Forlani il domatore di Paolo Mieli

Forlani il domatore Il leader democristiano e Tira di Craxi Forlani il domatore Ciriaco De Mita ispirandosi forse ai comportamenti di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, stavolta è andato dritto per la sua strada ed ha raccolto il guanto lanciatogli da Bettino Craxi. Va incontro ad un calvario di voti di fiducia e sfiducia, ma l'impressione è che stia uscendo in piedi dalla contesa sui ticket. E così per la seconda volta in un mese, dopo.i fulmini lanciati dal psi contro la decisione de di allargare ai comunisti la giunta del capoluogo siciliano, anche i tuoni, sempre socialisti, contro l'introduzione di una minitassa sui ricoveri ospedalieri non hanno avuto come seguito il temporale d'una crisi di governo. Il cielo è ancora coperto da una minacciosa coltre di nuvole, ma i meteorologi della politica non prevedono, almeno di qui a qualche giorno, un acquazzone. Anche a gennaio De Mita era riuscito ad evitare la caduta del gabinetto da lui presieduto, la situazione era per molti versi simile a quella attuale: dopoché Palazzo Chigi aveva annunciato provvedimenti impopolari, tra i ministri era avviato un gioco a scaricabarile sulla paternità di tali misure, i sindacati avevano minacciato uno sciopero generale, mentre Craxi, abbandonando al suo destino la delegazione socialista al governo che quei provvedimenti aveva avallato, chiedeva e otteneva una revisione dell'intera manovra. Stavolta, però, il copione s'è ripetuto solo a metà: di nuovo un provvedimento impopolare, di nuovo lo scaricabarile tra ministri sulla paternità del provvedimento, di nuovo annunci di sciopero da parte dei sindacati, di nuovo Craxi che smentisce i suoi rappresentanti al governo: ma — ed è questa la differenza — con un De Mita che raccoglie la sfida, non si piega alla richiesta di contrattare con le confederazioni ulteriori ritocchi alla tassa sulle degenze, ottiene infine un aval lo dal psi ed esce — anche qui diversamente da quel che accadde a gennaio — rafforzato dalla prova. Non sono differenze da poco. Anche se il rafforzamento di De Mita è relativo e non può indurre a pronostici otti mistici sulla durata del suo ministero, ciò che è accaduto prima con Palermo e adesso con i ticket dimostra che tra il vincitore del congresso de, Arnaldo Forlani, e lo sconfitto De Mita s'è instaurato un discreto gioco di squadra. De Mita, di persona o tramite uno dei suoi, fa il volto dell'arme. Craxi s'imbizzarrisce e a questo punto interviene Forlani che con arti sopraffine riesce ad ammansire il segretario socialista. Fino a quando durerà que¬ sta singolare corrida? Craxi, è noto, vorrebbe al più presto la crisi di governo ed elezioni politiche anticipate per chiudere l'attuale partita e aprirne una interamente nuova. Forlani no. E' un grande temporeggiatore: aiuta De Mita a restare in sella fino a quando non sarà disponibile un successore; spiana la strada a Giulio Andreotti che con l'intervista rilasciata questa settimana all'Europeo (filosocialista su tutto: dalla droga a Palermo, dal giudizio su Craxi a quello sui ticket) s'è candidato apertamente ad essere il terzo presidente del Consiglio de di questa legislatura; fa sì da sponda a Craxi ma nel senso di una sponda sulla quale vanno puntualmente ad infrangersi i flutti che partono da Via del Corso. La forza di Forlani, la sua grande capacità di persuasione e dissuasione nei confronti del leader socialista, discende dal fatto di essere attualmente l'unico uomo politico italiano che mantiene un rapporto di partnership con Craxi. Tutti gli altri, chi più chi meno, da Occhctto a De Mita, a La Malfa, a Cariglia, Altissimo e Pannella sono in rotta con il partito del garofano. Cosicché Craxi sa che se vuole disegnare un futuro plausibile o cambia rotta e imbocca la via dell'alternativa o, restando all'interno dell'attuale maggioranza, deve fare i conti con Forlani. Anzi: li può fare solo con Forlani. Ma, ed è questo il prezzo non indifferente che è costretto a pagare, con formule di governo, tempi e scadenze decisi dal nuovo segretario della de. A questo punto è ancora possibile che Craxi decida di rompere l'incantesimo che lo tiene prigioniero da quando Forlani è stato eletto segretario della democrazia cristiana. E' possibile che, dopo aver rinunziato in extremis ad aprire la crisi «malmotivalu» per Palermo e adesso quella per i ticket, dopo aver confidato le sue intenzioni elettorali al Presidente della Repubblica, Craxi — come vorrebbe un tam tam che viene dal suo partito — mandi all'aria il governo De Mita al congresso socialista di metà maggio e si awii ad una campagna elettorale in aspra contesa con la de. Ma questo comporterebbe uno scontro con Forlani. Scontro nel quale Craxi dovrebbe impegnarsi sapendo in anticipo che nel cuore della battaglia non gli saranno risparmiati colpi ai fianchi e alla schiena da tutti gli altri partiti. Una di quelle guerre in cui la prudenza suggerisce di non cimentarsi, dalle quali si può uscire a pezzi, con la sola possibilità di trattare una onorevole resa, ma che. è bene ricordarlo, hanno sempre esercitato sul leader socialista e sulla sua squadra un fortissimo fascino. Paolo Mieli

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