Scarcerato il funzionario pentito che accusa l'assessore calabrese

Scarcerato il funzionario pentito che accusa l'assessore calabrese La decisione del magistrato di Locri dopo gli ultimi interrogatori Scarcerato il funzionario pentito che accusa l'assessore calabrese L'inchiesta procede a rilento: la Regione ha mandato in tribunale i documenti sbagliati LOCRI — Lentamente, nell'ufficio del giudice istruttore Gratteri, il magistrato che ha fatto arrestare l'assessore regionale Giovanni Palamara e tre suoi collaboratori all'assessorato alla forestazione (Aldo Gangemi, Tommaso Lapi e Domenico De Stefano:, si va definendo il mosaico delle irregolarità che sarebbero state commesse nel settore della forestazione in Calabria. L'inchiesta, avviata dopo l'assassinio dell'imprenditore Giuseppe Galluccio, sta procedendo non certo speditamente, perché il magistrato non ha completato i confronti tra gli imputati per tentare di delineare con maggior chiarezza le posizioni degli inquisiti. Ieri mattina il magistrato ha deciso di concedere a Tommaso Lapi (responsabile dell'«ufficio Leggi speciali Calabria») il beneficio degli arresti domiciliari. Questa iniziativa assume indubbie valenze poiché giunge dopo il confronto di mercoledì sera tra lo stesso Lapi e l'assessore arrestato. Il funzionario con decisione ha ribadito di essersi limitato ad eseguire le direttive dell'assessorato e di avere ripetutamente denunciato quelle che a suo avviso erano le evidenti storture dell'appalto concesso a Gailuccio per la realizzazione del laghetto artificiale di S. Agata del Pianco. Evidentemeente per il magistrato Lapi ha detto tutto ciò che poteva dire e non può più inquinare le prove. Peraltro mercoledì sera, durante il confronto, Lapi ha confermato di avere spedito a Palamara più missive per ribadire le sue perplessità sull'appalto sospetto. Missive delle quali, pare, avrebbe esibito anche copie degli estremi di protocollo. Ma sia Palamara che Gangemi dicono di non aver mal ricevuto quei messaggi. E su questo punto non ha portato chiarezza la trasmissione della documentazione sull'appalto disposta dalla Regione al dott. Gratteri, poiché il magistrato ha rispedito al mittente le casse contenenti la documentazione perché mancavano di qualsiasi distinta o lettera d'accompagnamento. A distanza di dieci giorni dalla sua richiesta il dott. Gratteri non ha ancora quei documenti che ha sollecitato alla Regione e che ritiene indispensabili per accertare le responsabilità. Cosa questa che comporterà un'ulteriore dilatazione dei tempi dell'indagine. Come il fatto che, nel corso di un inatteso confronto con Palamara, Aldo Gangemi avrebbe affermato di avere a suo tempo consiglia¬ to all'assessore una nuova formulazione della delibera d'appalto per la realizzazione del laghetto. Circostanza, questa che Palamara avrebbe detto di non ricordare. Ieri intanto il Consiglio regionale, a conclusione di un dibattito serrato e dai toni esasperati, ha preso atto delle dimissioni della giunta, sul cui operato il presidente Olivo, socialista come Palamara, ha fatto un'appassionata difesa, ricordando che è stato proprio l'esecutivo regionale a volere chiarezza e a pretendere pulizia. Su questo concetto un avallo autorevole, quello di Pino Soriero, segretario regionale pei: "Le dimissioni non erano un'opzione. Sono state l'atto consequenziale razionale di chi, su questa vicenda, vuole andare fino infondo, costi quel che costi». Diego Minuti

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