I molti teatri in una sola notte con dieci giovani attori in tavola di Masolino D'amico

I molti teatri in una sola notte con dieci giovani attori in tavola Il «Progetto drammaturgico» di Daniele Abbado al Festival di Parma I molti teatri in una sola notte con dieci giovani attori in tavola Circondati dal pubblico, hanno recitato pezzi comici, drammatici, musicali - La performance di Alain Cuny DAL NOSTRO INVIATO PARMA — Quattro sono (erano) gli spettacoli ai quali il vostro cronista ha (aveva) assistito, in condizioni variamente disagevoli (mai comunque seduto nella convenzionale poltroncina) durante la giornata inaugurale dello stimolantissimo settimo Teatro Festival di Parma, sottotitolato «Meeting Europeo dell'Attore»: la brevità nel riferirne è pertanto d'obbligo. Sul primo, Tricoloren Lappen (Cencio tricolore), non mette comunque conto di sostare, i troppo eterogenei elementi che lo costituivano non essendo riusciti a coalescere in qualcosa di organico. Nel sublime salone secentesco del Teatro Farnese (primo elemento), ormai restaurato e in attesa di un Ronconi che escogiti qualcosa di ad esso consono, il glorioso attore ottantunenne Alain Cuny (secondo elemento) aveva il compito di leggere in francese stralci delle opere dell'illuminato scienziato, esploratore e progressista tedesco Alexander von Humboldt (17691859: terzo elemento) allo scopo (quarto elemento) di celebrare il centenario della Rivoluzione Francese. Per armonizzare tutto ciò il regista Gigi Dall'Aglio ha collocato il pubblico sulla scena e ha fatto spostare Cuny in alcuni punti dell'enorme sala e della gradinata; l'attore diventava cosi sempre più lontano e sempre più piccolo, ma inalterata continuava a giungere la sua voce, grazie alla situazione strategica di alcuni microfoni. Dei cori registrati cantavano ogni tanto, inintelligibilmente, frasi da Tristi tropici di Claude LéviStrauss musicate da Alessandro Nidi. I brani letti, scelti da Fabienne O. Vallino, erano soprattutto descrizioni di viaggi nella foresta amazzonica, improntate all'amore e alla riverenza per la Natura e alla perplessità per il modo disumano con cui i cosiddetti cristiani trattano i cosiddetti selvaggi. Sono concetti moderni e Humboldt li esprime con vigore, ma, apparentemente insensibile ai loro significati. Cuny li ha declamati con monotona melodiosità e con una enfasi retorica da istrione di tempi lontani e non rimpianti, per non dire da predicatore un po' trombone. Questo breve spettacolo (un'ora) era prodotto dal Teatro Festival di Parma. Dalla nuova formazione francese detta Apa (Acteurs Producteurs Associés) i due lavori, ancora più brevi, che hanno concluso la giornata, Ion di Platone e Innocence. Unschuld. Innocenza tratto da Kleist e dalla Bibbia. Il primo è il dialogo fra Socrate e il famoso rapsodo, reduce da Epidauro dove ha riportato il primo premio per le sue declamazioni omeriche. Convinto della teoria poi ripresa da Oscar Wilde, secondo la quale l'esecutore e il primo e miglior critico dell'opera d'arte. Ione rivendica anche il primato nell'esegesi del grande poeta; ma col suo solito metodo insinuante, Socrate finisce per convincerlo che. al contrario, egli di Omero non sa proprio nulla e che quando arriva alla verità non lo fa per scienza, ma per ispirazione divina. Diretto da Michèlle Foucher, il dialogo è stato detto con grazia, passeggiando fra i clienti (veni, seduti al bar del Teatro Due. da due attrici. Martine Vandeville e Hélène Lapiower, in smoking e con i capelli imbrillantinati la prima, piccola, occhialuta e spiegazzata la seconda, che impersonava il filosofo. In bocca loro la naturalezza con la quale il francese si presta a riprodurre l'ironica logicità del ragionamento socratico appariva incantevole. Molto più suggestivo figurativamente ma assai più fumoso nella sostanza l'altro spettacolo dell'Apa. regia di Georg-Maria Pauen. per il quale il pubblico si è dovuto sedere in ordine sparso dentro l'immensa piscina vuota appartenente al Crai ora ristrutturato a sede de! Teatro Due. Era notte fonda e faceva un gran freddo, non fuori luogo comunque, perché la parete di tondo della piscina, color cobalto, doveva evocare nientemeno che il pack. Qui un attore in pelliccia da orso bianco si arrostiva un pesce sopra un profumato fuoco di pino, e una paracadutista da poco atterrata sui ghiacci si aggirava senza meta. A livelli superiori agiva, muto, un orientale in abito scuro, mentre in cima a tutto, sul trampolino da dieci metri, un'attrice biancovestita ripeteva con i gesti, presumo, i brani dalla Pentesilea e dal Saggio sulle marionette di Kleist declamati dall'altoparlante, in francese i primi, in inglese con forte accento francese i secondi. Non resta quasi spazio per dire dell'episodio più soddisfacente della giornata, l'intelligente e spesso molto di vertente esercitazione di gruppo (circa due ore) o -Progetto drammaturgico" di Daniele Abbado, diretto da Walter Le Moli e intitolato Quando incomincia lo spettacolo, prodotto dalla Compagnia del Collettivo-Teatro Due e di scena in uno •spazio- curioso, un grande locale quasi completamente occupato da un'immensa tavola che funge da palcoscenico — il pubblico vi siede intorno, scomodamente al solito, su panche e appoggiandoci coi gomiti. Sul fondo c'è pero anche un teatrino in piena regola, con tanto di sipario. Intorno a questa grande tavola, ma poi anche su di essa e dentro il teatrino, dieci bravissimi attori più un prestigiatore che arriva a un certo punto danno vita a una serata che comincia con una specie di riunione di compagnia, continua con interventi individuali in più chiavi, comprendenti la spiritosa caricatura di uno spettatore filisteo, e culmina in una serie di numeri comici, drammatici, musicali, ecc.. esemplificanti più modi di fare teatro Fra questi ultimi la prova di due attori impacciati e allr prese con Shakespeare, con un regista feroce e con una lingua quasi impronunciabile vale da sola il viaggio a Parma. Masolino D'Amico

Luoghi citati: Fabienne O., Parma