Ma anche il chip inquina

Ma anche il chip inquina Il boom elettronico americano aumenta l'uso di clorofluorocarburi Ma anche il chip inquina Ancora da scoprire valide alternative - L'utilizzo di composti multiuso significherà massicci investimenti e prezzi più cari - La ricerca prosegue tra successi e battute d'arresto FINANCIAL TIMES LOS ANGELES — Le richieste degli ambientalisti cominciano ad essere ascoltate. Le autorità americane stanno facendo pressione affinché si adottino misure per accelerare l'eliminazione dei clorofluorocarburi, responsabili dei danni all'ozono. Nel bel mezzo di questa bufera si trovano le aziende elettroniche americane: i Cfc sono un elemento fondamentale nel complesso processo produttivo di chips, semiconduttori, circuiti elettronici, dischi per computer e molti altri componenti. Il Cfc-113, il più diffuso nell'industria elettronica, è un agente sgrassante e detergente e rende le superfici prive di particelle che provocherebbeo contatti elettrici indesiderati o il guasto dei piccolissimi circuiti. Si stima che il settore elettronico utilizzi il 12% dei Cfc impiegati negli Stati Uniti. Il costo per eliminarli sarebbe di parecchi miliardi di dollari e provocherebbe la ristrutturazione di migliaia di linee di produzione. Poiché le sostanze sostitutive sono molto costose, ci sarebbe un impatto a lungo termine sui prezzi degli apparati elettronici, dai personal computers e videoregistratori ai sistemi d'arma. Molti fattori rendono difficile ridurre l'impiego di Cfc nell'industria elettronica. Il problema principale é la vastità degli impieghi dei Cfc, circa 200 secondo l'American Electronics Association, che rappresenta più di 3500 aziende statunitensi. Infatti un sostituto del Cfc può funzionare per un'applicazione, ma non per altre. ■ Noji ci sarà un composto multiuso che rimpiazzi il Cfc-113 — dice Cheryl Russell, direttrice dell'Associazione per l'ambiente —. Ci saranno miriadi di sostituti, ma in alcuni casi il Cfc continuerà ad essere l'unico prodotto efficace. Ma non bisogna desistere nella lotta per ridurne l'impiego ». Comunque, c'è ottimismo. La AT&T, per esempio, ha detto di aver ottenuto risultati incoraggianti impiegando un nuovo solvente organico, l'Ec-7, nell'assemblaggio di schede di circuiti. Sviluppato dalla PetroFerm, un'azienda che ha sede in Florida, in collaborazione con l'AT&T. l'Ec7 si basa su composti chimici naturali estratti dalle bucce degli agrumi e dalla corteccia dei pini. Viene anche chiamato «succo d'arancia». Ma. recentemente. l'AT&T ha scoperto che l'Ec-7 è infiammabile e deve essere usato con molta più attenzione del Cfc. Il riciclaggio dei composti di Cfc e gli sforzi per ridurne la emissione stanno già dando dei risultati. Società co- me la Digital Equipment sostengono di aver ridotto l'uso del Cfc del 15'i semplicemente sensibilizzando gli addetti alla produzione sui rischi per l'ambiente. La Hewlett-Packard sta esaminando l'impiego di un composto che provoca un decimo del danno causato dal Cfc all'ozono. I primi test sono abbastanza promettenti, ma. man mano che si sperimenta su circuiti più complessi, si rende necessario modificare il preparato. Trovare un sostituto del Cfc nella produzione di schede a circuiti è particolarmente difficile. Fino ad oggi non ci sono alternative e addirittura si registra un aumento dell'uso del Cfc legato alla produzione in aumento. Grosse difficoltà incontrano anche i produttori di semiconduttori che. per ironia, hanno adottato il Cfc solo da dieci anni al posto delle sostanze precedentemente usate, sostanze cosi tossiche da causare disturbi alla salute dei lavoratori e all'ambiente. -/Voi usiamo il Cfc come refrigerante nella produzione, per incidere gli schemi dei circuiti e come detergente — spiega Terry McManus della Intel —. Po; ancora nell'imballaggio per la pulizia dei pezzi e nei test del controllo di qualità delle confezioni-. Anche per questo impiego, nonostante le pressioni sulle aziende chimiche, non si è fino ad ora trovato un valido sostituto. Ad aggravare il problema c'e il fatto che il processo produttivo dei chip e estremamente delicato. E' infatti sufficiente una mutazione del grado di purezza o della composizione del materiale per causare conseguenze disastrose nel corso del processo produttivo. Il Sematech, il consorzio americano di industrie di semiconduttori, su richiesta di alcuni dei suoi membri, ha recentemente creato un gruppo speciale per risolvere il problema. Ma la soluzione non e dietro l'angolo. Fare marcia indietro, per esempio nella produzione di chip tornando agli acidi tossici, è una strada impraticabile perchè ciò comporterebbe danni alla salute dei lavoratori e l'aumento di scorie tossiche. In altri casi impiegare nuove sostanze chimiche potrebbe causare rischi sconosciuti. E le autorità sono decise ad imporre accurati test prima di consentire l'uso dei nuovi preparati, anche se ciò porterà ad un ritardo nell'eliminazione dei Cfc. Come dice David Chittick, della AT&T: -Ogni cosa ha il suo prezzo: Louise Kehoe

Persone citate: Cheryl Russell, David Chittick, Hewlett, Louise Kehoe, Noji, Terry Mcmanus

Luoghi citati: Florida, Los Angeles, Stati Uniti