Sarà Parigi la vera capitale dell'Europa di Bruno Gianotti

Sarà Parigi la vera capitale dell'Europa Uno studio presentato dalla Fondazione Agnelli Sarà Parigi la vera capitale dell'Europa In Italia solo Roma e Milano potrebbero aspirare al primo posto TORINO — Parigi sarà la vera metropoli europea del Duemila. Più di Londra, che ne contrasta la grandeur grazie alla potenza della sua piazza finanziaria. La capitale del regno britannico sembra pero destinata a pagare due pesanti handicap: ■Il deterioramento dell'industria e l'invecchiamento della citta, entrambi decisivi nel confronto con una Parigi dinamica, con enormi capacità di trasformazione: prevede Sergio Conti, ricercatore dell'università torinese che ha curato, insieme con il collega Giorgio Spinano, un confronto sulle strutture urbane europee. Il lavoro, presentato al seminario della Fondazione Agnelli -Effetto città. Sistemi di urbani ed innovazione: prospettive per l'Europa alle soglie degli Anni Novanta-, disegna la mappa delle citta in grado di rinnovarsi, di competere con successo secondo le nuove regole del gioco europeo. Il loro futuro, spiega Marcello Pacini, direttore della fondazione, -e legato alla capacita di attrarre investimenti, valorizzare le energie locali per la produzione di risorse rare come il sapere o la qualità urbana, agganciarsi ai nuovi circuiti della telecomunicazione, dell'educazione, della tecnologia e della finanza-. Londra e Parigi, nella ricerca di Conti e Spinano, sono prima di tutto citta direzionali, vale a dire capitali dove sono concentrate le leve di comando dello Stato, dell'economia. dell'industria e della finanza. A un livello inferiore sono Bruxelles. Amsterdam. Roma e Copenhagen, citta di uffici, ricche potere direzionale, ma poco dinamiche, con opportunità limitate in fatto di innovazione. Sul terzo gradino ecco Milano, con Francoforte. Dublino. Lussemburgo, Monaco. Dusseldorf e Amburgo: le «medie citta europee-, legate in modo diverso a industria e uffici, spesso con grandi squilibri fra la regione e l'area metropolitana (e il caso di Milano. Dublino t Monaco). Infine la galassia dello citta come Torino. Stoccarda. Lione. Bologna. Essen. Marsiglia. Genova. Napoli. Lille. Birmingham, Edimburgo o Rotterdam. Tutte con specializzazioni particolari: industria, attività portuali, terziario. Alcune in crisi, altre con grandi possibilità di trasformazione. La ricerca non ha soltanto fotografato la situazione. Ha collezionato tutti i connotati di 29 citta: 48 indicatori che vanno dalla presenza di sedi centrali di grandi società, banche, assicurazioni intemazionali, università, biblioteche, distretti tecnologici. Il risultato è una classifica delle concorrenti al titolo di città europea ideale. Chi vincerà? -Non c'e dubbio: l'arca intorno al Reno sarà il terreno più fertile-, risponde Sergio Conti. Monaco. Norimberga, Dusseldorf. Colonia, Strasburgo e Hannover sono già favorite perché in -trasformazione tecnologi- | ca e industriale positiva^. Stanno cambiando in meglio, sono «complete», offro- no cioè industria avanzata, buona qualità della '/ita e fitta rete di collegamenti. Le profezie di oggi dicono che diventeranno ancora più vive e stimolanti, ricche di opportunità e di cultura. Tonno e Stoccarda, che sono anch'esse in fase positiva, partono sfavorite: sono •pure», hanno grandi capacità industriali e possono produrre moltissimo, ma non riescono ad attirare attività di direzione, economiche e amministrative. Per il momento restano «europee- soltanto in parte, a meta strada fra l'elite germanica e le grandi province: Bologna. Bordeaux. Tolosa. Grenoble. Lione, Bochum. Dortmund, città «incomplete». Nella corsa alla miglior citta del futuro, la G°rmania parte dunque favorita, davanti alla Francia, che stenta a vitalizzare le sue zone depresse sulle rive dell'Atlantico. L'Italia ha qualche chance al Nord. Per Gran Bretagna e Paesi Bassi si teme un declino storico Nelle zone basse dell'ideale graduatoria compaiono in.'atti le città-uffici e i grandi porti: L'Aia. Utrecht, Rotterdam. Liegi, Dublino, Genova, Anversa e Marsiglia. Fanalini di coda, le citta in crisi: Napoli. Edimburgo. Glasgow, Manchester. Lille, che non hanno un valido supporto dell'industria; Birmingham. Bristol. Nantes e Nancy, dove l'industria e tecnologicamente arretrata. Citta che rischiano di pagare a caro prezzo l'emarginazione geografica e tecnologica, perché, chiarisce Conti, -lo sviluppo razionale si fonda su due criteri: il "colloquio"stretto della società con le attività di direzione, industria, ricerca e la presenza nei punti strategici delle reti internazionali di creazione e di conoscenza-. In altre parole: la nuova metropoli europea deve essere pacifica e saper parlare molte lingue- nasce re dal dialogo fra tutti i poteri, pubblici e privati, in modo da non creare tensioni sociali e progettare senza intralci. Prima il suo interno, poi i collegamenti con i mercati internazionali. Bruno Gianotti

Persone citate: Giorgio Spinano, Marcello Pacini, Sergio Conti