ll castello della mala pietra di Sabatino Moscati

Il castello della mala pietra ALLA RISCOPERTA DELLiANTICA LIGURIA: SAVONA Il castello della mala pietra Gli scavi intorno alla celebre fortezza di Priamar, simbolo della città, rivelano tracce di duemila anni di storia - La zona fu abitata da genti liguri già nella preistoria - Divenne poi lo sbocco di una lunga vicenda edilizia, dai cartaginesi di Annibale, ai romani, fino al Medioevo SAVONA — Sul corso Mazzini, che corre parallelo al mare, i savonesi e i turisti possono assistere a uno spettacolo inusuale. Nell'ampio piazzale antistante il grande castello del Priamar, che costituisce la gloria e il simbolo della storia cittadina, il terreno squarciato dagli scavi rivela antichi edifici, di dimensioni cospicue e, una volta tanto, facili a interpretarsi anche per il profano. V'è anzitutto il muro di controscarpa, cioè il poderoso bastione che sorgeva al di qua del fossato, da cui era difeso il castello. Una difesa imponente, degna della fortezza, che il combinarsi delle fonti storiche e dei dati archeologici fissa al XVII secolo della nostra era. Più avanti, in direzione del corso Mazzini, v'è una serie di costruzioni del tardo Medioevo: abitazioni private ed edifici industriali, tra cui spicca una conceria con le sue vasche rettangolari in ottimo stato di conservazione. Sul fianco degli scavi, l'enorme cumulo della terra estratta dal suolo dà la dimensione dell'imponenza degli scavi stessi. Carlo Varaldo, che dirige i lavori per conto dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri e con il finanziamento del Comune, osserva che questo è solo uno dei tanti cumuli di terra che una ricerca cosi imponente nelle dimenzioni va determinando; e periodicamente lì si porta via, per far posto ad altri. Eppure, la parte oggi visibile dell'esplorazione costituisce appena l'ultima fase (ultima per ora, s'intende) delle indagini sulla celebre fortezza, che si sviluppano insieme al restauro e le cui rivelazioni si succedono incalzanti. Ricordiamo che il Priamar fu costruito dai genovesi nel 1542, come punizione e mortificazione dell'indomita Savona. Ma la stprìa-,ha i suoi ricorsi; e così avviene che il castello ha finito con l'esprimere meglio di ogni altro monumento la vicenda, anzi l'orgoglio della città. Si è cominciato, anzitutto, a ristudiare il nome. Che non deriva, come vorrebbe un'interpretazione poetica, da pria - a - ma, "Petra a mare-, ma più semplicemente da pria ma, «pietra mala- e cioè cattiva. Si tratta, in effetti, dì una pietra molle e friabile, facile a scheggiarsi e difficile a squadrarsi. Di essa è costituito l'intero colle, con la sua duplice altura della Cittadella e del Maschio. Ora la rivelazione principale degli scavi è che l'altura venne abitata fin dall'ultima preistoria, e poi in successive fasi della storia antica prima e medievale poi, sicché la fortezza dei Genovesi non fu che lo sbocco di una lunga vicen- da edilìzia. Ne dà testimonianza una quantità eccezionale di strutture murarie e di reperti, questi ultimi intorno ai centomila. Si pensi quale straordinaria gamma di conoscenze occorre agli cuicheplogi per giudicare su un così vasto arco di tempo; ma anche quale ricchezza e originalità di risultanze ne deriva. Considerando in particolare le ultime scoperte, l'insediamento iniziale sul colle è testimoniato da oltre un centinaio di buche per pali, che costituirono i sostegni delle capanne preistoriche. Siamo almeno nel IV secolo a. C: qui certo si insediarono le genti liguri provenienti dall'interno, ravvisando nell'altura sul mare una sede ideale per difendersi e per controllare il traffico che faceva capo alla sottostante insenatura. La prima testimonianza storica è il racconto di Tito Livio, secondo cui nell'anno 205 il cartaginese Magone utilizzò la fortezza di Savona quale approdo e rifugio per le sue navi, durante l'impresa effettuata in sostegno del fra- tello Annibale. Poi i Romani occupano la regione; e non è tanto per l'appoggio dato ai Cartaginesi, quanto per la posizione impervia dell'altura, che essi decentrano l'insediamenlo nella vicijui Vado. Savona, con il suo Priamar, è città per tempi aspri, difficili; non per la pace di Roma. Ma i tempi difficili tornano, con la decadenza dell'impero romano. Allora, puntualmente, torna a svilupparsi Vinsediamento sid colle, che