L'Olp: guerra dell'ora legale

L'Olp: guerra dell'ora legale Nei Territori occupati il comando della rivolta vara il suo «fuso» L'Olp: guerra dell'ora legale Uffici, scuole, negozi si sono adeguati alla disposizione - Una nuova sfida ai soldati israeliani, che manganellano i «ribelli» e sfasciano gli orologi con le lancette spostate NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — «Che ora è?», ha chiesto alcuni giorni fa un agente della Guardia di frontiera a un palestinese del quartiere di Silwan, a Gerusalmme Est. «Sono le quattro», ha risposto l'uomo. •Nient'affatto — ha replicato l'agente — il mio orologio segna le tre». Il palestinese è stato costretto ad attendere per un'ora sul posto, finché fossero le quattro anche in Israele. In questi 16 mesi di Intifada, i soldati israeliani stanziati in Cisgiordania e a Gaza credevano proprio di averle viste tutte: hanno incessantemente giocato a rimpiattino con giovani arabi che, dietro alle loro spalle, scrivevano slogan sui muri e appendevano vessilli palestinesi sui fili della luce; hanno chiuso gallerie d'arte che esibivano quadri dal carattere «eversivo»; hanno tagliato la corrente elettrica a interi quartieri per impedire che gli abitanti gioissero nel vedere alla televisione Yasser Arafat mentre proclamava l'indipendenza dello Stato palestinese; hanno seguito impotenti con lo sguardo palloncini dai colori proibiti (il rosso-bianco-verde-nero della bandiera palestinese) elevarsi in cielo; hanno inviato sguardi truci e minacciato di trarre in arresto bambini arabi che intonavano «Biladi biladi», l'inno na¬ zionale. Ora, infine, è giunto un ordine dal carattere quasi proustiano: mettersi alla ricerca del tempo perduto, o quanto meno arrestarlo di un'ora. Ancora una volta l'iniziativa che ha sbilanciato l'Esercito israeliano è partita dal comando unificato della rivolta nei territori occupati che, nel suo più recente comunicato, ha ordinato alla popolazione di adottare unilateralmente l'ora legale spostando le lancette degli orologi un'ora avanti. Uffici, scuole, negozi e luoghi di culto si sono subito adeguati alla disposizione ponendo le forze di occupazione di fronte a un dilemma che lasciava due sole soluzioni, entrambe perdenti dal punto di vista israeliano: chiudere un occhio concedendo così una piccola vittoria ai leader della rivolta rispetto al governo militare; oppure ostinarsi e imporre con la forza ai recalcitranti palestinesi il fuso israeliano. Fonti militari negano che sia stato impartito l'ordine di far rispettare l'ora israeliana, ma da varie località della Cisgiordania sono segnalati negli ultimi giorni incidenti in cui i soldati calpestano o spaccano a manganellate orologi che mostrano l'«ora palestinese». Che battaglie del genere siano perdute in partenza, lo aveva capito già l'anno scorso lo stesso ministro della Difesa, Yitzhak Rabin, costretto a desistere da un lungo braccio di ferro con i negozianti palestinesi Questi, seguendo le istruzioni del comando dell'Intifada, tenevano aperti i loro esercizi tre ore al giorno, solo di mattina. Il comandante della regione militare centrale, generale Amram Mizna, aveva allora adottato un provvedimento di emergenza che vietava l'apertura al mattino, ma la consentiva al pomeriggio. Gli israeliani si accorsero presto che il commercio continuava dietro alle saracinesche abbassate o avveniva nelle abitazioni dei negozianti. Alcuni di essi preferirono farsi arrestare piuttosto che piegarsi al volere del governo militare. La battaglia sull'ora legale palestinese terminerà nella notte fra sabato e domenica, quando anche in Israele le lancette degli orologi saranno spostate un'ora avanti Allora i soldati potranno tomare a concentrarsi sull'incombenze di sempre: giocare a rimpiattino con giovani palestinesi in sperduti villaggi della Samaria, inseguire palloncini dai colori sovversivi e, in una parola, tentare di privare i palestinesi del sogno che un giorno giungeranno all'indipendenza. f. a.

Persone citate: Amram Mizna, Biladi, Yasser Arafat, Yitzhak Rabin

Luoghi citati: Cisgiordania, Gaza, Gerusalmme Est, Israele, Tel Aviv