Due verità per il giallo all'Acna di Vincenzo Tessandori

Due verità per il giallo all'Acna Scambi di accuse fra azienda e ambientalisti sul guasto al depuratore Due verità per il giallo all'Acna Gli ecologisti confermano: «Sono stati gli operai della ditta a staccare il tubo della pompa» - Il direttore dello stabilimento: «Quella notte c'erano alcuni estranei nei pressi dell'impianto» - Appello a Roma: «Intervenga Ruffolo» DAL NOSTRO INVIATO CENGIO — L'ultimo comunicato stretto in pugno, Renzo Fontana, 25 anni, di Gorzegno, giornalista, dice: 'Li ho visti io, l'altra notte, e con me li hanno visti altri, mentre tiravano su il tubo della pompa. Certo, non potrei riconoscerli, ma erano sotto al lampione, oltre il muro di cinta dell'Acna, e avevano il casco giallo, che usano quelli dell'Acna-. Con altri otto è stato denunciato dalla direzione dell'Acna, per «violazione di domicilio e manomissione-. Sarebbe stato fra coloro che avrebbero manomesso il depuratore. Ma anche ieri notte, con altri dell'Associazione Rinascita Valle Bormida è rimasto a -stringere d'assedio la fabbrica-. Nel suo ufficio stile Anni Trenta, Antonio Vigano, responsabile dello stabilimento e capo del personale, afferma: -Chi toglieva il tubo pescante dal pozzetto non credo sia stato risto. Ma sono state viste alcune persone passare attraverso il terreno di proprietà dallo stabilimento e, subito dopo, si è scoperto che quel tubo era stato tolto-. L'Acna, dice, ha fatto il possibile per evitare inquinamenti. E indica i pannelli dove sono segnati i muri in cemento che dovrebbero bloccare la fuoriuscita di percolato, quel liquame marrone che. invece, pare impossibile bloccare. Ieri, da un bocchettone nel muro di cinta, uno scroscio di acqua nauseabonda si gettava nel fiume. -Ma e depurata-, assicurano in fabbrica. E' accaduto che, dopo giorni di tregua carichi di tensione, l'altra notte è stato lanciato un allarme -dall'interno dell'Acna-, dicono gli ambientalisti. Si avvertiva che il liquame, superate non si sa come le barriere, finiva nel Bormida. Immediato tamtam e alla fabbrica sono accorsi, forse, in cento, per fare prelievi, per controllare. «Con noi c'è tutta la vallata, fino ad Alessandria, 150 mila persone', dicono gli assediane 'E temiamo per quei 30 milioni di metri cubi di scorie sepolte-. La faida della valle, dunque, si combatte anche con la carta bollata. Fra minacce e intimidazioni, fra accuse e sospetti. L'altra notte qualcuno, in auto, avrebbe tentato di investire Marino Trincherò e Marco Crema, due ambientalisti che partecipano all'«assedio». 'Abbiamo preso il numero di targa e denunciato il fatto ai carabinieri-, sostiene Trincherò. Ma anche i carabinieri sono accusati dagli ambientalisti per l'atteggiamento tenuto in quella notte. Qualcuno, poi, ha tagliato i pneumatici di una trentina di auto fra quelle parcheggiate sul greto del Bormida, scelte per la targa «straniera»: Cuneo o Alessandria. Danni, si dice, per dieci milioni. E poi, accusano gli ambientalisti, «ogni due settimane, di notte a Cortemilia vengono scari¬ cate dozzine di pesci vivi per dimostrare che l'acqua è pura. Ma quei pesci muoiono dopo pochi giorni e l'inganno si ripete». All'Acna, uno stabilimento chimico del gruppo Montedison che produce intermedi per coloranti, lavorano in 700 e altri 500 sono impiegati nella zona. La chiusura, temuta o auspicata, a seconda del punto di vista, qui a Cengio viene considerata una catastrofe e la gente non ha voluto togliere gli striscioni che, due mesi orsono, accolsero un corteo di ambientalisti: 'Noi crediamo alla piena compatibilità fra sviluppo e ambiente-, dice il primo, nella piazzetta della stazione, e un altro: -Respingiamo sdegitati la vostra provocatoria manifestazione-. I fatti dell'altro giorno non sono casuali e nascondono un gioco molto duro. -E' una specie di guerra, ormai. E non sembrano esserci possibilità di armistizio-, dice il pretore Giuseppe Tagnino, di Cairo Montenotte. Toccherà a luì decidere su denunce ed esposti. 'Aspetto il rapporto dei carabinieri. Il fatto è che gli schieramenti sono troppo distanti per credere a una soluzione semplice: da una parte c'è chi vuole lo stabilimento chiuso a tutti i costi, dall'altra chi lo vuole aperto. E gli uni e gli altri si battono come se davvero fossero in guerra. E c'è chi, su queste cose, ci specula-. Sabotaggio o che cos'altro? Pino Congiu, segretario provinciale dei chimici Uil, non ha dubbi: è sabotaggio. Ispirato 'da un'ala estremista che considera il problema dell'inquinamento in termini di chiusura della fabbrica. E'stata un'azione premeditata e i motivi sono politici, non scientifici-. E consumato proprio nel giorno in cui al ministero dell'ambiente, a Roma, era in programma un incontro del comitato Stato-Regioni: in discussione il documento del presidente, prof. Rolle, che poteva essere la base per arrivare a una soluzione del nodo. Ma si va oltre, nei sospetti: si ricorda il negoziato fra Enimont e Montedison, una trattativa da 2500 miliardi, e si sottolinea come uno stabilimento chiuso valga meno di uno in funzione. Guido Bonino, presidente socialista della provincia di Savona, ricorda come si debba scegliere fra la chiusura dello stabilimento di Manfredonia e quello di Cengio. 'Qui avvengono patteggiamenti che non riesco a capire». Si è vissuta una giornata carica di tensione, ieri. Incontri in Comune, a Cengio, fra gli amministratori locali e politici. Da Roma è arrivato il capitano Lombardo, dei carabinieri dej Noe, Nucleo Operativi ecologici. E anche lui indaga. "Ma ritengo indispensabile che il ministro Ruffolo venga qui per discutere la situazione-, dice Andrea Dotta, presidente della Sesta Usi. L'«assedio» continua. Vincenzo Tessandori

Persone citate: Andrea Dotta, Antonio Vigano, Guido Bonino, Marco Crema, Pino Congiu, Renzo Fontana, Rolle, Ruffolo