«Cossiga, Gela ha paura»

« Cossiga, Gela ha paura» Mentre i giovani protestano la mafia uccide il padre di uno di loro « Cossiga, Gela ha paura» Appello al Presidente: «L'assenza dello Stato pesa sulla nostra vita come un macigno» • Poi arriva la notizia del 45° omicidio in 16 mesi - Il vescovo: «Coraggio ragazzi, significa che i banditi vi temono» GELA — 'Non vogliamo più vivere a contatto con la mafia-. Gli studenti di Gela, la città siciliana più insanguinata dalla Piovra, ieri mattina hanno scandito a lungo slogan come questo. Ma all'improvviso un giovane ha preso il microfono per urlare un'altra frase. -La mafia non smette. Ne hanno ammazzato un altro-. Una notizia che ha fatto piombare nel silenzio l'aula magna dell'istituto per ragionieri di Gela, dove erano riuniti centinaia di studenti. Tempo fa qualcuno di loro ha scritto anche a Cossiga: •Signor Presidente, abbiamo paura. Qui sparano dappertutto, nei bar, nelle pizzerie. La sera non usciamo più di casa, non possiamo vivere cosi». Ieri, nel giorno della loro protesta, la notizia dell'ennesimo omicidio (il 45° in poco più di un anno) ha fatto sentire a quei ragazzi tutta la loro impotenza. L'ultima vittima della faida di Gela è il padre di una loro compagna di scuola. Si chiamava Domenico Lavore. Aveva 43 anni, un ex insegnante che gestiva un deposito all'ingrosso di materiali per l'edilizia. Laura. 14 anni, una delle figlie di Lavore, è stata avvertita nella classe della prima A dell'istituto per ragionieri. - Non è vero-, ha gridato la ragazza. Laura ha voluto essere accompagnata nel luogo dell'omicidio, vicino alle ciminiere dell'impianto petrolchimico, che fanno somigliare Gela, 85 mila abitanti, ad una città industrializzata e progredita. La vittima è stata sorpresa da due killer mentre sulla sua auto, una «Saab turbo», andava nel magazzino. Undici i colpi di pistola sparati, l'ultimo è stato fatale. Poi i sicari sono fuggiti. Solo due giorni fa l'imprenditore aveva denunciato ai carabinieri di essere stato pedinato tutta la mattinata da due sconosciuti. La settimana scorsa nel suo deposito era stato appiccato un incendio. Ieri il delitto, l'ultimo di un'assurda catena iniziata il 23 dicembre del 1987. Da allora 45 morti, ma anche 68 tentativi di omicidio e un'impressionante sequenza di attentati dinamitardi e incendi dolosi. Nei primi quattro mesi di quest'anno i delitti sono stati quindici. •La mafia non ci ascolta. Un altro omicidio-. La notizia all'assemblea degli studenti l'ha portata Luciano Della Mea, uno dei membri della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti. Il fondatore, il sociologo torinese Mauro Rostagno, ex leader di Lotta Continua, fu assassinato il 26 settembre dell'anno scorso da trafficanti di droga. L'assemblea degli studenti è proseguita con slogan scanditi in coro .e interventi durissimi. E' stata approvata la mozione inviata al Presidente della Repubblica. • Una cosa forse ci divide dal resto dei nostri coetanei: abbiamo paura. Paura di vivere a Gela, città aggredita dalla mafia». Parole amare. •L'assenza dello Stato, dei suoi uomini, delle sue, istituzioni pesa come.un macigno nella nostra vita di tutti i giorni». Un grido di rabbia che si conclude con l'appello a Francesco Cossiga: "Le chiediamo di intervenire per ristabilire a Gela forme di coesistenza pacifica». Una ragazza di 16 anni ha chiesto "gioia, serenità e giustizia», n vescovo di Piazza Armerina, Vincenzo Cirrin- cione, intervenuto all'assemblea studentesca con Pietro Folena, neosegretario regionale del pei, e Massimo Brutti, membro laico comunista del Csm, ha sostenuto che •se la mafia uccide mentre noi manifestiamo, vuol dire che ha paura». Monsignor Cirrincione ha diretto a lungo il seminario di Palermo. Conosce bene la Piovra, ma è fiducioso: "Possiamo ancora far paura alla mafia con la solidarietà e la forza rigeneratrice dei giovani». Folena ha sottolineato che "C'è un'altra Sicilia che vuol vivere e progredire», ed è il caso di utilizzare i beni confiscati ai boss in forza della legge antimafia Rognoni-La Torre per agevolare il recupero dei tossicodipendenti e favorire il lavoro dei giovani. Brutti ha osservato che negli ultimi tempi "sono stati fatti regali alla mafia», alludendo probabilmente all'assoluzione della «cupola» al maxiprocesso di Palermo. Martedì l'Alto commissario per la lotta alla mafia Domenico Sica, arrivato a Gela in segreto, aveva presieduto l'ennesima riunione per stabilire il da farsi. Altri incontri erano avvenuti nei mesi scorsi dopo le fiaccolate, le proteste, i cortei, i voti unanimi del Consiglio comunale. Qualche giorno fa il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Gerardo Chiaromonte, dopo un'ispezione nella città siciliana si era dichiarato "Sconvolto». -Qui, come a Reggio Calabria — aveva accinto — da anni non vigono più la Costituzione e le altre leggi». Agli studenti di Gela riuniti in assemblea Achille Occhetto ieri ha fatto pervenire un messaggio: "Si può e si deve dire basta al tragico primato della vostra città». Il segretario del pei sottolinea che "fa onore ai giovani studenti siciliani essersi fatti carico di questo impegno che ha visto fino ad oggi latitanti istituzioni e governi». Occhetto ha attribuito alla disoccupazione (15 mila senza lavoro nella sola Gela) e a tutta una serie di gravissime carenze "l'humus in cui la malapianta della cultura mafiosa germoglia rigogliosa e dà i suoi frutti avvelenati di rapina, prepotenza e morte». Altri messaggi hanno inviato Bruno Trentin ed il segretario del Siulp, Sgalla. Il sindaco di Palermo Orlando ha detto che «più forte sarà la nostra denuncia, più isolata sarà la mafia e più isolati saranno gli amici della mafia. L'aggressione della Piovra impone una scelta di campo. Abbiamo consapevolezza che nella società civile e nelle istituzioni non tutti stanno dalla stessa parte». Antonio Ilavidà

Luoghi citati: Gela, Palermo, Piazza Armerina, Reggio Calabria, Sicilia