«Roberto ereditò il mestiere dal padre»

«Roberto ereditò il mestiere dal padre» «Roberto ereditò il mestiere dal padre» Abita ad Asti la madre di uno dei tecnici scomparsi - «L'ho visto l'ultima volta a Pasqua» - «Adesso vivo nell'incubo, aspetto una telefonata da Bogotà» ASTI — «Roberto è orgoglioso del suo lavoro, le opere di ingegneria civile che costruiscono nel mondo servono a migliorare la vita delle popolazioni locali, perché mai avrebbe dovuto avere nemici?-. Cesarina Borsetti, 81 anni, la madre dell'ingegner Roberto Roascio, uno dei tecnici italiani rapiti in Colombia, non si dà pace. L'anziana donna ha ricevuto all'alba la notizia del sequestro del figlio dalla nuora che abita a Milano. Ha avvisato subito la figlia insegnante di lettere alla scuola media di Moncalvo e da ieri mattina le due donne sono in attesa di una buona notizia, accanto al telefono. •Era stato da noi a Pasqua, abbiamo ricordato insieme quando, appena laureato, mi portò con sé nella Repubblica Dominicana per mostrarmi un importante acquedotto che aveva contribuito a costruire», racconta la madre. Nel salotto di casa all'ottavo piano di un palazzo al centro di Asti, ci sono le foto di famiglia. Il padre di Roberto, scomparso nel 1963, era ingegnere capo del Genio civile, n figlio ha avuto fin da giovane la passione per le costruzioni. Dopo la maturità scientifica, si laureò a pieni voti al Politecnico di Torino con una tesi di ingegneria idraulica. Oggi, a 41 anni, Roberto Roascio è «area manager» per il Sud America della Tomo, una delle più importanti imprese italiane di ingegneria civile, n suo ruolo lo porta a diretto contatto con i governi locali: un lavoro di grande responsabilità. •Dopo la morte di nostro padre abbiamo preferito restare ad Asti, perché è una città più a misura d'uomo — racconta la sorella Paola —. Roberto ha dovuto trasferirsi per lavoro prima a Roma e poi a Milano dove si è anche sposato, ma appena poteva tornava volentieri a ritrovare i vecchi amici-. Il telefono di casa Roascio squilla. La notizia del sequestro si è sparsa in città: c'è chi chiede conferma, altri esprimono solidarietà. -Vorremmo che la linea restasse libera — aggiunge la signora Roascio —. Noi aspettiamo una telefonata da Bogotà che ci dica: Roberto è libero. Voglio sentire la sua voce, rivederlo sano e salvo. Solo altera quest'incubo sarà finito-. Sergio Miràvalle

Persone citate: Roascio, Roberto Roascio, Sergio Miràvalle