Siderurgia, il decreto approvato alla Camera di Emilio Pucci

Reviglio lancia l'allarme «L'Enimont non decolla» Reviglio lancia l'allarme «L'Enimont non decolla» ROMA — L'Enimont, 11 colosso della chimica nato per fronteggiare la grande sfida intemazionale, rischia il naufragio per «i tempi lunghi della politica italiana*. A dare l'allarme è stato ieri il presidente dell'Eni, Franco Reviglio, dopo aver illustrato ai giornalisti i risultati record del bilancio '88 dell'ente petrolifero (utUe lordo di 1748 miliardi, più del doppio sull'87; utile netto di 1316 miliardi, più 86 per cento sull'anno precedente). I conti Eni vanno dunque a gonfie vele e in tutti i comparti di attività. A turbare i sonni di Reviglio c'è solo la vicenda Enimont. Il «matrimonio del secolo» tra l'Enichem e la Montedison di Cardini al momento è un accordo fantasma. Senza i conferimenti degli impianti, la nuova società resta solo sulla carta. Questi conferimenti, ha ricordato Reviglio, devono esser fatti entro il 30 giugno e, per rispettare il termine, «é necessario cominciare entro pochi giorni». L'holding petrolifera pubblica è pronta all'operazione. La Montedison non sembra invece disposta, almeno fino a quando il Parlamento non approverà la legge sugli sgravi fiscali per le fusioni societarie. Il provvedimento è all'esame della Camera e se non avrà via libera in tempi rapidi, ha detto Reviglio, "nascerà un problema*. E, di fronte a questo problema, come si comporterà l'azionista pubblico? Reviglio ha risposto alla domanda facendo presente che l'Eni, comunque vada, è garantito dal contratto stipulato con la Montedison. Ma il mancato decollo del colosso chimico sarebbe un grosso guaio per "tutto il Paese*, dal momento che, ha sottolineato Reviglio, nel 1989 per l'Enimont sono previsti un fatturato di 16 mila miliardi, un budget operativo di 3 mila miliardi ed un utile netto di 1100 miliardi. «Sono risultati più che positivi, non essendo ancora stata costituita la società*. In soccorso del polo chimico è sceso in campo il ministro dell'Industria, Adolfo Battaglia, con una mossa che potrebbe risultare decisiva. Battaglia ha scritto una lettera a De Mita per chiedere un decreto legge sugli sgravi. «Questo provvedimento — ha precisato il ministro — è importante e di interesse generale, in quanto mira a favorire le concentrazioni industriali. Nel caso specifico di Enimont, si sta correndo il rischio che l'iniziativa vada a fondo, come avvenuto per altre anologhe in passato, con conseguenze gravi per il Paese (la quinta o sesta potenza mondiale si troverebbe scoperta in un settore strategico) e in particolare per il Mezzogiorno*. La decisione sul decreto legge potrebbe venire la settimana entrante. Si è tentato anche ieri di portare la questione Enimont al Consiglio dei ministri. Non se ne è fatto nulla e il provvedimento per ora resta in sede di commissione. n nodo Enimont ha tenuto banco ieri alla conferenza stampa di Reviglio. Ma il presidente dell'Eni ha affrontato anche altri temi, dall'editoria alla sorte di Enidata, alle voci sulla cessione della Samim, al prezzi internazionali del petrolio. Per l'editoria, l'ente petrolifero è deciso a rilanciare «n Giorno» e l'agenzia «Italia». L'Eni, in pratica, procederà nel risanamento delle proprie attività editoriali, "senza tirarsi indietro negli investimenti che saranno necessari*. L'Enidata, invece, dovrà competere sul mercato cercando possibili sinergie con privati. La Samim non sarà ceduta, ma è possibile un importante «matrimonio». I prezzi del greggio, infine, secondo Reviglio, dovrebbero attestarsi sui 18-20 dollari a barile, una cifra che non comporterebbe rischi di una recessione internazionale. Il mandato di Reviglio scadrà il 23 ottobre. Inevitabile la domanda su una sua ricandidatura. "Non ho competenza sul toto-presidente e non rimarrò certo disoccupato. Ho ancora sei mesi di lavoro e intendo fare il presidente a tutti gli effetti*. Reviglio ha escluso una sua candidatura alle europee. Emilio Pucci

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