l'archeologia documenta con un'altra recente scoperta: la vasta necropoli tardo-romana e bizantina, posta in luce nell'area del Maschio, che annovera un'ampia serie di tombe databili tra il IV e il VII secolo d. C. Sono tutte scavate nella viva roccia, per lo più del tipo «a cappuccina- con copertura di tegole a spioventi, oltre a sepolture di bambini in anfore caratteristiche di quell'età. Passano su questa fase del Priamar, portando come altrove la distruzioiie. i Longobardi di Rotari. E solo duecent 'anni dopo, nel IX Secolo, l'archeologia attcsta un nuovo abitato: certo la popolazione non sapeva del sepolcreto precedente, perché non vi avrebbe costruito sopra le proprie case. Questo abitato doveva avere delle fortificazioni, distrutte quando, nel 1213. sorge nell'area della cittadella il castello dì Santa Maria. A questo punto gli ultimi scavi offrono un'altra rivelazione: quella di pavimenti a successivi livèlli, che efficacemente scandiscono la storia. Tre di essi, in mattonato a spina di pesce, sono rispettivamente della prima meta del Trecento, della seconda meta dello stesso secolo, della mela del Quallroccnto. Segue un quarto pavimento multicolore, che si può datare con assoluta precisione tra il 1517 e il 1522 per la presenza degli stemmi di Simonetto e Ottaviano Fregoso, rispcttivamente governatore e luogotenente in Savona. Siamo ormai all'epoca della costruzione del Priamar, che ingloba o distrugge i precedenti edifici. Né la distruzione si limita all'area del castello. Dinnanzi a esso, nella parte bassa dove abbiamo visto gli scavi in corso, viene atterrata una chiesa di grande interesse, quella dì San Domenico, sorta agl'inizi del Trecento e pure riportata alla luce dagli scavi, messi in atto d'urgenza quando alcuni muri affrescati sono improvvisamente riapparsi. Si tratta di pitture di artisti liguri-lombardi, assai notevoli perché vi traspaiono, accanto a realizzazioni di raffinata cultura, altre di linguaggio vigorosamente popò u: esco. Con la costruzione del Priamar non finisce la storia di questo colle straordinario, nel quale si succedono le testimonianze di oltre due millenni di storia. Gli scavi rivelano numerose parti del nuovo grandioso edificio, poste all'interno di esso, finora conosciute solo in parie e sommariamente dalle fonti cartografiche. Si aggiunga che è stata individuata una fitta e ingegnosa rete di canalizzazioni per la raccolta delle acque piovane, insieme a cisterne e fosse intagliate nella roccia. Dicevamo della quantità amplissima dei reperti di ogni epoca. Particolare interesse hanno le ceramiche, da quelle preromane e romane, alcune delle quali rimaste integre, a quelle medievali, spesso di pregio, tra cui spiccano i prodotti delle officine locali, premessa dell 'opera tramandatasi nei secoli degli artigiani savonesi e albisolesi. Non meno notevoli sono le ceramiche importale, dalla Toscana e dall'Italia meridionale, dalla Spagtia e dal mondo arabo: segno di un co?nmercio florido e di elevata qualità. Se si aggiungono le monete. alcune delle quali rare e preziose per la datazione, e con esse i vetri e gli ossi lavorati, i vaghi di collane e le fibule, gli aghi e i fermagli in ferro e in bronzo, si ha l'immagine di una vita intensa, nella quale si rispecchia la storia di Savona e della Liguria. E' evidente che tutto questo materiale deve trovare un'esposizione adeguata: per la quale si sta attrezzando a museo la loggia del Castello Nuovo, nell'area del Maschio, dal cid sottosuolo il materiale è venuto in gran parte alla luce. Sulla vetta del Priamar, tra le vestigia di una storia che si sovrappone, s'incrocia, s'interrompe e riprende senza soste, il pensiero rischia di smarrirsi, la rievocazione rischia di farsi complessa e difficile. Ma in realtà essa si' semplifica e s'illumina quando collochiamo i reperii sullo sfondo di una vicenda millenaria segnata dalla dignità, dalla laboriosità, dall'ingegno e dallo spirito di sacrificio dei savonesi: ultimi tra essi quelli che oggi presiedono al compito immane di riscoprire le antiche memorie. Sabatino Moscati Pittore lombardo-ligure del XV secolo: «L'Arcangelo Raffaele riconduce a casa Tobiolo» (dagli scavi della Chiesa di S. Domenico) Mattonelle della Loggia del Castello Nuovo (1517-1522)

Persone citate: Arcangelo Raffaele, Carlo Varaldo, Ottaviano Fregoso, Simonetto, Tito Livio