«Troppe case sul Vesuvio» parte il piano d'emergenza di Fulvio Milone

«Troppe case sul Vesuvio» parte il piano d'emergenza La Protezione civile ordina controlli in diciotto Comuni «Troppe case sul Vesuvio» parte il piano d'emergenza «Se il vulcano si dovesse svegliare poche vie di fuga per 750 mila abitanti» NAPOLI — Il pericolo comincia davanti alla splendida reggia borbonica di Portici, oggi sede della facoltà di Agraria. E' qui che inizia il -Miglio d'oro», la lunga strada che un tempo era percorsa dalle carrozze dei cortigiani che trascorrevano le vacanze nelle sontuose ville di Portici, Ercolano e Torre del Greco. Oggi quel lungo e stretto nastro d'asfalto assediato dal cemento sarebbe una delle pochissime vie di fuga per la popolazione della costa, in caso di eruzione del Vesuvio. Che cosa accadrebbe se il vulcano si risvegliasse? Reggerebbero i vecchi e fatiscenti palazzi borbonici e le fragili palazzine moderne? E che sbocco vi sarebbe per le migliaia di uomini, donne, bambini costretti all'esodo? La Protezione civile ha varato un progetto ambizioso: la stesura di una mappa dettagliata del rischio vulcanico. Attraverso la verifica della solidità di tutti gli edifici pubblici e privati e dell'efficienza della rete stradale, i tecnici potranno prefigurare gli interventi necessari in caso di emergenza. Il «check-up» sui diciotto Comuni che stringono il Vesuvio in un anello di cemento dovrebbe essere completato in una ventina di mesi. Oggi lo scenario ipotizzato è catastrofico: centinaia di migliaia di persone terro¬ rizzate si riverserebbero in strade larghe poche decine di metri, sotto la montagna sul punto di eruttare lapilli e lava. Il Vesuvio per ora dorme sonni tranquilli, anche se un mese fa ha mandato qualche brontolio, provocando un'ottantina di lievi scosse sismiche nell'arco di cinque ore. Ma è pur sempre un vulcano attivo, e prima o poi si risveglerà. Questa eventualità ha preoccupato tanto i vertici della Protezione civile da avere indotto Giuseppe Porpora, capo di gabinetto del ministro Vito Lattanzio, a fare previsioni inquietanti: -La portata del dramma andrebbe ben al di là della semplice eruzione, considerate le scarse possibilità di movimento della popolazione». Il Vesuvio c stretto in una morsa di cemento in cui vivono oltre 750 mila persone. L'ultimo decennio e stato segnato da uno sviluppo edilizio caotico e spesso illegale, contrabbandato sotto il nome di -abusivismo di necessità-, e da un aumento vertiginoso della popolazione. Nel solo Comune di Ercolano il numero dei residenti è salito da cinquantunomila nel)'81 a oltre sessantacinquemila nello scorso anno. Sono gli effetti dell'emigrazione sempre più massiccia da Napoli, che ormai non offre più case né servizi. L'area vesuviana è lo sbocco naturale per chi non trova spazio nel capoluogo, -ma a questi nuovi bisogni — denuncia da anni Giuseppe Luongo. vulcanologo di fama nazionale e direttore dell'Osservatorio Vesuviano —, le amministrazioni locali non hanno mai risposto con la necessaria razionalità. Sono state costruite case su case, senza un piano regolatore, e senza la consapevolezza del rìschio costituito dal Vesuvio. Ecco, è proprio questa incapacità di programmazione dei politici che ci preoccupa-. Paradossalmente, è più facile tenere sotto controllo l'attività del vulcano che quella degli amministratori locali. L'Osservatorio Vesuviano, il più attrezzato d'Italia, è in grado di rilevare i segni premonitori di un'eventuale eruzione, ma non di prevederne con precisione tempi e modi. -Oggi non abbiamo alcun segnale del genere — aggiungono gli esperti —, ma ciò non significa che non si debba essere preparati ad ogni eventualità-. E proprio per far fronte a una possibile emergenza la Protezione civile ha pensato al -check-up» dell'area vesuviana. La commissione preposta alla realizzazione del ,-ano e composta, oltre che dal professor Giuseppe Luongo. dai responsabili per il settore vulcanico e sismico della commissione «grandi rischi» Franco Barberi e Enzo Boschi, da funzionari de) Consiglio nazionale delle ricerche, della Protezione civile e della prefettura di Napoli. La radiografia dei diciotto Comuni della fascia vesuviana comincerà con la verifica degli edifici pubblici e «strategici», come le sedi amministrative, le scuole, le stazioni ferroviarie, le caserme, gli ospedali. Quante di queste costruzioni reggerebbero alle scosse sismiche provocate da un'eruzione? Avere una risposta significherebbe sapere su quali centri di assistenza potrebbe contare la popolazione costretta ad un eventuale esodo. -Per approntare le schede di vulnerabilità degli edifici — ha spiegato Giuseppe Luongo — chiederemo la collaborazione dell'università e degli ordini professionali. Ma mollo potranno fare, per aiutarci, i sindaci e gli uffici tecnici dei Comuni vesuviani». I diciotto centri interessati al «check-up» sono Portici, ercolano, Torre del Greco, San Giorgio a Cremano. Cercola, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana. Ottaviano, Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase, Trecase, San Giuseppe Vesuviano. Pollena. Sant'Anai stasia. Pompei. Torre An; nunziata. San Gennaro Vei suviano. Fulvio Milone

Persone citate: Enzo Boschi, Franco Barberi, Giuseppe Luongo, Torre An, Vesuviano, Vito Lattanzio