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Il pr ora pensa al super-partito
Il pr ora pensa al super-partito Al congresso di Budapest si prepara la trasformazione in «contenitore di idee» Il pr ora pensa al super-partito Palmella: i radicali potranno diventare uno dei due poli di un sistema bipartitico - Strizzata d'occhio al pei, nessun riferimento ai socialisti - «Sos» contro il rischio di estinzione - Calderisi: non siamo più in condizione di fare debiti DAL NOSTRO INVIATO BUDAPEST — Immancabile al terzo giorno del congresso radicale (come sempre in passato) è arrivato l'Sos per il rischio di estinzione del partito. Domenica Marco Palmella, ieri i colonnelli (Giovanni Negri. Gianfranco Spadaccia. Francesco Rutelli) hanno tutti lanciato l'appello contro l'ennesima morte annunciata della formazione politica. E alla fine proprio la volontà di sopravvivenza è diventata il filo conduttore di un dibattito per alcuni versi confuso. Il pr, questo "Utensile- della politica (come lo ha definito lo stesso Pannella) può soccombere entro CO giorni, perché non ha più finanziamenti. -Non siamo -- ripete Calderisi — più in condizione di fare debiti-. Ma anche questo momento, che fa parte della sceneggiatura di ogni congresso, serve a capire quello che dovrebbe diventare il nuovo partito: un contenitore di obiettivi e di idee a cui tutti possono attingere: il collante di una forza trasversale che, per Pannella, potrebbe diventare -uno dei due poli di un possibile sistema bipartitico in Italia-. In questa chiave può essere questo festival della politica. A Budapest c'è la rappresentazione di un processo di transizione in cui -ìion si vede più il vecchio — come ha detto Negri — ma non si vede ancora il nuovo-. Sul palco gli interventi diventano una lunga sequenza di propositi libertari e garantisti. Nei corridoi il gruppo dirigente radicale, impegnato nel processo di trasferimento negli altri partiti, vive le contraddizioni del •■nuovo status». Cosi, anche se il partito sta male, l'argomento della nuova leadership sta quasi ai margini del congresso. Anzi, ieri Pannella ha tentato subito di risolverlo facendo un appello a Stanzani affinché rimanga al suo posto. C'è più attenzione per il futuro prossimo di ogni dirigente radicale: Marco Pannella continua nelle trattative per il posto in lista con pri e pli; Giovanni Negri vive la contraddizione del rischio di andare in lista con il ministro dei Lavori Pubblici del psdi, Enrico Ferri, lui che è stato l'animatore della campagna per la giustizia: Francesco Rutelli è tutto intento a preparare la seconda lista verde. Ma non è disinteresse. D. partito radicale targato Budapest «é un servizio pubblico-, "Tutti dovrebbero essere interessati — spiega Palmella — alla sua sopravvivenza^. E' uno strumento per fare delle campagne civili, per perseguire gli obiettivi al di fuori dei confini nazionali. Un'idea paradossale o velleitaria a cui i radicali credono. Per cui ieri dal palco l'invito a iscriversi era rivolto a tutti i presenti: al comunista Chicco Testa, come al socialdemocratico Scovacricchi o al liberale Anselmi (che lo ha subito fatto). Quei 20 o 30 o 50 mila iscritti, come dice Stanzani, dovrebbero venire dalle altre forze politiche. Ma se il partito è uno strumento a disposizione di tutti, l'identità politica radicale è conservata dal suo gruppo dirigente in libera uscita. «£' un disegno implicito- (dice Pannella) che è più testimoniato dagli approdi che si sono scelti diversi esponenti del partito che da altro. In questo disegno c'è il pei che diventa un interlocutore importante. Anche se tutto avviene secondo le regole radicali: con Pannella che domenica fa un lungo «j'accuse» sul¬ le scelte comuniste del passato e poi richiede la presenza dei radicali nelle liste del pei (Adelaide Aglietta ed Emma Bonino già sono in pista). E poi ci sono la presenza radicale nell'alleanza laica. Negri nel psdi, Rutelli nei Verdi. Il psi, invece, viene ignorato proprio per marcare le distanze che dividono i radicali dall'attuale politica di via del Corso. "Debbono tornare — spiega Pannella — alla politica dello schieramento referendario. Ma questi sono problemi loro». La nuova scelta transnazionale e transpartitica sta quindi modificando profondamente il modo di essere dello stesso gruppo dirigente, ma mantiene alcuni connotati della sua politica. La stessa Ilona Staller sta adeguandosi al nuovo. Certo ieri ha ripetuto la solita recita; ma pure lei è diventata transnazionale: già c'è l'annuncio della sua candidatura alle prossime elezioni ungheresi. Augusto Minzolìni
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