Ora la fusione fredda chiede soldi di Bruno Ghibaudi

Ora la fusione fredda chiede soldi Il presidente dell'Enea a De Mita: «Non onorificenze, ma finanziamenti» Ora la fusione fredda chiede soldi Colombo: «Per P89 ci spettano 700 miliardi, ma non sono ancora stati erogati» ■ Scaramuzzi: «Lo Stato autorizza solo le spese obbligatorie» - «Se avessimo seguito i regolamenti non avremmo potuto fare l'esperimento di Frascati» ROMA — -Non chiediamo onorificenze, solo finanziamenti-. Umberto Colombo, nell'uscire ieri mattina dallo studio di De Mita, è stato esplicito: l'entusiasmo per i risultati dei giorni scorsi non deve far dimenticare la realtà, che per l'Enea è assurda. Con Franco Scaramuzzi aveva appena illustrato al presidente del Consiglio i risultati e le prospettive dell'esperimento di Frascati sulla fusione nucleare fredda. Risultati ancora più importanti perché confermati poche ore prima dagli altri esperimenti compiuti a Genova e al Gran Sasso: la fusione fredda è una realtà indiscutibile e la ricerca italiana ha indicato al mondo intero una nuova strada sperimentale. Nello stesso tempo Colombo aveva però ribadito che l'Enea ha le mani legate dalle lungaggini e dalle vischiosità della burocrazia. -Da gennaio stiamo andando avanti con i residui di cassa dell'anno scorso, mese per mese, spendendo soltanto per gli oneri fissi e indifferibili. E questo accade perché i finanziamenti per il 1989, circa 700 miliardi esplicitamente previsti dalla legge finanziaria, non sono ancora stati erogati'. A De Mita il presidente dell'Enea ha ripetuto quanto aveva già detto L'altro ieri nell'audizione alla Camera e nell'incontro con il presidente del Senato Spadolini. - Vogliamo continuare la ricerca per consolidare il vantaggio conseguito. Ma non potremo certo farlo senza mezzi adeguati. Quest'anno la situazione è ancora più pesante a causa delle gravi difficoltà che la demagogia energetica ci ha procurato-. Scaramuzzi conferma la gravità di una situazione che non ha uguali al mondo: -Se l'Enea avesse dovuto attenersi alla logica dei regolamenti burocratici che lo Stato impone ai suoi enti, i nostri esperimenti non avrebbero potuto essere autorizzali, proprio perché non sarebbero rientrali fra le spese obbligatorie e indifferibili-. Per l'onorevole Franco Colucci, psi, che ieri mattina aveva presentato al capo del governo un'interrogazione per sapere «come mai l'Enea, che con i suoi esperimenti ha ottenuto un risultato di rilevanza mondiale e che colloca l'Italia ai vertici dì questa ricerca, non abbia ancora ricevuto il finanziamento per il 1989 e sia costretta a gestire il suo bilancio per dodicesimi-, quanto accade ha dell'incredibile: l'Enea ha ottenuto un successo formidabile ma non ha un soldo da spendere per la ricerca. Il parlamentare parla di -negligenza e di latitanza da parte dello Stato- e chiede a De Mita di intervenire immediatamente ed eventualmente di promuovere altre azioni a sostegno dell'Enea. In mattinata la direzione del psi aveva già ricordato che sebbene sia ancora prematuro parlare di applicazioni pratiche, le nuove ricerche sono di eccezionale portata e che gli sviluppi più promet- tenti sono proprio quelli che provengono dall'Italia. -Abbiamo sempre sostenuto che la sospensione del programma nucleare non doveva significare una scelta contro il progresso scientifico e tecnologico né contro l'energia nucleare — rivendica il psi —. La fusione è il nucleare pulito e sicuro su cui si deve puntare. Abbiamo appoggiato una massiccia riconversione dell'Enea verso la fusione, come indirizzo di ricerca prioritaria. E tali sono state le direttive programmatiche impartite dal ministro per la Ricerca Ruberti e attuata dal presidente dell'Enea Colombo-. Un'altra iniziativa a sostegno dell'Enea e delle sue ricerche è stata avviata ieri dal ministro dell'Industria Adolfo Battaglia. In una lettera a Filippo Maria Pandolfi, vicepresidente della Commissione Cee, ha sollecitato un coordinamento delle ricerche a livello europeo. -L'Europa destina importanti risorse a sostegno dei programmi di ricerca nel settore della fusione calda — ricorda Battaglia —. Penso quindi sia giusto che fin dalla fase iniziale di questo nuovo e affascinante capitolo della ricerca la Commissione si faccia promotrice di un'attiva cooperazione comunitaria, varando un programma adeguatamente finanziato-. Un ennesimo invito alla cautela, circa le prospettive energetiche del nuovo metodo di fusione, viene da Fabio Pistella, direttore generale dell'Enea: -Non sappiamo nemmeno se cambierà qualcosa, figuriamoci se possiamo prevedere come e quando potrebbe accadere. Per stabilire se l'energia estraibile dal sistema è superiore a quella spesa in tutte le sue parti sarà necessario trovare risposte chiare e soddisfacenti a numerosi e complessi quesiti. Per saperlo con certezza ci vorranno alcuni decenni. Nel frattempo sarebbe assolutamente inopportuno modificare i programmi internazionali già in corso sulla fusione calda-. Bruno Ghibaudi

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