«Bush ha paura dell'Europa»

«Bush ha paura dell'Europa» Sui missili corti la stampa americana critica il Presidente «Bush ha paura dell'Europa» «Una volta autonoma sul piano politico e militare sarebbe un concorrente per gli Stati Uniti» • Ma Sonnenfeldt difende la Casa Bianca: «Bonn e altr Paesi sottovalutano la minaccia nucleare sovietica» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Dietro il rifiuto Usa di negozia;e la riduzione delle armi tattiche non si nasconde tanto il timore di consegnare la Nato in ostaggio alla superiorità militare del Patto di Varsavia, quanto quello di venire danneggiati dalla sempre maggiore integrazione Cee e da un'eventuale unificazione delle due Europe. Sebbene sia ancora lontana, gli Stati Uniti non vogliono un'autonomia politicoeconomica dell'Europa, Est incluso, perché porrebbe fine alla sudditanza degli alleati nei loro confronti — e a quella dei Paesi dell'Est verso l'Urss — seppellendo il bipolarismo e il predominio americano su scala mondiale. -L'Europa nuovissima-, come l'ha chiamata ieri il New York Times, di cui si scorgono i semi nella convergenza tra Kohl e Gorbaciov, fa paura a Washington, che la ritiene contraria ai suoi interessi. Questa l'analisi fatta negli ultimi giorni dagli «opinion makers» americani, mass media e studiosi che in maggioranza — nella polemica sulle armi tattiche — si sono schierati contro Washington, dunque per Bonn. E' un fatto nuovo: in precedenza, l'establishment culturale Usa aveva sempre spalleggiato la Casa Bianca. Nel confronto con Kohl, Bush ri- schia di restare isolato. Il Washington Post l'ha accusato di -abdicare al cornando dell'Alleanza Atlantica- col suo rifiuto al dialogo; il New York Times lo ha esortato a -seguire il doppio binario-, a procedere cioè in parallelo ai negoziati e all'ammodernamento delle armi tattiche; il Philadelphia Enquirer lo ha invitato ad accettare il riawicinamento delle due Europe. Oggi, lo ha ammonito il «columnist» Hodding Carter, sono gli Usa che sembrano volere la guerra fredda. La denuncia più esplicita è venuta dallo specialista in affari europei del War College, l'Accademia Militare di Washington, Stephen Szabo, in una provocante intervista al New York Times, in parte avallata da un anonimo, alto funzionario del Dipartimento di Stato, si suppone il sottosegretario Lawrence Eagleburger. «Siamo franchi — ha detto Szabo —: Stati Uniti, Inghilterra e forse anche Francia in Europa sojio per lo status quo, che ha conservato la pace per 40 anni, tenuto sotto controllo i tedeschi, creato prosperità. Ma noi americani non abbiamo esattamente sofferto della divisione europea-. -Se invece il bipolarismo si frammenta — ha proseguito lo studioso — la nostra posizione politica e militare in Europa s'indebolisce. Veniamo a perdere buona parte del nostro potere sulla Cee proprio alla vigilia del Mercato Unico-. Al contrario la Germania, ha terminato Szabo, trarrebbe ogni vantaggio politico ed economico dalla -nuovissima Europa-. Nelle dichiarazioni al New York Times, l'alto funzionario del Dipartimento di Stato non ha contestato l'analisi degli «opinion makers- sui motivi della frattura Washington-Bonn. Ha affermato invece che «i politici tede¬ schi paiono credere che il nuovo mondo sia già arrivato... mentre per ora esiste solo a livello emotivo e intellettuale-. Ciò che Gorbaciov propone è una cosa, ha concluso, ma la realtà è un'altra: •/ tedeschi vedono il bicchiere mezzo pieno, noi lo vediamo mezzo vuoto-. Ufficialmente, la Casa Bianca nega tuttavia che il suo veto a Bonn sulle armi di teatro abbia un fine diverso dall'equilibrio delle forze tra Nato e Patto di Varsavia. Il portavoce Fitzwater ha dichiarato che -la riduzione delle armi convenzionali ha la precedenza su lutto-. I «columnist- Evans e Novak hanno attribuito a Bush un duro commento: -E' un punto su cui né Kohl né alcun altro riusciranno mai a piegarmi-. Helmut Sonnenfeldt, uno dei massimi esperti Usa dell'Europa, da noi raggiunto per telefono a Parigi durante una riunione Nato, ha criticato Szabo e gli altri «opinion makers». -Gli Stati Uniti non si oppongono all'integrazione Cee né all'unificazione delle due Europe, peraltro remota, anche se presentarlo entrambe qualche problema per noi: non a caso, i giorni scorsi Bush ha compiuto imEnnio Caretto (Continua a pagina 2 in prima colonna)