera della maggioranza agli emendamenti sulla nuova legge tv «Antitrust» per l'informazione C'è l'accordo sul tetto del 20% II limite del fatturato sale al 25% per gli editori puri - Mammì: presto un solo canone televisivo ROMA — Via libera delia maggioranza alla nuova legge sull'emittenza televisiva. Chiuso il ciclo di vertici fra i partiti di governo, si apre l'iter parlamentare sul testo completo di tutti gli emendamenti, un percorso che non si preannuncia facilissimo. Positivi i commenti dei socialisti. Il portavoce della segreteria psi Ugo Intini definisce l'accordo 'molto utile'. Ma il ministro Mammì rifiuta di fare prevsioni sui tempi del dibattito che comincerà il 4 maggio prossimo in commissione al Senato. I comunisti annunciano infatti un'opposizione dura 'L'ennesima ipotesi di accordo di governo sulla regolamentazione del sistema radiotelevisvo non solo non migliora le bozze precedenti ma addirittura le peggiora', è il primo commento di Vincenzo Vita, responsabile delle comunicazioni di massa del pei. Nell'incontro di ieri rappresentanti della coalizione di governo hanno definito due aspetti rimasti in so-speso: la nuova norma antitrust il cui scopo è evitare il formarsi di «posizioni dominanti- nell'intero campo dell'informazione e dei mass media, e il meccanismo di assegnazione delle risorse alla Rai. La nuova norma antitrust prevede che che non si possano realizzare concentrazioni nelle mani di un solo soggetto o gruppo che superino la soglia del 20 per cento delle risorse complessive del settore dell'informazione. Il limite — ha spiegato Mammì — viene elevato al 25 per cento nel caso in cui il soggetto o gruppo interessato realizzi entrate nel settore delle comunicazioni di massa per almeno 2/3 dei propri introiti complessivi (in pratica è scio il caso della Rai). Nel calcolo di queste entrate, che nell'anno in corso ammontano a 18 mila miliardi di lire, bisognerà considerare tutto, vendite e abbonamenti di quotidiani, periodici e libri, vendita di videocassette, ricavi pubblicitari e incassi delle sale cinematografiche, contributi pubblici (dal canone tv alle provvidenze previste dalla legge sull'editoria). 'Questa norma va ad integrare quelle già esistenti in tema di antitrust', ha precisato il ministro riferendosi sia agli articoli previsti dal disegno Ji legge, sia alle disposizioni antitrust in vigore nel settore della carta stampata. "Allo stato attuale delle cose — ha aggiunto Mammà — in Italia non esistono situazioni che prefigurano violazioni della norma che abbiamo stabilito. Ma se due grandi gruppi oggi volessero unirsi non potrebbero farlo*. Per quanto riguarda le risorse della Rai, è stato definitivamente superato il meccanismo del «50 e 50» che sanciva il duopolio di fatto fra reti pubbliche e private. Sarà il governo a stabilire ogni anno, sulla base delle indicazioni che gli fornirà il garante unico, la previsione di aumento del mercato pubblicitario in base al quale sarà definito il tetto pubblicitario della Rai. n governo, ha spiegato Mammì, -non avrà alcun potere discrezionale nell'indicazione della cifra', n nuovo meccanismo dovrebbe entrare in vigore nel 1990. Per il 1989, Mammì ha ricordato che la competenza resta alla commissione parlamentare di vigilanza. Ma non è escluso che, per trovare una soluzione al pesante deficit accumulato dal servizio televisivo pubblico il ministro delle Poste incontri nei prossimi giorni i vertici della Rai e dell'In. Nei prossimi giorni verrà anche discussa la richiesta di aumento del canone di abbonamento (eventualità che il ministro delle Poste esclude a breve scadenza). I tempi invece, dovrebbbero essere più stretti per quanto concerne l'unificazione del costo di abbonamento, oggi diviso fra b/n e colore. Mammì ha detto che su 14 milioni di abbonati, 4 milioni pagano la quota per il b/n: 'Si tratta di entrate che bisogna recuperare*. Il ministro ha precisato che la legge non conterrà norme specifiche per le cosiddette «pay-tv», le reti televisive private ricevibili in cambio di un pagamento mensile, alle quali si sono detti interessati Mondadori e Cardini. «La legge — ha detto ancora il ministro — è neutra rispetto olfatto che i costi di queste televisioni vengano coperti con la pubblicità o con gli abbonamenti*. In pratica le reti di tv a pagamento che potrebbero nascere in Italia ricadranno nelle norme della nuova legge. Con tutti i limiti previsti, a cominciare dal divieto di possedere più di tre reti. Nessun articolo aggiuntivo è poi previsto per quanto riguarda il satellite a diffusione diretta, un mezzo che non rientrerebbe in questa normativa in quanto non utilizza quelle «risorse limitate» che sono le frequenze terrestri. «Su questi nuovi mezzi e in particolare per il satellite si rivelerà utile la nuova norma antitrust* commenta Intini.soddisfatto per l'accordo trovato «su una questione sulla quale si era cominciato a discutere fin dall'inizio*. Un giudizio non condiviso dal pei che verso il nuovo articolo di legge anticoncentrazioni scaglia le sue frecce più appuntite. 'Non ha senso utilizzare come unità di misura l'ammontare dei fatturati, notoriamente di difficile verifica — dichiara Vita —. Basta fare un po' di conti per capire l'assoluta infondatezza del meccanismo previsto*. Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: Italia, Roma