lotti: più soldi al super laboratorio di Bruno Ghibaudi
lotti: più soldi al super laboratorio Il presidente della Camera sotto il Gran Sasso dove si studia la fusione a freddo lotti: più soldi al super laboratorio «Presto 160 miliardi per aprire due nuove caverne di ricerca» -1 primi esperimenti confermano l'importanza della scoperta americana - I 1400 metri di roccia bloccano ogni radiazione e garantiscono il «silenzio cosmico» dal nostro inviato L'AQUILA — Nelle viscere del Gran Sasso, in un dedalo di gallerie scavate a fianco del traforo autostradale e lunghe 8 km. opera il laboratorio sotterraneo di fisica nucleare più straordinario del mondo. 11400 metri di roccia che lo sovrastano gli assicurano un «silenzio cosmico» pressoché assoluto: filtrando le particelle cosmiche e lasciando passare solo le più penetranti iche però sono anche le più rare), consentono agli st rumentl scientifici di misurare gli eventi con una precisione impossibile in superficie. Nelle tre caverne principali, alte una ventina di metri e lunghe un centinaio, si stanno preparando importanti -trappole» per i neutrini, le particelle che dovrebbero fornire informazioni »di prima mano» sull'origine e sull'evoluzione dell'universo. Fino ad un paio di settimane fa c'erano soltanto i fisici e i tecnici che stanno ultimando i preparativi per queste ricerche. Da qualche giorno ci sono anche tre gruppi di ricercatori impegnati a ripete¬ re gli esperimenti sulla fusione fredda già effettuati da Steven Jones negli Stati Uniti e da Scaramuzzi all'Enea di Frascati e in altri laboratori dell'INFN. Gli scopi sono più d'uno. Innanzitutto effettuare misurazioni più sicure e più precise dei prodotti della reazione, perché non disturbate dalla radiazione di fondo, emessi negli esperimenti per valutare un'eventuale influenza dell'ambiente. E in secondo luogo inserire quelle varianti di sperimentazione che possono aiutare a comprendere metrho il meccanismo della reazione. Ieri i Laboratori del Gran Sasso sono stati visitati dal presidente della Camera Nilde lotti, accompagnata dal ministro per la Ricerca scientifica Antonio Ruberti e dal presidente dell'INFN Nicola Cabibbo. Ma l'attività dei gruppi impegnati nelle prove non si è fermata. I tre illustri ospiti, seguiti da circa duecento persone, si sono intrattenuti a lungo con i ricercatori, nei due piccoli prefabbricati allestiti a tempo di record nei giorni scorsi per avviare rapidamente le prove. La presidente della Camera ha ricordato che 11 giorno prima a Montecitorio era stata approvata la legge che istituisce il nuovo ministero dell'Università e della ricerca. Il testo dovrà ancora essere valutato dal Senato, ma «la sua approvazione definitiva è ormai vicina-. La lotti ha pure ricordato che appare prossima anche l'approvazione della legge che stanzia altri 160 miliardi per il completamento delle opere al Gran Sasso. Con essi saranno avviati i lavori per realizzare altre due grandi gallerie per nuovi laboratori e una terza da usare come accesso autonomo (attualmente si accede attraverso una delle gallerie autostradali). Sulla realtà della fusione fredda sembrano ormai tutti d'accordo: i risultati sperimentali continuano a rivelare che dalla reazione deutone-deutone nel reticolo di un metallo (titanio, palladio o altri) si ottiene elio 3 più un neutrone. -Si tratta di fusione fredda, e non potrebbe essere diversamente — afferma il prof. Claudio Villi, ex presidente dell'INFN e direttore del Laboratorio Mondiale di Fisica di Trieste —. Sono pieno di curiosità di fronte a questa grande scoperta. Un fenomeno grandioso, ancora più rilevante perché ottenuta in un piccolo laboratorio, con lina ricerca a livello d'uomo-, E lo ripete anche Nicola Cabibbo, per il quale l'esperimento di Scaramuzzi -ha dimostrato l'effettiva esistenza del nuovo fenomeno fisico-. Fiducia ma anche prudenza, naturalmente. Il meccanismo che determina la reazione è ancora oscuro. E soprattutto resta ancora da stabilire se da una reazione di questo genere, opportunamente amplificata e potenziata, sarà possibile estrarre energia pulita in quantità sufficiente oppure se questo settore di ricerca si limiterà a produrre soltanto conoscenze, affascinanti e inattese ma destinate a non avere conseguenze utili all'esterno. Su un punto gli scienziati accorsi ieri al Gran Sasso da tuutta l'Italia sembrano convinti: ad innescare la reazione è una condizione di instabilità che per adesso è stata raggiunta con l'elettrolisi e con le variazioni criogeniche di temperatura ma che può essere ottenuta anche con altri accorgimenti. In quanto alle «spie» della fusione, quasi sicuramente non si tratta soltanto di neutroni ma anche di raggi gamma e di altre emissioni. Alcuni esperimenti sono stati avviati già da alcuni giorni. Altri lo saranno al più presto. I risultati incominciano ad arrivare, e sono positivi. In un piccolo prefabbricato Francesco Celani e Franco Fabri, dell'INFN di Frascati, ripetono l'esperimento di Jones (ma si occuperanno anche di quella di Fleischmann) in un'ampia serie di varianti, ma soprattutto con una batteria di rivelatori differenziati per mettere in evidenza non soltanto i neutroni ma anche i raggi gamma e altri prodotti della reazione. Lo stesso si sta facendo in un altro prefabbricato, ad una trentina di metri: alcuni fisici dell'INFN di Bologna (Bertin, Vitale. Piccinini e Moroni) ripetono l'esperimento di Jones, monitorandolo però con rivelatori molto sensibili che riescono a discriminare i neutroni dalle altre particelle. Un terzo gruppo dell'INFN di Milano (Fiorini, Bellotti e Bianchi) inlzierà al più presto una serie di indagini di tipo elettrolitico. La fisica teorica aiuta a comprendere che cosa avviene nel reticolo del titanio e del palladio? «/I reticolo del titanio consente un assorbimento abnorme di deuterio, che però ha un nucleo anomalo, molto grande — dice Claudio Villi —. Non credo che la fisica teorica sia oggi in grado di spiegare le ragioni di questo assorbimento abnorme di deuterio. I mezzi li avrebbe ma fino ad oggi non ha affrontato il problema. L'interazione fra il reticolo e la perturbazione indotta da questo assorbimento provoca nel cast di elettroni liberi fra le maglie del metallo, si formano forse delle fluttuazioni di instabilità. Credo che le interazioni siano elettromagnetiche non lineari. Possono perciò formarsi grappoli di elettroni che schermano le cariche dei deutoni, favorendo la fusione-. Bruno Ghibaudi
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