Karajan-Berliner: è divorzio di Alfredo Venturi

Karajan-Berliner: è divorzio Lascia la direzione dell'orchestra per questioni di salute e dopo aspre polemiche Karajan-Berliner: è divorzio I rapporti con la Filarmonica avvelenati da ricorrenti accuse sul piano musicale e personale - Nella lettera di congedo il maestro accusa gli orchestrali e la città di averlo costretto alle dimissioni - Finisce un «regno» durato 34 anni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — E' stato un addio polemico e amaro. Afflitto in ugual misura da un inarrestabile declino fisico e da una serpeggiante ostilità, Herbert von Karajan ha gettato la spugna con un gesto improvviso: da ieri 11 successore del leggendario Wilhelm Furtwaengler, ormai anch'egli un mito vivente nella cultura musicale contemporanea, non è più a capo della Filarmonica di Berlino. Una breve lettera di dimissioni, personalmente consegnata a Anice Martiny, ministro per la Cultura nel nuovo governo rosso-verde di Berlino Ovest, durante un breve incontro a Salisburgo. Ragioni di salute, dunque, ma non soltanto questo, n maestro ottantunenne ricorda che le recenti anàlisi mediche confermano l'impossibilità di assolvere 1 gravosi impegni berlinesi. Ma questo non esaurisce il caso: è ancora recente una sua orgogliosa dichiarazione: «Fino a quando il mio braccio potrà reggere una bacchetta non vi sbarazzerete di me. Finché , vivo, il problema di un capo della Filarmonica non si pone». Karajan parlava a ragion veduta: il suo era un contratto a vita. Ma due sviluppi paralleli lo hanno portato a una conclusione prematura, dopo trentaquattro anni di gloria e successi. Le condizioni fisiche, naturalmente. Colpito da malanni alla colonna vertebrale, più volte operato, il maestro si muoveva a fatica. Ormai un ricordo d'altri tempi l'esuberanza fisica, la vela, le auto veloci, gli aerei che pilotava personalmente. Il suo braccio era ancora in grado di reggere la bacchetta: ma camminare, dirigere, significava soffrire. Per salire e scendere dal podio Karajan aveva bisogno di aiuto. Ma soprattutto aveva bisogno di sentirsi gradito: e questo non era più il caso, a Berlino. E' la ragione decisiva del suo gesto di ieri: la fine della-danza sul vulcano». Con questa espressione un musicologo tedesco aveva definito il tempestoso rapporto che legava il maestro austriaco alla Filarmonica berlinese. Un rapporto ormai teso, deteriorato, insostenibile. C'è un'eco polemica di questa situazione nella lettera di dimissioni: «... devo sottolineare che più volte ho chiesto ai suoi predecessori (Karajan si rivolge alla responsabile per la Cultura nel governo della città, n.d.r.) di precisare per iscritto quali fossero esattamente i miei doveri e i miei diritti... l'ho chiesto anche a lei personalmente la scorsa settimana... ma non ho avuto alcuna risposta!». Inevitabile l'addio, dunque, anche se quel braccio può ancora reggere la bacchetta. Karajan fa capire che è stata Berlino, è stata la Filarmonica a costringerlo alle dimissioni. La freddezza delle reazioni sembra confermare il quadro. La Martiny si è limitata a prendere atto della decisione. Walter Momper, il borgomastro socialdemocratico di Berlino, ha parlato della fine di un'epoca nella vita musicale della città. Ma proprio Momper fu tra quelli che alcune settimane fa, nel pieno dell'ennesima crisi, si espressero a favore di un avvicendamento al vertice della gloriosa Filarmonica. Era stato il punto culminante della 'danza sul vulcano». Karajan aveva fatto sapere che le sue condizioni fisiche lo obbligavano a ridimensionare l'attività. La polemica esplose furiosa: come mai il maestro riduceva gli impegni a Berlino, lasciando inalterate le prestazioni sul podio a Salisburgo, a Lucerna? Karajan fu attaccato sul piano musicale, per via del suo esasperato perfezionismo filologico, e sul piano personale, con l'accusa di badare più alla gestione di un colossale business fatto di diritti, che ai problemi della direzione artistica di un ente come la Filarmonica. Molte critiche anche dall'orchestra stessa, che vedeva implicitamente ridotto il proprio volume produttivo dal ridimensionamento dell'impegno del maestro. Critiche simili a quelle più volte divampate in passato. Come nell'83, quando Karajan volle ingaggiare, contro il parere dei suoi centoventi orchestrali, la giovane clarinettista Sabine Meyer. Come qualche anno prima, quando il maestro aveva imposto la vlolon- cellista Anne-Sophie Mutter: In. quell'occasione lo accusarono di avere stretti rapporti commerciali con l'agenzia americana che ne curava gli interessi. Fra le molte polemiche ha fatto qualche volta capolino, inevitabile, l'ombra del pas: sato. Herbert von Karajan è stato membro del partito nazista: e questo indusse il governo israeliano a opporsi, nell'84, alla presenza del maestro in una delegazione berlinese in visita a Gerusalemme. Fu un'altra occasione di conflitto con la Filarmonica: Karajan volle infatti, e ottenne, che in seguito al rifiuto israeliano l'intera orchestra rinunciasse alla trasferta. Cento episodi di una crisi ormai insanabile: alla fine il maestro ne ha preso atto e se n'è andato sbattendo la porta. Alfredo Venturi Herbert von Karajan, 81 anni: il suo è un addio amaro